«Il D-Day non è finito» di Fabio GalvanoFoto Reuter

■■I ! Come cinquantanni fa, il maltempo minaccia le cerimonie dei Grandi e dei veterani «Il D-Day non è finito» Clinton e Elisabetta: la pace èfragile PORTSMOUTH DAL NOSTRO INVIATO La storia si ripete. Cinquant'anni fa il generale Eisenhower fu costretto dall'inclemente primavera inglese a rinviare di un giorno 10 sbarco in Normandia. E il maltempo - venti fortissimi, mare agitato, una pioggia sferzante nel giorno in cui anche il presidente americano Clinton entrava nell'orbita del D-Day - ha quasi spazzato le prime cerimonie con cui l'Inghilterra di oggi ricorda gli eroi di ieri, in un clima di composta esultanza ma anche di omaggio ai trentasettemila che caddero nella battaglia di Normandia. Come cinquant'anni fa, però, si aspetta un breve miglioramento: perlomeno l'assenza della pioggia, per le imponenti cerimonie di oggi, se non dei forti venti che nel pomeriggio potrebbero colpire la traversata. Ventimila veterani, convenuti a Portsmouth, non hanno però alcun dubbio. «Let's go», dicevano ieri ricalcando l'ordine di Eisenhower. Andiamo. Sono loro i veri protagonisti di questo anniversario. Anche se ieri molti riflettori erano puntati sui grandi, in una giornata avviatasi alla base aerea di Mildenhall, nel Suffolk, con l'arrivo di Clinton dall'Italia; e conclusasi a tarda sera nella Guildhall di Portsmouth, con la cena offerta dalla regina Elisabetta a cinquecento invitati fra i quali Clinton, che l'aveva già incontrata nel pomeriggio sullo yacht reale Britannia, 11 presidente francese Mitterrand, i re Harald di Norvegia e Alberto del Belgio, il principe Bernardo d'Olanda, il presidente polacco Walesa, il primo ministro australiano Keating e il neozelandese Bolger, insomma gli stessi che oggi, sul Britannia, raggiungeranno la costa francese. Accompagnato da John Major, che avrebbe successivamente avuto con lui una colazione di lavoro alla residenza di campagna dei Chequers, il presidente Clinton ha subito raggiunto il cimitero di guerra americano di Madingley, presso Cambridge, dove sono sepolti 3812 militari americani. «Vennero per difendere la libertà e la democrazia», ha detto Major, davanti a una folla di 15 mila persone: «Dobbiamo la nostra pace a coloro che onoriamo in questo weekend». Dopo un toccante ricordo pronunciato da Lloyd Bentsen, l'attuale segretario al Tesoro che cinquant'anni fa era comandante di un bombardiere, Clinton - visibilmente commosso - ha ricordato lo spirito indomito con cui l'Inghilterra aveva resistito a lungo, da sola, all'assalto nazista: «Gli inglesi ci diedero ispirazione - ha detto - e gli americani contraccambiarono offrendo speranza». In un clima di grande nostalgia - la banda militare ha anche suonato Moonlight Serenade, ricordando Glenn Miller che scomparve in aereo andando a un concerto per le truppe, e un solitario B29 ha volato a bassa quota dopo il saluto di una pattuglia di jet - Clinton ha aggiunto: «In quell'orrore la Gran Bretagna cercò aiuto a Ovest. E vennero gli Yanks, rafforzando uno dei più profondi legami nella storia. L'America profuse in Inghilterra armi e uomini, l'Inghilterra diede ai nostri ragazzi la sensazione che, dopo tutto, non erano lontani da casa. A ogni livello, Yanks e Brits lavorarono insieme come se fossero una sola famiglia». E' stato uno dei temi ricorrenti in questa giornata di comune nostalgia; e Clinton l'ha toccato di nuovo in serata, dopo il discorso di Elisabetta in cui la sovrana ha voluto ricordare - nelle parole di suo padre re Giorgio VI - quella che era stata «la prova suprema». «Abbiamo un grande debito verso coloro che si sacrificarono - ha detto Elisabetta -. Ma da allora abbiamo visto che la pace conquistata con la vittoria è fragile. Tocca a noi garantire una risposta alle preghiere di 50 anni fa, ridedicandoci alla creazione di un mondo in pace». Il suo discorso ha forse dato alle celebrazioni il tono che i veterani chiedevano: letizia, ma senza dimenticare chi non può essere oggi fra i settantenni pronti a risbarcare in Normandia. E se nel pomeriggio la pioggia ha costretto la principessa Margaret e i mille veterani invitati per l'occasione ad abbandonare le tende e il pantano del garden party, e rifugiarsi invece nei saloni della Southwick House che era ai tempi del D-Day il quartier generale di Eisenhower, il maltempo ha parzialmente graziato la grande parata militare del «Beating Retreat», che ha voluto simboleggiare davanti alla regina madre - 93 anni, anche lei una veterana che i soldati ricordano come «la regina della guerra» - la chiamata a raccolta delle truppe alleate prima della grande avventura. Portsmouth, Southsea, Southampton brillano in queste ore, nonostante il clima invernale, dell'entusiasmo delle vecchie glorie; e neppure il furto subito da un gruppo di veterani canadesi-i ladri hanno «svuotato» il loro pullman - ha guastato il clima della rimpatriata fra gli alleati di cinquant'anni fa. Fabio Galvano ! IHif ?|P^ liC Fi* IIII i A ii Clit ■■I o a e , e e o a i Due veterani inglesi alle cerimonie del D-Day sotto la pioggia [foto reuter] A sinistra Clinton commemora i morti americani nel cimitero Usa di Cambridge Nella foto sopra la regina Elisabetta [foto reuter]