Italia operazione Mani giunte

32 Un Matarrese mistico alla presentazione ufficiale della Nazionale per Usa '94 Italia, operazione Mani giunte «Pregherà per noi mio fratello vescovo, e spero anche il Papa» Non parla di moduli e bada al sodo: «Premi solo per il podio» MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO Operazione Mani Giunte. La lancia sua santità Matarrese Primo, in visita pastorale al santuario della Nazionale. Memore dell'Ernesto (Pellegrini), che dopo aver affidato l'Inter a Dio ha conquistato la Coppa Uefa ed evitato la B; scosso dal richiamo di Santa Madre Chiesa affinché, un domani, il campionato possa svolgersi di sabato, lasciando la domenica al culto e alla meditazione; invidioso dell'Arrigo, cristiano dell'anno e apprezzato elzevirista degli ((Amici del pellegrinaggio», il presidente federale sfrutta il defilé di Armani per celebrare un'estemporanea «messa» a punto, nell'intento - palese - di garantirsi l'appoggio dell'Assoluto contro le imboscate della sorte e le tentazioni della carne. Mancano 15 giorni al Te Deum con l'Irlanda. Il sole splende alto e picchia forte: anche troppo, stando alle omelie che, dal solenne pulpito, si propagano fino ai microfoni dell'ultima fila. Matarrese ammette che sì, guardando in faccia l'Arrigo, «un pizzico d'incertezza c'è sempre», ma non per sfiducia, visto che il et non si tocca: più che altro, per via dell'imponderabile. Al presidente non interessa il modulo, così come ai giocatori, parole sue, non interessano i premi: che verranno distribuiti solo in caso di 1°, 2° e 3° posto. Testuale: «Cosa significa 4-3-3? Non sono problemi miei. Io penso esclusivamente al risultato, e per questo non firmo nulla, nemmeno un bronzino. Sarò franco: a me importa arrivare, non come arrivare». I fedeli in coro: amen. Siamo al cuore dell'enciclica. Matarrese ne detta i capisaldi con il tono del primate, e il chiodo fisso del primato. «Io vado a messa al sabato e, per giunta, ho un fratello vescovo (a Frascati). Se non sto attento, mi scomunica. Ciò premesso, il calcio è parte integrante della vita del nostro Paese. Condiziona abitudini, detta consuetudini. Come si può pensare di cambiarle? Nemmeno il Coni dispone degli strumenti necessari. Soltanto il governo potrebbe». The president, dunque, non intende rinunciare alla domenica, ma neppure all'aiuto del Padre Eterno. L'invocazione (ai microfoni di Tmc) è solenne, la strategia sottile. Si parte sempre dal fratello vescovo, pedina non meno cruciale dei Baggio: «In cambio di qualche biglietto (gratis per lui, a pagamento per me) gli ho commissionato messe cantate e novene a pioggia in favore dell'Italia». Gli slogan, per un giorno, non sono più: remate con noi, o chi non è con noi è contro di noi; ma diventano, nell'ordine: primo, «aiutati che il ciel ti aiuta»; secondo, «per ascendere al paradiso americano, bisogna lavorare bene nel purgatorio italiano»; terzo, «abbiamo i sacerdoti e l'abito, non ci resta che pregare». Presa la rincorsa, Matarrese si butta a petto in fuori sul traguardo: il Papa. «So per certo che il Santo Padre segue con affetto l'Italia e lo sport italiano. Mi auguro che trovi il tempo per dedicarci un pensiero, un cenno, una preghiera. Sono richieste, però, da avanzare con estrema dignità, nelle sedi opportune, se no corriamo il rischio di fare la figura di tanti chierichetti». Ora, che cosa c'entrino, e che cosa gli abbiano fatto, i chierichetti (una volta, lo era anche Donadoni), non sappiamo. Al di là del lessico, quello che impressiona è il piglio, l'accento, la pupilla. Marziale, grave: da Concilio di Trento, più che da Consiglio di Stato. Una recita da Oscar. Più si avvicina l'ora fatale, più Matarrese frigge, trepida, smania. I sermoni nascondono visioni, incubi, fantasmi. Il carcere di Cellino lo sfiora appena: «Ormai ci siamo abituati. Sono imprenditori. Hanno sbagliato. La giustizia faccia il suo corso. D'altra parte, perché gridare al lupo al lupo? Le inchieste sono arrivate ai grandi santuari». Sua santità si sforza di tenere separato il potere della sua chiesa da quello secolare, della politica: «Per favore, niente balzi pindarici. La mia Italia cercherà di fare il massimo, come sempre, e se così facendo riuscirà a dare una mano al governo, tanto di guadagnato. L'importante è che detto governo abbia un capo nel pieno delle sue funzioni. Alludo a Berlusconi, uno dei nostri. Insomma: se la Nazionale vince, non miracolerà l'Italia; se perde, non la umilierà. Mi sono spiegato?». Cosa si fa quando si esce da messa? Ci si saluta e si chiacchiera del più e del meno. «Vicini - sorride il presidente - era un padre di famiglia, Sacchi ha l'aria del precettore. Capisco l'Azeglio, i suoi ragazzi se li era in pratica tirati su dalla Under. Ma comprendo anche l'Arrigo, che non dà confidenza, ma l'esempio». Matarrese pranza sotto braccio a Galliani. Un altro cardinale. Insieme, si scambiano voti e promesse per l'aldiqua. A conti fatti, i santi è sempre meglio averli in terra. Roberto Beccanti™ USA'94 Sopra Armarli tra Signori e Baggio; a lato Matarrese con la nuova divisa, in versione calciatore (ansa e publifotoj

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