Le cento battaglie di Matteotti, i mille strafalcioni degli annunciatori di Vittorio Emiliani

Le cento battaglie di Matteotti, i mille strafalcioni degli annunciatori Le cento battaglie di Matteotti, i mille strafalcioni degli annunciatori segretario del msi (oltre che coordinatore di An) e non si propone, mi pare, di scioglierlo, né di dare ad Alleanza nazionale statuti, strutture, aderenti diversi da quelli missini. on. Vittorio Emiliani Roma La campana di «Comunità» Mi sono dapprima un poco stupito leggendo che il sen. Spadolini è stato nominato consigliere d'amministrazione della Mondadori con il compito di essere garante dell'indipendenza «sopra le parti»: ma quale sarà, mi sono chiesto, la parte che potrebbe non volerne l'indipendenza? e indipendenza da chi? Poi mi è venuto in mente che il sen. Spadolini potrebbe avere subito un'occasione di esercitare questa funzione, magari non a favore di una parte, ma di un principio; e, come si sa, i principi sono di regola sopra le parti. In principio la «campana» era il marchio di Comunità, e veniva qualche volta riprodotto anche sulle copertine dei volumi delle Edizioni di Comunità. Il marchio venne poi a far parte del patrimonio indisponibile della Fondazione Adriano Olivetti in virtù del decreto che la istituiva, e prese a connotarne le pubblicazioni scientifiche. Quando ero Presidente delle Edizioni di Comunità feci un accordo tra gentiluomini con Roberto Olivetti, allora Presidente della Fondazione: il marchio avrebbe contraddistinto solo le pubblicazioni della Fondazione. Poi le Edizioni vennero vendute a Mondadori senza che ci si ricordasse di contrattualizzare l'accordo fiduciario. Ora Mondadori ha deciso di riprendere le dormienti Edizioni di Comunità e di rilanciarle, con un interessante programma: ma usando la «campana». E' vero, impercettibilmente RISPONDE O.d.B. circolare, pavimentato con vecchi ciottoli da dove spuntavano erba e fiorellini, un bel silenzio. Alla votazione, pensando a chi mi aveva delegata e agli inquilini che, affacciandosi su quel bel cortile, non avrebbero più goduto di tale vista, ho espresso all'assemblea i miei dubbi e ho votato contro il parcheggio. Ai parcheggi provvedano i Comuni, coinvolgendo le case automobilistiche, le banche, l'università, i privati ecc. ecc. Diano le licenze, individuando i siti per la costruzione di parcheggi sotterranei, ma per favore non prendeteci i cortili, anzi rivalutiamoli, devono servire ai bimbi per i giochi. Ai tempi della mia gioventù, i cortili erano la nostra Estate ragazzi...». L'altra sera ho partecipato come delegata a una riunione di condominio dove si discuteva tra l'altro dei «parcheggi nel cortile» della casa. I condomini sull'argomento si sono trovati subito divisi: chi a favore, chi contrario. Chi era favorevole al parcheggio elencava le comodità di avere l'auto a portata di mano o, per meglio dire, di posteriore. Chi era contrario esponeva con molta attenzione i disagi e gli inconvenienti che si sarebbero subiti: gas di scarico delle auto parcheggiate che avrebbe invaso ogni camera degli alloggi e in modo particolare delle cucine... Silvana Roc Dan in Mongiano, Torino GENTILE signora Roc Danin, la ringrazio per la sua lettera che racconta un momento cruciale della vita di condominio, ovvero quello dell'esercizio della democrazia. Ma proseguo nella trascrizione, riprendendo dalla sua enumerazione dei disagi e degli inconvenienti del parcheggio in cortile: «In inverno, motori in riscaldamento al minimo e a lungo, macchie di olio sul selciato in eterno, rumorosità, spazio vitale occupato dalle auto, androne sempre aperto, sporco e un via vai a tutte le ore ecc. ecc.». «Nella saletta dove si svolgeva la riunione», mi scrive lei, gentile signora Roc Danin, «sedevo accanto a una finestra da dove scorgevo il bel cortile della casa. In quel momento, era all'imbrunire, era bello a vedersi: cortile di forma Per fnon prei co «Pa-pa-pum» al posto dell'inno nazionale Condivido in pieno i contenuti della lettera del sig. Gerardi di Parma (La Stampa del 20 maggio) e vorrei dire anche il mio pensiero in merito ad alcuni miglioramenti apportati (?!) ai programmi, e alla conoscenza della lingua inglese da parte di annunciatori alla radio e alla tv di Stato. Non capisco intanto l'abolizione del Giornale dall'Italia delle ore 5,45 riservato agli italiani residenti all'estero. Un mio parente, residente in Germania, mi comunicava il suo disagio su tale abolizione, che non gli consentiva di andare a lavorare informato degli avvenimenti che erano successi da noi. All'inizio delle trasmissioni alle ore 6 è stata abolita la sigla dell'emittente; dalle voci dei presentatori, si deve capire se è Radio 1 o Radio 2. Al posto dell'inno nazionale, è stato messo un borbottio (pa-pa-pum...), suono insulso, sgradevole, e decisamente idiota. Si poteva scegliere qualcosa di più armonioso, tenendo anche presente l'ora piuttosto mattiniera. Infine, «dulcis in fundo», in occasione della nascita di «Telecom», frutto della fusione di alcune società, gli annunciatori sia della Radio sia della tv hanno dato piena prova della conoscenza della lingua inglese, pronunciando a bocca spalancata Ital Cable e non Ital Keibol! Cosa imperdonabile, tenuto conto... che mezzo mondo ci ascolta...! e ride della nostra ignoranza nazionale. comm. dott. Ignazio Conti Cuneo Nessun ostacolo all'alpeggio Non è affatto in pericolo la pratica dell'alpeggio del bestiame in Piemonte, come si potrebbe dedurre dalle dichiarazioni rilasciate alla Stampa dal veterinario Luigi Ravetto (pagina del¬ l'Agricoltura di domenica 15 maggio). Infatti il divieto di monticazione per capi infetti da tubercolosi e brucellosi potrà riguardare al più una ventina di allevamenti, su circa 5000 mandrie e greggi alpeggianti, tutte in perfetta regola con le normative sanitarie. Si tratta di leggi applicate su tutto il territorio nazionale, e per niente nuove in quanto in vigore in Piemonte dal 1985. Gli ipotizzati controlli sanitari in alpeggio, a parte le intuibili difficoltà, sono dimostratamente poco efficaci poiché il riscontro di capi infetti avverrebbe dopo che gli animali hanno già contaminato pascoli e altri soggetti. Si rassicurino pertanto i lettori: dalla Sanità nessun ostacolo all'alpeggio e all'economia montana ma solo una doverosa precauzione nei confronti dei consumatori e degli stessi margari. Bianca Vetrino Torino assessore alla Sanità della Regione Piemonte Malagodi, un pilastro dell'Italia liberale Pierferdinando Casini dal suo «pulpito», oltre a ripudiare il suo passato, ripudia anche l'altrui, dichiara infatti che non farà «come Malagodi che chiedeva la delimitazione della maggioranza, ma...». Vorrei dire a costui, prima di dire ciò che non farà, di provare, più modestamente, a fare almeno una piccola parte di ciò che Malagodi ha fatto; solo allora potrà permettersi di confutare l'opera di uno degli ultimi pilastri della storia dell'Italia liberale, quell'Italia della quale abbiamo perso il ricordo proprio per la presunzione di «non fare» piuttosto che per volontà di fare. Rita Cimadom Trento