Condannati i re della Milano da bere di Susanna Marzolla

^ Gli ex sindaci socialisti colpevoli di ricettazione e finanziamento illecito. A Resta (msi) 24 mesi ^ Gli ex sindaci socialisti colpevoli di ricettazione e finanziamento illecito. A Resta (msi) 24 mesi Condannati i re della Milano da bere Quattro anni a Tognoli, 4 e mezzo a Pillitteri ^ MILANO. Erano i sindaci della «Milano da bere» tutta moda, yuppies, pubblicità. Ma anche tangenti: e per questo Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri sono stati condannati, rispettivamente, a 4 anni e 4 anni e sei mesi di carcere. Non solo: interdetti per 5 anni dai pubblici uffici, dovranno versare 250 milioni ciascuno al Comune di Milano per risarcirlo dei «danni morali» subiti. La sentenza contro i due ex sindaci, entrambi del psi, è stata emessa ieri al termine del processo per le tangenti pagate all'Aem (azienda energetica municipale) di Milano e ad altri enti pubblici. Nello stesso processo è stato condannato, a due anni, anche Giuseppe Resta, ex parlamentare del msi (l'inchiesta di Milano non ha risparmiato proprio nessun partito). I reati sono i «soliti»: ricettazione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti. La storia nient'affatto originale: gli imprenditori pagavano, i funzionari degli enti incassavano e poi versavano ai politici. Così Mario Chiesa, ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, ha raccontato di aver portato 500 milioni a Tognoli; così Augusto Scacchi, che dell'Aem era direttore generale, ha «contribuito» per 300 milioni a Pillitteri e 350 a Tognoli; così altri, come Sergio Redaelli (500 milioni a Pillitteri). E anche le «piccole spese» venivano coperte con le tangenti, come quei 24 milioni che Matteo Carriera, ex presidente dell'Ipab (l'ente comunale di assistenza), dice di aver versato a Tognoli, in francobolli, per la campagna elettorale. Di fronte alla logica dei numeri milionari, a poco è servita la difesa dei due ex sindaci che, prima, hanno negato le accuse dicendn in sostanza: «Sapevamo che si pacavano tangenti, ma noi non abbiamo visto nemmeno una lira». Poi, ieri nelle dichiarazioni finali, hanno tentato una difesa in tono vittimistico-politico. Tognoli: «Respingo con tutte le mie forze le accuse e respingo il giudizio negativo sul mio operato. Milano è stata trasformata da una città prostrata a una città vivibile. Abbiamo lavorato per rianimarla, anche sotto la minaccia del terrorismo. Tutto questo non può essere cancellato da giudizi sommari». Pillitteri: «Ho cercato di ricostruire quanto accaduto a me ed altri in questi anni, per farne un film; mi sono accorto che la realtà supera di gran lunga la fantasia. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, ma non voglio neppure accollarmene altre. Non è vero che oggi Milano è una città demolita... attenzione ai nuovi luccicanti, che sono solo il vecchio travestito». Con queste parole i due ex sindaci hanno lasciato i giudici, prima della camera di consiglio. Ma il tribunale ne aveva sentite anche altre, di parole: quelle del pubblico ministero, Gherardo Colombo, che ha tracciato un ritratto impietoso dell'amministrazione di Milano, del sistema che si era creato. E ha chiesto per Tognoli (quattro anni e sei mesi) e per Pillitteri (quattro anni e otto mesi) una condanna accolta praticamente in toto dai giudici. Era il 1976, quasi vent'anni fa, quando Tognoli diventa sindaco: è ancora l'epoca delle «giunte rosse», di Milano città operaia. Si trasforma la città, si trasforma la politica: arrivano i luccicanti Anni 80, con Bettino Craxi sempre più saldo al timo- ne del suo partito; e sotto i lustrini il sistema del finanziamento occulto che ha qui il suo cuore e il suo filosofo. Quell'Antonio Natali, presidente della Metropolitana, arrestato ma poi salvato da una provvida elezione a parlamentare. E così gli scandali non intaccano l'immagine di «Milano da bere», neanche quella storia delle «aree d'oro» di Salvatore Ligresti (i nomi, poi, son sempre quelli...) che porta soltanto a un cambio della guardia tra Tognoli, destinato a posti da ministro, e Pillitteri, che a Craxi è legato anche da vincoli familiari. «Il co¬ gnato» guida Milano, in un alternarsi di pentapartito e traballanti giunte «rosso-verdi» fino al dicembre '91. Vigilia di Tangentopoli; prime scosse del terremoto. E sono proprio gli ex sindaci che segnano il passaggio da un'inchiesta giudiziaria tutto sommato locale e limitata (il «mariuolo» Mario Chiesa e poco più) allo sconvolgimento dell'intero sistema. Quando, maggio '92, partono gli avvisi a Tognoli e Pillitteri è ormai chiaro che si arriverà ben più in alto del «mariuolo». Susanna Marzolla A lato l'ex ministro ed ex sindaco di Milano Carlo Tognoli A sinistra Paolo Pillitteri