Falchi e colombe allo scontro di Augusto Minzolini

una sfida nel «polo» una sfida nel «polo» Falchi e colombe allo scontro Forza Italia e Lega minacciano le elezioni decreto giustizia PROMA IAZZA Montecitorio, all'apertura del palazzo al mattino. Gianfranco Miccichè, sottosegretario di Forza Italia nel governo Berlusconi, svela qual è il suo stato d'animo e quello che forse frulla nella mente di Berlusconi. «Se io fossi Berlusconi - teorizza andrei di nuovo a votare. Intanto quelli là, i leghisti, sono quelli che sono». A sera, il capogruppo dei berlusconiani, Della Valle, ripete più o meno lo stesso concetto: «Se Bossi continua a dimostrarci che vuole il nostro logoramento, tanto vale andare subito alle urne». Nel Polo della libertà a neanche un mese dal varo del governo siamo già alla resa dei conti. E, come al solito, l'arma che gli alleati-avversari mettono in campo è quella del «voto anticipato». Il capo del governo non esclude in pubblico il ricorso alle urne: «Se Bossi esagera la corda si spezzerà». In risposta, il numero uno del Carroccio fa la voce grossa contro quelli che definisce i «dilettanti e gli apprendisti» di Forza Italia. E, come faceva un tempo Craxi con la de, chiede «un chiarimento agli alleati» e minaccia le elezioni. Già, le elezioni-lavacro. Nella «strategia» di Berlusconi l'ipotesi di un ricorso alle urne c'è sempre stata. Anche durante i giorni della crisi di governo, di fronte alle bizze quotidiane dei leghisti, il numero uno di Forza Italia aveva predisposto un piano per la "normalizzazione" di Bossi: «Sull'onda del successo alle elezioni europee che non dovremmo mancare - ha detto più di una volta al suo stato maggiore - chiederemmo a Bossi comportamenti adeguati. Altrimenti, di fronte alla prospettiva di un lungo logoramento è meglio andare subito al voto». Ma se, nelle scorse settimane, l'uso di quest'arma era stato solo minacciato adesso l'opzione è diventata reale. La «debacle» della maggioranza nella battaglia per le presidenze delle commissioni al Senato e il «feeling» che si è instaurato tra la lega e il pds che ha partorito la candidatura di Arlacchi all'antimafia lanciata dal ministro dell'Interno Maroni, ha portato, infatti, la situazione ad un punto limite. Quello che è avvenuto in questi giorni ha frastornato la maggioranza e tra l'altro ha messo in evidenza le due strategie che si contrappongono all'interno di Forza Italia: quella dei «falchi», guidati da Cesare Previti, e quella delle colombe, che si riconoscono nelle posizioni di Giuliano Ferarra. Racconta Sergio Stanzani, candidato "trombato" di Forza Italia alla commissione lavori pubblici: Il ministro Giuliano Ferrara Sotto, Cesare Previti tentazione di votare il progressista Paissan invece del candidato di Forza Italia, Taradash. C'è voluto un intervento a muso duro di Berlusconi sul ministro dell'Interno, Maroni, per evitare il peggio: «Se Taradash non passa - è stata la minaccia - mi dimetto subito dopo la visita di Clinton». Quest'ultimo successo ha raffreddato la situazione e ha rinviato lo scontro all'elezione del nuovo presidente anti-mafia. Intanto, la voglia di elezioni in Forza Italia cresce, anche se le colombe come Ferrara sconsigliano la «resa dei conti». Fanno finta di non dare importanza a quello che è avvenuto («Un marxista alla commissione Industria è meglio di un lobbista») e sperano che la lezione «faccia prevalere i politici sui falchi». Ma si tratta di speranze. Basta stare attenti ad una frase pronunciata ieri addirittura dal presidente del Senato, Scognamiglio. «Se si mostrasse al Senato - ha detto - la volontà di ostacolare il diritto della maggioranza a governare, se ne dovranno trarre conclusioni opportune». Come dire: per il Senato si può anche tornare a votare. Augusto Minzolini

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