Ma sull'aereo posti separati di Angelo Caroli
All'insegna del risparmio e dell'amicizia, bianconeri e granata insieme sul charter All'insegna del risparmio e dell'amicizia, bianconeri e granata insieme sul charter Ma sull'aereo, posti separati DROMA ERBY-CHARTER. Ed è figlio legittimo di un paradosso: la povertà. Così Toro e Juve, divisi da ruggini sportive che mai nessuno potrà lubrificare, decidono di affrontare insieme il viaggio Caselle-Ciampino (e ritorno). In nome del Memorial Calleri, ma, soprattutto, dell'austerity. Ci sono conti da far quadrare, bilanci da tenere in equilibrio e, infine, allentare quel cappio che le società sentono sempre più stringere attorno al collo: la cifra da pagare per il Delle Alpi è stata ritoccata (in alto) del 3%. I diligenti di Juve e Toro si incontrano, fanno due conti e decidono di volare sullo stesso charter, visto che entrambe le squadre giocano all'Olimpico. «Così il viaggio si fa risparmioso», gongolano. La giornata comincia alle 9,30, l'ora del ritrovo. I saloni dell'aeroporto di Caselle sono invasi da due pattuglie. Niente rancori, per carità. E' un incrociaisi di „„„ow« battute, strette di mano, perfino abbracci. Le rivalità scolorano, fino a scomparire. C'è un'atmosfera ovattata. Forse l'ora, o forse perché i giocatori bisbigliano nei cellulari le ultime parole dolci alle loro amate e si muovono come pesci nell'acquario. Il ds torinista Zaccarelli sorride e fa notare che «la vita delle due società ora ha molti vasi comunicanti: lo scambio di giocatori e massaggiatori (Fusi e Giunta alla Juve, ndr), il problema dello stadio difficile da risolvere. Il clima è più disteso rispetto al passato. I giocatori si conoscono, magari si frequentano, così una volta fuori dal campo la musica cambia, mettetevelo in testa». Si sale in pullman. In un angolo parlottano Mondonico e Vialli, «Cremona, amici che non vediamo da tempo e il calcio sono i temi preferiti», spiegano. Remino è di buon umore, sempre più immerso nella parte di quel Tranfolanti nato dall'ironica creatività della Gialappa's. Il suo posto di massaggiatore verrà rilevato dal¬ l'omologo granata, al quale rivolge un pensiero tutto rose e fiori: «Giunta è un amico, ma non gli perdono lo sgarbo... Figuratevi, cedergli il lettino dei massaggi». Ultima chiamata. Un pulmino conduce la comitiva sotto la pancia del Super 80. Lungo il tragitto, Daniele Fortunato scherza con Galia; Vialli e Gregucci ricordano le scintille nate dai loro scontri sul campo con una forte stretta di mano. Si aprono le porte dell'autobus di servizio, non parte nessun ordine, eppure la comitiva si spacca. Come divisa da una forza sovrannaturale. Si formano due processioni ordinate: il Toro si accomoda nella parte anteriore dell'aereo, la Juve occupa quella posteriore. In mezzo, il vuoto. Con un paio di accompagnatori e tre giornalisti che fanno da intercapedine. Il cielo è schizoide, l'aereo trapassa le nuvole sobbalzando appena. L'atmosfera torna discreta, i cellulari sono disattivati, qualcuno dorme, altri leggono. Il derby rimette il silenziatore. Anche l'amministratore delegato della Juve, Giraudo, la butta sull'economico e reputa «questo viaggio in comune un derby dei poveri. Sarebbe sciocco non dividere le spese in momenti del genere». Il vicepresidente Bettega trova l'appuntamento fra le nuvole «una coincidenza utile. Ricordo che a fine Anni 70 in Nazionale c'era metà Juve e metà Toro, una convivenza produttiva. Oggi viviamo identici problemi economici (Delle Alpi). In campo la rivalità deve esserci, per il resto è ora di dir basta alle divisioni». Il cielo di Roma è azzurro intenso. Il sole è un martello. Due modernissimi bus trasportano le comitive, assolutamente separate, allo stesso albergo (Pullman Boston Hotel), dove granata e bianconeri aspetteranno il momento di giocare. Si ritroveranno a notte fonda, di nuovo a Ciampino. Sì, questo è proprio il derby dei poveri (si fa per dire). Angelo Caroli
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