Nicholson attenti sono un uomo lupo di A. Pie.

L'attore è protagonista, insieme con la Pfeiffer, di «Wolf», film-horror del regista Nichols L'attore è protagonista, insieme con la Pfeiffer, di «Wolf», film-horror del regista Nichols Nicholson: attenti, sono un uomo lupo Strisciante storia di sesso ed ingordigia iniziata con un morso fatale a un polso NEW YORK. Jack Nicholson, tentleman di giorno e bestia i notte. Prima con i suoi denti aguzzi uccide un cervo, poi morde alcuni rapinatori, e nel frattempo porta avanti un rapporto d'amore con Michette Pfeiffer, attratta e per niente spaventata da quel magnetismo animale. E' quanto si vedrà in «Wolf» («Lupo»), della Columbia Pictures, diretto da Mike Nichols, in arrivo nei cinema americani il 17 giugno, con la prima uscita a New York il 14. Nicholson, che qui ritrova la Pfeiffer con cui ha recitato in «Le streghe di Eastwick», è Will Randall, signore di mezza età, direttore di un gruppo editoriale di Manhattan. E' una persona timida e gentile, un marito tormentato, un po' grassottelle, che vuole cambiare vita. La classica vittima di ciò che l'attore definisce «il malessere della fine del Ventesimo Secolo». Un uomo che cerca 'di diventare un vero manager newyorchese, con ogni caratteristica richiesta, prima fra tutte: l'aggressività. Un giorno otterrà quello che desidera. Succede una notte quando la sua auto, in una buia strada di campagna, investe un lupo. Una volta sceso dalla vettura, Randall crede che l'animale sia morto, invece è soltanto ferito e morde l'uomo a un polso. Dapprima i cambiamenti sono sottili, minimi, e anche piacevoli: i capelli s'infoltiscono leggermente, i sensi si rinvigoriscono, scompare la pancetta, insomma è un bene, e Will Randall diventa più virile. Poi però si capisce che la trasformazione non si fermerà più, tanto che l'ex insi¬ pido e molle direttore editoriale dovrà confessare: «Il lupo mi ha trasmesso qualcosa, un frammento del suo spirito è nel mio sangue, o forse è qualcos'altro. Non so cosa sia. Sono solo un po' diverso. Più vivo». Nicholson si è preparato al ruolo leggendo molti libri sui lupi e vedendo documentari sui comportamenti degli animali: «Il mito del lupo mannaro è un mito sessuale. E il sesso è la tensione alla base di questa storia. Quell'essere destinato ad uccidere teme chi lo ama. Quello che il film dice sulla sessualità è che non importa se, e quanto, gli uomini vogliano reprimerla, non riusciranno mai a farlo». «Wolf» è anche la prima pellicola dell'orrore girata da Nichols che così parla del suo lavoro: «E' stata la cosa più difficile e impegnativa, in assoluto, che abbia mai fatto. Tutte le scene sono state uno strano miscuglio di piacere e di dolore». Il regista aveva in mente Nicholson sin dal principio: «Volevamo un attore distinto e notevole, non poteva essere nessun altro, non c'è nessuno, almeno in America, che abbia queste caratteristiche, io conosco soltanto lui». Ma c'è anche da dire che i due sono amici da 25 anni. «Wolf» però non ha avuto vita facile: la Pfeiffer ha rifiutato più volte la parte, la sceneggiatura è stata continuamente modificata, e il costo è stato superiore ai 25 milioni di dollari, circa 40 miliardi lire. Michelle Pfeiffer è Laura Alden, la figlia prediletta dal boss di Randall. Una ragazza dall'anima in pena, che non sembra apprezzare tutti i vantaggi che la vita le ha dato. In una prima versione della sceneggiatura l'attrice era un veterinario, nella seconda invece diventa un'infermiera. «Durante le riprese mi chiedevo spesso cosa mai volesse dire questo film rivela l'attrice -. Era imbarazzante perché non appena dicevi a qualcuno che Nicholson si sarebbe trasformato in un lupo, tutti si mettevano a ridere immaginando chissà cosa. Invece credo che il personaggio di Jack sia estremamente rappresentativo del mondo di oggi. Un uomo quasi senza speranze, perché la gente vera, che vive per i valori e la dignità, è sempre lontana dall'ingordigia». Il mago del trucco è Rick Baker (premio Oscar anche per «Un lupo mannaro ameri¬ cano a Londra»). Prima rifiutò l'incarico, poi accettò perché «"Wolf" è molto diverso da "Un lupo mannaro" di John Landis. Quello era una stravaganza di effetti speciali. Adesso invece ho pensato di usare un trucco ridotto al minimo. L'applicazione richiede non più di quaranta minuti, ma mi ci sono volute più di tre ore per convincere Jack Nicholson a lasciarsi manipolare il viso». Gli effetti speciali sono curati dall'Amalgameted Dynamics di Alee Gillis che ha ideato il finto cervo-pupazzo meccanico, e che ha «aperto» la bocca di Nicholson il doppio di quanto fosse possibile. L'idea della pellicola risalirebbe a poco più di quattro anni fa: partì da un fatto real¬ mente accaduto ad Harrison, lo sceneggiatore del film. Questi, passeggiando in un bosco vicino alla sua casa in Michigan, s'imbattè in un lupo: da lì scaturì la storia che prende spunto da una leggenda indiana, secondo cui le anime di esseri umani malati entrano negli animali a scopi terapeutici. La redenzione starebbe nell'appropriarsi del cuore della bestia. Completano il cast Kate Nelligan, donna fredda e sgradevole, moglie di Randall; Christopher Plummer, Richard Jenkins e James Spader, l'ambizioso collega di lavoro. Produttore è Douglas Wick, ed Ennio Morricone firma la bella colonna sonora. Giuseppe Ballaris Michelle Pfeiffer aveva già avuto una storia d'amore con Jack Nicholson perché non aveva intenzione di esporre troppa pelle nei torridi incontri con Michael Douglas. Fatto sta che ad Anthony Hopkins preferì Al Pacino. In «Paura di amare», la scena in cui la Pfeiffer si scopre il seno per il protagonista dovette essere ripetuta 105 volte, anche perché lui alla fine era così esausto che la sua testa ciondoloni ker»: i panni della chanteuse Susie le diedero «una specie di sollievo sessuale». Rifiutò anche parti leggendarie: per esempio, quella di Clarice Starling nel «Silenzio degli innocenti» con Anthony Hopkins, che fruttò l'Oscar a Jodie Foster. «Ero preoccupata che il film glorificasse i serial killer», si giustifica lei. «Basic Instinct» lo scartò Ecco Nicholson, ultimo uomo-lupo del cinema, mentre addenta il cervo, una delle sue vittime PRECÌDENTI E' del 1935 Un lupo mannaro a Londra, cui segue nel '41 L'uomo lupo, con Long Chaney jr. impegnato nella bestiale trasformazione, sulle orme del celebre padre. Ricordiamo I.ycantropus, film italiano girato nel 1961 da Richard Benson, storia di studentesse morte sbranate vicino a un collegio, seguito da La lupa mannara (1976, regista Rino Di Silvestro), contessina che sbrana gli uomini dopo averli sedotti. Il 1980 è l'anno di John Landis che, dopo «The Blues Brothers», azzecca un altro «cult» con Un lupo mannaro americano a Londra, tutto basato su comicità e raccapriccio (i morti divorati appaiono al licantropo ogni volta più putrefatti). Dalla parte dei lupi è il fantasioso e bel film di Neil Jordan In compagnia dei lupi (1984), storia di una moderna Cappuccetto Rosso che sceglie la propria natura ferina, mdimenticabili le trasformazione, con uomini che si scuoiano e rinascono lupi, musi di lupi che escono dalle bocche spalancate degli uomini aperte per gridare. La nonna è Angela Lansbury. Sull'onda di Landis arriva tutta una serie di lupi e lupacchiotti. Unico indizio la luna piena, diretto da Daniel Attias nel 1985 da un racconto di Stephen King, in originale «Silver Bullet» (il proiettile d'argento per uccidere i lupi mannari), è la storia del solito insospettabile che si trasforma in mostro (di Carlo Rambaldi) e viene sconfitto da un ragazzo handicappato. Seguono nel 1985 e '87 Voglia di vincere I e II di Rod Daniel, 3 primo con Michael J. Fox (Todd, figlio di licantropi, diventa star del college quando, grazie alla forza di lupo, fa vincere la squadra di basket), il secondo da Jason Bateman (il cugino pugile di Todd). [a. pie.]

Luoghi citati: America, Londra, Manhattan, Michigan, New York