Minoli contro Guglielmi di Gigi Padovani

Polemica alla presentazione dei nuovi programmi di Raidue Polemica alla presentazione dei nuovi programmi di Raidue Aitinoli contro Guglielmi Sul «caso» Santoro " Il regista a Torino per la mostra di Rap Monicelli: contro la noia racconto storie agrodolci «Ridere non è soltanto di destra» A teatro con Liaisons dangéreuses ROMA. E' guerra tra i progressisti di casa Rai: Giovanni Minoli annuncia il probabile trasloco a Raidue di due colonne della terza rete, Michele Santoro e Donatella Raffai, e i vertici di Raitre rispondono a colpi di dichiarazioni a dir poco indispettite. Per primo scende in campo, elegantemente ironico, il direttore Angelo Guglielmi: «Minoli ha avuto una seconda idea, dopo la prima che fu Mixer: fare lui Raitre. E' un modo di farla sparire ed evitare le pene, ahimè tante, del crudele confronto. Siamo tutti in attesa, noi e l'Italia, della sua terza idea». Più accorata e seriosa la replica del direttore del Tg3 Andrea Giubilo all'ideatore di Mixer e al segretario dell'Usigrai Balzoni, che pure aveva criticato la «linea notte» di Santoro: «Minoli ipotizza la dispersione di alcuni pezzi pregiati di Raitre sugli altri canali e afferma che meglio farebbe Santoro a lavorare per Raiuno o Raidue...parla di vocazione regionale della terza rete mentre il segretario dell'Usigrai Giorgio Balzoni rilancia la proposta di ima terza edizione del Tgr, proprio nella nostra fascia delle 20,30. C'è insomma il fondato sospetto che si voglia depredare Raitre, cioè l'unica rete vincente sul piano dell'immagine e dei programmi d'informazione». Minoli accusa il colpo e si precipita a stilare la contro-replica: «Sono stupito del fatto che Angelo Guglielmi, che è il maestro di tutti noi e che di idee naturalmente ne ha avute più di tutti messi insieme, non sia contento che i suoi pupilli siano un patrimonio comune di tutta la Rai». Ma l'affondo più duro arriva dopo: «Forse - osserva Minoli - avevo capito male, la terza rete può solo prendere e non dare, vedi Deaglio, e non è un bene pubblico ma una proprietà privata. Ribadisco comunque che non sono certo io a oppormi alla realizzazione della linea notte su Raitre di Santoro. Ma rifletto sul fatto che, come Santoro stesso ha detto, forse non è obbligatorio vederlo sulla terza rete ma è importante sapere che esiste una disponibilità anche sulle altre reti. Che vale per lui come per la Raffai». La chiusura estiva di «Mixer» ha offerto a Giovanni Minoli l'occasione per annunciare alcune fra le principali idee guida del palinsesto autunnale della seconda rete. Ma non solo: l'inventore, 14 anni fa, della formula «Mixer», ha risposto alle polemiche sollevate da Santoro e dai «santoriani», ha criticato l'operato del sindacato giornalisti Rai e ha detto che la «legge Mammì va cambiata». «Può darsi che la "mixerizzazione" di Raidue - ha osservato Minoli anticipi la "santorizzazione" di Raitre. Ma ritengo che Santoro non pensi a questo...Ciò che è importante a questo punto è invece redistribuire le carte all'interno dell'azienda Rai per renderla più forte. Se il consiglio d'amministrazione decide che ci debbano essere in contempora- Nuova serie di Raiuno nea sulle tre reti tre appuntamenti d'informazione come "Mixer", "Ore 23" e la linea notte di Santoro si farà così e la concorrenza sarà di certo appassionante. Però non so se avere questi tre programmi uno contro l'altro sia in questo momento una stra- , 8 Michele Santoro il giornalista de «Il rosso e il nero» condurrebbe una striscia in onda dal giovedì al sabato 8 puntate di un'ora TORINO. «L'ho detto e lo ripeto, il cinema d'autore italiano non può essere identificato con un cinema noioso». Parola di Mario Monicelli, che di film divertenti se ne intende, anche se ora sta pensando al teatro, con una nuova edizione delle «Liaisons dangéreuses». E' l'ennesima puntata della polemica scatenata dalle accuse di Pupi Avati contro i cineasti progressisti che annoiano il pubblico e proseguita al Premo Solinas. Fra quanti, pur avendo simpatie di sinistra, sostengono la possibilità di far convivere impegno e divertimento, c'è sicuramente il maestro della commedia all'italiana, ieri a Torino per l'inaugurazione della mostra di pittura della moglie Chiara Rapaccini, in arte «Rap». Nel cortile della galleria Arte Club, fra le silhouettes in legno, i mobili e i quadri che emanano la freschezza di una illustratrice affermata per l'infanzia («Rap» pubblica i suoi disegni sul Corriere della Sera e sulla rivista per bambini Peter Pan), Monicelli parla delle difficoltà che sta attraversando il cinema italiano, nonostante il riconoscimento a Nanni Moretti. Già, «Caro Diario». «Premiarlo non ha voluto significare che chi non fa quel tipo di film sia un reazionario», dice Monicelli. Allora la risata non è né di destra né di sinistra? Altra stoccata per Avati, Wertmùller e soci: «Con quel tipo di polemica si fa soltanto un favore a Berlusconi: si ammette che soltanto a destra si può ridere. Non è vero». C'è il rischio di strumentalizzazioni? «Non ho timore di passare per un reazionario. Credo mi si possa giudicare dal mio lavoro». Ma allora, che cosa è il cinema d'autore? «Volete qualche Mario Monicel tegia giusta per la Rai». Il trasloco di Santoro in una Raidue tutta dedita all'informazione potrebbe invece ridisegnare il paesaggio della rete nella prossima stagione: dal lunedì al mercoledì ancora «Mixer», dal giovedì al sabato la striscia di Santoro. Fa notare Minoli: «I vertici di Raitre teorizzano contemporaneamente la regionalizzazione di una rete e la trasformazione della stessa in un supercanale d'informazione. Sono due cose assolutamente inconciliabili». Convinto che il neonato gruppo di giornalisti «santoriani» denominato «Evelina» sia fortemente caratterizzato «dall'ambiguità di una serie di personaggi in cerca di contratti, insomma un po' una bolla di sapone»; che l'Usigrai «abbia in tutti questi anni esagerato nella difesa corporativa dei giornalisti Rai», Minoli ha poi recitato l'ottima pagella degli ascolti di «Mixer», «leader della seconda serata con una media del 16% di share dal lunedì al mercoledì». Intanto, in attesa della ripresa invernale di un «Mixer» potenziato, a partire dal 22 giugno prenderà il via «Format» dedicato alle grandi tematiche dell'attualità e condotto alternativamente da Minoli e dal direttore del Tg2 Paolo Galimberti. Ma le grandi novità arriveranno in autunno con la «striscia» della Raffai, l'esperimento del realshow «Davvero» e la produzione massiccia di soap-opera negli studi Rai napoletani. [f.c.J Mario Monicelli nome? Argento, Germi, Hitchock sono autori che hanno realizzato bei film per i quali il pubblico ha riempito le sale. Il cinema non si fa come questi quadri, in casa propria. E' un'industria che ha bisogno di capitali, di banche. Un tempo c'era, nei famosi Anni 60 e 70. Il film italiano nel nostro Paese aveva molto più successo di quello americano: si facevano 200-250 nuove pellicole l'anno, dalle quali nascevano nuovi attori, sceneggiatori, autori. Ora sono appena una quarantina». Ancora un po' febbricitante per il vento della Maddalena al Premio Solinas, Monicelli parla di programmi. Sul progetto teatrale con l'opera di Delacroix è inutile chiedere di più al regista: sta preparando il cast, ma per scaramanzia non ne vuole parlare. Il cinema rimane nei suoi progetti, ovviamente. «Ormai da due anni ricorda Monicelli - stiamo studiando di realizzare un film che riguardi i rapporti tra gli uomini e le donne giovani. Le donne sfuggono gli uomini, i giovani sono discriminati. Vorrei costruire una commedia agrodolce su questo tema, mi auguro che nessuno vorrà bollarlo come minimalista». Si parla di Torino. Il bel cortile di via della Rocca 39 ricorda al regista qualche scenario usato per girare anni fa un breve sketch con Jannacci e la Vitti. «Dopo molti sopralluoghi per ritrovare la Torino dei "Compagni", dovetti poi andare a Cuneo a ricreare quella città». Una signora gli si avvicina e chiude, a modo suo, queste polemiche di fine primavera: «Grazie, lei ha un grande merito: fa divertire la gente da tanti anni». Gigi Padovani

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Roma, Torino