«Ho detto no al Cavaliere» di Alain Elkann

II mago degli spot onorevole mancato Il creativo: Toscani non è un rivale, lui vende magliette «Ho detto no al Cavaliere» II mago degli spot onorevole mancato GAVINO SANNA GAVINO Sanna è nell'ufficio della sua nuova agenzia pubblicitaria milanese Sanna e Biasi. Le pareti sono ricoperte da caricature dello stesso Sanna eseguite dai più famosi caricaturisti del mondo: da Garretto a David Levine, da Valter Molino a Kruger. Sanna ammette di avere, oltre alle caricature, la pasone per le cravatte, ne ha più di 'quemila, e per piccoli orologi da Di .so, soprattutto americani. Perché Sanna porta ancora i capelli lunghi tagliati alla paggetto? «E' un gesto di ribellione verso i miei genitori che mi costringevano ad avere i capelli tagliati a spazzola quando ero bambino. Sono stato il primo capellone della Sardegna». Chi è lei Gavino Sanna? «Sono uno che ha scelto di fare il pubblicitario da più di trent'anni perché so fare questo mestiere al meglio». Quali sono i suoi talenti? «Il pubblicitario deve vendere qualcosa. Dobbiamo far spostare scatole di prodotti dagli scaffali dei supermercati nelle borse della spesa dei consumatori». Come ebbe l'idea di trasformare Paul Newman in Babbo Natale? «La grande idea arriva quando arriva. Il resto è pubblicità. Non so se Paul Newman in Babbo Natale è stata una grande idea». Cosa pensa della macchina pubblicitaria di Forza Italia? «E' una macchina formidabile agli occhi della gente. Lui ha inventato il mondo della televisione privata e si è reso conto subito del suo potere. Le critiche verso di lui si sono fermate a persone troppo specialistiche di una élite. La maggior parte degli italiani ama Berlusconi truccato e con le cornici di argentone nel sottofondo come appare in televisione. Credo che ci sia una differenza sostanziale tra la campagna di Berlusconi e quella dei progressisti. Uno ha fatto una campagna pubblicitaria, gli altri una campagna di propaganda. La gente non ha creduto a un'Italia triste e senza speranza come la dipinge la propaganda mentre Berlusconi ha proposto un'immagine con un futuro e una ripresa. Anche lo slogan "Nuovo miracolo italiano" ha fatto presa». La gente preferisce la pubblicità alla realtà? «Molte volte se la pubblicità non ha secondi fini, se non quello di vendere, la gente ci crede. C'è una sottile intesa tra lo spettatore e chi comunica». Crede nella politica come nella pubblicità? «La pubblicità è stata una figlia povera della politica. La politica ricorreva alla pubblicità solo per salvare politici ormai malati e in fin di carriera. Io invece lavorai in America per la campagna elettorale di Nixon e devo dire che laggiù la pubblicità è adoperata molto bene. Quando Berlusconi si è presentato ed è diventato un candidato la gente lo ha votato perché si è mostrato semplice, come uno di loro». Lei oggi vorrebbe lavorare con Berlusconi o trovare il modo di rinforzare la sinistra? «Sono stato contattato da Berlusconi, mi hanno chiesto di presentarmi come candidato di Forza Italia in Sardegna. Ma io preferisco fare il mio mestiere con passione. Penso che però l'Italia ha bisogno di un nuovo "lifting" morale. In Italia c'è stata una grande pigrizia da parte di chi aveva delle capacità. Io chiedo a chi ha una piccola idea di scendere in piazza e di manifestarsi in una sorta di movimento culturale per ritrovare i valori di cui il Paese ha bisogno. Noi oggi non siamo niente all'estero, non siamo mai stati così in basso. In passato brillò un po' la moda ma oggi nemmeno quella». Cosa trova di più fastidioso nella pubblicità di Oliviero Toscani? «Il confronto tra me e Oliviero Toscani è diventato ridicolo. La gente pensa che io sia una sorta di nemico pubblico numero uno di Toscani. Io guardo quello che fa Toscani con assoluto disinteresse. Fa una professione diversa dalla mia. Non è vero che fa il pubblicitario. Il suo problema è rivelare i mali del mondo. La denuncia non è un ruolo che appartiene alla pubblicità». Ma lui dice di non fare pubblicità. «Lui può dire quello che vuole. Può fare quello che vuole. Ma il suo fine è vendere le magliette di Benetton». Rimpiange il suo rapporto con Pietro Barilla? «Sì. E' stata la persona più straordinaria che ho conosciuto. Lo chiamavo signor Pietro, lui voleva che io lo chiamassi Pietro, lo ho dato tutto me stesso per cercare di raccontare lui e la sua famiglia. Abbiamo lavorato insieme oltre dieci anni». Cosa le piace fare, oltre alla pubblicità? «Non ho grandi passioni, leggo molti saggi, mi danno fastidio le novelle e la poesia. Ho una nicchia di interesse molto privata che è la musica country americana, anche se in Italia mi sento molto solo in questa passione. La mia prima moglie era americana, di Dallas, ed era una compagna di scuola di Elvis Presley, che ho conosciuto a casa sua a Memphys». Lei ha una passione per l'America? «Sì. E' una grande passione. Ci vado molto spesso. Oltre alla Sardegna la considero la mia patria. Mi dà la carica andare in America e ho lasciato lì grandi interessi». Secondo lei, la pubblicità è in crisi? «No, lo è il mercato. C'è paura di investire; cosa che è in realtà molto poco costruttiva. Credo che nei momenti difficili invece la pubblicità possa aiutare un'industria a vendere i suoi prodotti. Sarebbe meglio avere però un Paese un po' ben governato». Com'è la sua vita privata? «Noiosissima. Vivo di lavoro. Uno dei miei sogni è ritirarmi in Sardegna e leggere tutti i mezzi libri che ho lasciato per strada. Per fortuna soffro d'insonnia, dormo solo tre ore per notte e quindi ho più tempo degli altri ;i disposizione». Alain Elkann Gavino Sanna è uno dei creativi più quotati in Italia Con gli spot Barilla ha proposto il filone dei buoni sentimenti come carta vincente nella pubblicità