A Gerusalemme scatta l'«allarme Italia » di Aldo Baquis

Il vice di Peres: attenti ad An e alla Pivetti «antisemita», anche se Berlusconi è nostro amico Il vice di Peres: attenti ad An e alla Pivetti «antisemita», anche se Berlusconi è nostro amico A Gerusalemme scatta ^«allarme Italia » Delors: l'Europa deve vigilare TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il volto della Seconda Repubblica italiana disturba Israele. «Irene rivetti è una giovane donna che ha avuto in passato espressioni antisemite - ha detto il viceministro degli Esteri Yossi Beilin -. D'altra parte la presenza di tre ministri ritenuti neofascisti è per noi molto problematica». Nei prossimi giorni il ministero degli Esteri di Gerusalemme cercherà di trovare una soluzione al «dilemma italiano»: in quale modo avviare rapporti amichevoli con un governo considerato più ben disposto verso lo Stato ebraico di quelli che lo hanno preceduto, senza però esporre Israele al rischio di essere tacciato di acquiescenza verso la presenza di ministri di estrema destra in un governo occidentale. La decisione potrebbe essere rinviata di qualche giorno per consentire al nostro ministro degli Esteri Antonio Martino di giungere in Israele e illustrare così in prima persona la politica del nuovo esecutivo italiano. Anche se la notizia di una sua visita in tempi brevi non è stata confermata ufficialmente. «Il problema principale che io vedo in questo momento - ha detto Beilin - è l'elezione del presidente della Camera, una giovane donna che ha avuto in passato espressioni antisemite, a differenza dei ministri "neofascisti" (o che così sono definiti) che non hanno avuto un comportamento antisemita». Più che per il partito di Gianfranco Fini, è evidente che in Israele c'è il timore che il «caso italiano» possa fare scuola in altri Paesi europei dove la destra è più radicale. Proprio ieri un grido d'allarme è venuto dall'Università di Tel Aviv, con un rapporto speciale da cui risulta che nel 1993 fenomeni crescenti di antisemitismo sono stati segnalati negli Usa, in Gran Bretagna, in Germania e in Francia. In un'intervista alla radio militare, Beilin ha detto ieri che per il momento Israele ha manifestato il suo disagio in tono minore: il premier Yitzhak Rabin, ha rivelato, si è astenuto dall'inviare a Berlusconi un telegramma di felicitazioni, e una delegazione israeliana di carattere culturale ha preferito rinviare una sua missione in Italia. Due scuole di pensiero si confrontano nel ministero degli Esteri israeliano. Riesumando dispute teologiche vecchie di duemila anni, Beilin ha detto di essere «dalla parte del rabbino Shammai», ossia fa- vorevole a una linea dura, «anche se non certo fino alla rottura delle relazioni diplomatiche». In serata Beilin è tornato sull'ar¬ gomento, alzando il tono della polemica: «Non dobbiamo dimenticare che per certi aspetti il fascismo anticipò il nazismo. Nel 1938 Beni¬ to Mussolini promulgò le leggi razziali, prima ancora dei tedeschi. Noi, come StL-o ebraico, dobbiamo avvertire l'opinione pubblica in¬ ternazionale che fenomeni del genere sono intollerabili». «Dobbiamo dunque adottare misure energiche verso l'Italia», ha concluso. Ma il vecchio Shammai doveva vedersela con un rabbino più prudente e articolato, di nome Hillel. In questo caso, il «rabbino Hillel» sembra essere il ministro degli esteri Shimon Peres che venerdì scorso - al ritorno da una lunga missione in America latina - ha dato l'impressione di non essere al corrente delle anticipazioni apparse sulla stampa italiana, secondo cui Israele aveva già deciso di «raffreddare» le relazioni con l'Italia. «Non abbiamo preso ancora nessuna decisione - aveva detto Peres all'aeroporto di Tel Aviv -. Studieremo la questione a fondo, non c'è niente che bruci...» Il ministro degli Esteri aveva inoltre lasciato intendere di non ritenere necessario per Israele intraprendere azioni dimostrative in ogni fronte e in ogni momento: «Non non siamo obbligati a rinnovare la nostra patente di "anti-razzisti" ogni mattina» aveva sibilato, a denti stretti. Sulla persona di Silvio Berlusconi, i pareri sono concordi. Lo stesso Beilin ha convenuto che «il suo governo sta facendo ogni sforzo per manifestare la sua amicizia verso Israele». «Durante un incontro con i presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche negli Usa - ha aggiunto - il ministro Martino ha anticipato che il suo si dimostrerà come il governo più filoisraeliano mai costituito in Italia». La stampa israeliana ha peraltro sottolineato con favore l'incontro tra Berlusconi e i rappresentanti del Centro Wiesenthal di Los Angeles in cui il premier italiano si è impegnato a fare il possibile per ottenere l'estradizione di Erich Priebke. Nel frattempo la polemica sulla politica da seguire verso il governo Berlusconi sta spaccando la piccola comunità degli ebrei di origine italiana. Il vicesindaco di Gerusalemme David Cassuto (vicino al Likud) ha definito «ridicole» le dichiarazioni di Beilin, ricordando che il governo italiano «è stato eletto in via democratica e pertanto è perfettamente sovrano». Ai ministri accusati di neofascismo, ha aggiunto, occorre dar tempo. Polemico invece il prof. Ariel Toaff, dell'Università ebraica Bar Ilan (Tel Aviv), secondo cui 0 governo costituito da Berlusconi «è il peggiore possibile per gli ebrei». Israele, a suo giudizio, dovrebbe reagire in maniera netta: «Mi chiedo solo perchè questa reazione tardi così tanto a venire. Si sarebbe dovuta avere già al primo giorno». Aldo Baquis