Il patto Baggio-Signori

Il patto Baggio-Signori Il patto Baggio-Signori «Con questo modulo fino in fondo» ROMA parte almeno con gli occhi puntati avanti. A Parma si è già visto qualcosa di positivo nelle verticalizzazioni di Baggio e Signori. Ci aspettiamo il resto. «La cosa principale - spiega il Codino - è che si trovi un po' più di precisione nelle conclusioni. In Usa si dovrà sprecare poco, non ci daranno troppe occasioni. Avete visto come filano Norvegia e Irlanda? Il Messico farà bene e noi, in questo girone di ferro, dovremo saper spremere il massimo. Io ho fiducia: sebbene la Svizzera sia stata la bestia nera di questi anni con Sacchi, vedrete che partiremo per l'America con una carica di ottimismo. Gli svizzeri in due partite ci hanno concesso un punto e sono stati i primi a batterci. Ma ci presentiamo più allenati di venerdì con la Finlandia, stiamo meglio e con il rendimento della squadra crescerà anche il nostro». Di Baggio e Signori ci si può fidare. «Il nuovo modulo non è un DAL NOSTRO INVIATO Ora si fa sul serio. O lo si dovrebbe fare, ad intendere le parole di Baggiol: «Con la Finlandia si è visto qualcosa, ma se questo è il modulo giusto per i Mondiali dobbiamo dimostrare qualcosa di più». Dopo il cambio di rotta che ha portato Sacchi a sposare l'attacco a tre punte, la prova con gli svizzeri è infatti la cartina di tornasole per capire se funziona il parto laborioso (e un po' forzato) dell'Arrigo. Tre punte. Tre puntelli offensivi per le speranze della Nazionale anche se ha ragione Jack Charlton quando sostiene che i numeri nel calcio sono una pura invenzione e che si può giocare con tre attaccanti eppure pungere meno che con uno soltanto. L'idea di Sacchi è di offendere e dare vivacità. In un Mondiale che i suoi colleghi preparano guardandosi alle spalle, l'Arrigo Roberto Beccanti ni L'INTERVISTA Il difensore della Juventus dall'ospedale continua la lotta e manda messaggi a chi soffre come lui problema - ammette il laziale -, io lo praticavo al Foggia, con un minimo d'intesa in più sapremo limitare i difetti visti con la Finlandia». Il punto oscuro, il nodo da sciogliere, è invece Berti. L'interista si sta adattando a un ruolo che non è il suo. «La mia posizione abituale è più al centro», ricorda. Ma il patto per il suo recupero in Nazionale, dopo gli anni dell'ostracismo sacchiano e il gravissimo infortunio dell'autunno scorso, è che bisogna adattarsi a quello che c'è. Senza Bianchi ed Eranio, con Lentini mai rientrato in forma e Lombardo tenuto inspiegabilmente a mollo, l'arca dell'Arrigo presentava ancora quel vuoto a destra. L'ha occupato Berti, a furore di reti decisive per l'Inter. Ma quella freschezza si è appannata. «Sono rimasto fermo sei mesi e mi sono preparato per giocare bene le cinque o sei partite che hanno concluso la stagione - confida lui -. Alla Nazio¬ bitro guarito dalla leucemia. Stavo facendo le cure, sono riuscito appena a salutarlo. Poi mi ha scritto una bellissima lettera. Aimar lo avevo conosciuto otto mesi fa a Bologna, quando giocammo quell'amichevole a favore dell'Aimo, l'associazione dei donatori di midollo osseo. Quel giorno non potevo immaginare... Chi avrebbe mai detto che sarebbe toccata a me questa battaglia!». Piero Bianco nale non ci pensavo. E' venuta la convocazione, ne sono felice. Non so se ho nelle gambe 90' ad alto livello, son curioso di scoprirlo». Berti, più degli altri due che sono gli intoccabili del momento, si gioca il posto per il 18 giugno quando a New York comincerà l'avventura degli Arrigonauti. Già con la Svizzera si capirà qualcosa di più e la prevedibile staffetta con Massaro può offrire la chiave per leggere bene l'ultimo mistero azzurro. «Questo può essere davvero il modulo che ci accompagnerà fino alla fine del Mondiale», sostiene Baggio, prima di infliggere uno scossone al mito del superlavoro di Sacchi rispetto alle mollezze di Vicini: «Fisicamente siamo meno imballati che a Perugia, 4 anni fa, quando ci preparavamo all'altro Mondiale: allora faticammo di più». Da non credere. Così come non c'è da credere alla modestia di Signori, che rinuncia all'eredità di Schil- laci, capocannoniere a Italia '90. «Per fare quello che riuscì a lui ci vuole anche fortuna», sbotta il laziale, in odore di rinnovo del contratto con la Lazio. Già, perché il trio delle meraviglie non vede l'ora di sbarazzarsi della Svizzera per tornare alle proprie occupazioni nei due giorni di riposo che Sacchi concederà alla squadra. Prima di partire per New York, si devono definire le posizioni con le società. Berti dovrà andare da Pellegrini a trattare i due miliardi a stagione che chiede all'Inter, Signori tenterà di fare lo stesso con la Lazio per prolungare l'impegno fino al Duemila con un sostanzioso ritocco dell'ingaggio. Dei tre, Baggiol è l'unico che non si muoverà tra percentuali e scritture private. I conti li farà tra 12 mesi (scade il contratto) e per la Juve sarà un miracolo farli quadrare. Marco Ansaldo CALCIO-SCOMMESSE A Modena 17 denunce: forse coinvolte 6 squadre