Bill e Silvio, i nuovi re di Roma

Bill e Silvio, i nuovi re di Romei Bill e Silvio, i nuovi re di Romei Viaggio nella memoria da Nettuno ai Fori quale si chiedevano anche emozioni, oltre che giudizi, di cui non poteva essere portatore. E infatti è stato vissuto dai romani (distrutti e furiosi per lo stato di priginieri politici in cui vengono ricacciati in queste circostanze) come un gran giovanottone dalle gambone un po' pelose, con una bella moglie che lo fa rigare dritto, e che è costretto, per istituto, a rappresentare una nazione come gli Stati Uniti d'America che in fatto di democrazia è molto più antica dell'Italia. E Roma ieri rappresentava un'Italia sincera, non si può certo dire volgare, ma ristretta nell'immagi¬ da provincia interna e depressa del suo Paese, nato dopo la fine della seconda guerra mondiale; che abbia avuto un incontro tempestoso con un papa polacco (che ha sofferto personalmente nazismo e comunismo) e sia stato richiesto di certificare la legittimità di un governo guidato da un italiano appena approdato alla politica, che viene dal profondo Nord e dall'imprenditoria televisiva. Per quanto Roma sia il più elastico e indifferente contenitore di rimescolamenti storici, bisogna dire che questa visita di Clinton è stata molto meno scontata delle sue prevedibili sezioni mondane, dei suoi ne di un Paese che, vuoi o non vuoi, sta lì a chiedere legittimazione, approvazione, autorizzazione, simpatia, comprensione. Era una Roma francamente bella e squinternata, fatta a pezzi e disposta sui vassoi dei rinfreschi, inginocchiata e imbanderillata di bandierine come un toro. D'altra parte Roma in queste giornate ha avuto due re, entrambi lontani per geografia e identità: Bill il giovane, con le insegne del suo grande Paese, e Silvio il lombardo, anche lui con le sue nuove insegne, le nuove immagini che diffonde di sé e che sono ancora non familiari, non consuete. Silvio il lombardo si è inse¬ diato con molta familiarità nel pieno del centro storico, l'alloggio alle spalle di piazza Navona, e tutto il resto (palazzo Chigi, Montecitorio, palazzo Madama), tutto casa e bottega: nel cuore centrale di una città così duttile, così generosamente sgretolata e insultatale come Roma, paralizzata negli stucchi e nelle cerimonie stucchevoli. Non sappiamo se i futuri cronisti vorranno considerare «storico» questo evento, ma ci sembra degno di nota invitarli a considerare che in questo cinquantesimo anniversario della liberazione di Roma, sia venuto a Roma un Presidente americano cresciuto nella profon¬

Persone citate: Clinton

Luoghi citati: Italia, Roma, Stati Uniti D'america