Bovary Anni'90 film-capolavoro di Lietta Tornabuoni

«La valle del peccato» di De Oliveira «La valle del peccato» di De Oliveira Bovary Anni '90 film-capolavoro UN bellissimo film lirico, antiromanzesco, contemplativo, con in più altre due grandi bellezze. La prima è la protagonista Leonor Silveira, faccia chiara e ferma, occhi azzurri grandi, compostezza inquieta, andatura squilibrata dalla zoppìa («perché la bellezza deve avere un segno, anche Satana viene rappresentato come zoppo»), molto brava nel recitare il suo personaggio sempre di passaggio tra due amanti, due esistenze (vissuta e sognata), tra l'ordine voluto dagli uomini e l'anarchia del suo bisogno di sfuggire a quell'ordine come a una negazione di sé. La seconda grande bellezza è la Vale Abraao, la Valle Abramo, straordinario paesaggio settentrionale del Portogallo dove la vicenda è ambientata, luogo di nascita del regista. Manoel de Oliveira, grande maestro di cinema, ha adesso ottantasei anni. E nell'età vegliarda dirige uno dei più bei film mai visti, lungo tre ore, accompagnato dalla voce di un narratore invisibile e dalla musica di pianoforte di cinque diversi «Chiaro di luna» (di Beethoven, Schumann, Strauss, Debussy, Faure), rivisitazione di «Madame Bovary» di Gustave Flaubert realizzata seguendo un percorso strano, complesso. Il regista ha chiesto a una scrittrice portoghese, Augustina Bessa Luis, di scrivere un romanzo su quel romanzo, una variazione; la scrittrice ne ha fatto un saggio in forma romanzesca, con accenti femministi; dal libro di lei il regista ha ricavato il film che segue l'esemplare Emma Bo- Manoel de Oliv Manoel de Oliveira, 86 anni LA VALLE DEL PECCATO (Vale Abraao) di Manoel de Oliveira, con Leonor Silveira, Cecile Sanz de Alba, Luis Miguel Cintra, Rui de Carvalho Drammatico Portogallo/Francia/Svizzera, 1993 Cinema Charlie Chaplin 2 ra, 86 anni vary dai quindici ai trentacinque anni (con due attrici, Cecile Sanz de Alba e Leonor Silveira) in una visione attualizzata, collocata tra la fine dei Sessanta e l'inizio dei Novanta. La nuova Bovary resiste agli uomini, che sono il potere, con la forza della sua idea poetica del mondo; la poesia spinge Emma, sua vittima, a lottare contro la realtà inaccettabile. Tra gli uomini (padre, marito, amanti) troppo materiali e quasi animaleschi che la circondano, Emma aspira a non essere altro che poesia. E questo la uccide perché di colpo le vengono a mancare la realtà, la materia: «Accresceva la tensione della sua vita con la parvenza della sofferenza, degustava il male come una ghiottoneria, sopravviveva alle innumerevoli sconfitte subite dalle donne nei secoli». La visione modernissima di un'eroina che fa parte dell'immaginario romantico, di un personaggio proverbiale, è sostenuta dallo stile perfetto e personale di de Oliveira: che esprime a esempio la tensione erotica, sensuale, non con lo sfrenamento dei corpi ma in immagini sorprendenti come quella di un dito femminile che fruga e penetra il cuore d'una rosa rossa. Lietta Tornabuoni di Torino

Luoghi citati: Francia, Portogallo, Svizzera, Torino