Zarri amplesso in Paradiso

il caso. Tra monaci e prostitute, l'ultimo romanzo-provocazione della teologa il caso. Tra monaci e prostitute, l'ultimo romanzo-provocazione della teologa Zarri, amplesso in Paradiso Come Adamo ed Eva, in cerca dell'innocenza primordiale L'unione con Dio, sublimazione del rapporto erotico »t|N monaco lascia il monali stero. Nel mondo, deve I compiere una missione I I speciale: realizzare una w I sublimazione mistica dell'amplesso sessuale. Ma la giovane sposa, pur essendo fervente devota, diventa come una antagonista di Dio, impedendo che si faccia posto all'estasi divina nel letto coniugale. Alla fine, l'ex monaco riesce a compiere il suo slancio mistico nell'amplesso con una prostituta e ritorna a morire davanti alla porta del monastero. Raccontata così (obbrobriosamente) la storia può apparire come una fantasia contorta dei Racconti di Canterbury. E', invece, l'ultimo romanzo di Adriana Zarri: Quaestio 98. Nudi senza vergogna, che l'editrice Camunia manderà nelle librerie a metà giugno. In realtà, il romanzo vuole essere il racconto di un'avventura esistenziale che è anche teologica. Il monaco Michele lascia il monastero, portandosi in testa, come ossessione e tormento, precisamente la questione numero 98 della Somma teologica di San Tommaso. Che cosa afferma mai di così sconvolgente il Dottore Angelico nella sua Quaestio? Parlando di Adamo e di Eva, egli sostiene che se si fossero mantenuti nello stato di innocenza primordiale, la loro unione sessuale sarebbe stata «tanto più intensa quanto più limpida era la natura e il corpo più sensibile», fino a concludere che perciò, allora, «non sarebbe stato lodevole mantenere la continenza». Folgorato da questa autorevole contemplazione di un candore e di una santità dell'eros nel Paradiso terrestre, Michele si propone di tentare l'avventura teologica di un ritorno all'innocenza primordiale: un tempo o un attimo in cui esploda l'atto d'amore tra uomo e donna come rapimento mistico; la congiunzione carnale come profezia dell'unità cosmica e dell'unità degli uomini nel Regno di Dio; il compimento di nuovi cieli e nuova terra da avvenire nel cul- Alessandra Mussolini impari da suo padre Ormai è chiaro che ogni questione relativa a fascismo e antifascismo deve passare al vaglio dell'on. Alessandra Mussolini la quale, inevitabilmente, porta nel giudizio un di più di passione familiare (ah, quanto discreti invece il babbo, la zia Edda e lo zio Vittorio). E così - a quanto leggo sulla Stampa - anche per la manifestazione organizzata da noi deputati socialisti-progressisti per ricordare il settantesimo anniversario del rapimento e dell'uccisione di Giacomo Matteotti, il 10 giugno prossimo. Inesorabilmente il metro di giudizio è «lo spirito di riconciliazione». Falso problema, per noi, dai tempi della Costituzione democratica e repubblicana, cioè dal 1947. Col delitto Matteotti, di cui, come ha ben sottolineato Pierluigi Battista, Mussolini si assunse, dopo giorni di grave crisi, la responsabilità politica, comincia, di fatto, la dittatura. Il 5 settembre 1924 viene aggredito e percosso Piero Gobetti che si spegnerà due anni dopo a Parigi e in quello stesso 1926 muore, per i postumi delle bastonature squadriste subite nel '25, anche Giovanni Amendola. Il Parlamento, del quale Matteotti era stato strenuo difensore, viene rapidamente svuotato di poteri e di significato. Presto saranno arrestati anche Gramsci e Terracini. Di Matteotti vogliamo ricordare l'intemerata moralità, il coraggio, il rigore, le cento battaglie per i poveri, per i meno difesi, per i braccianti, il gradualismo convinto, nutrito di cultura europea, la ripulsa di ogni facile demagogia, del massimalismo parolaio. Questo e altro rammenteranno il 10 giugno Valdo Spini e Gaetano Arfè. Non so quanto tutto ciò si «concila» coi propositi dell'on. Fini, il cui discorso alla Camera è stato non avaro di spunti interessanti, e che però è tuttora mine estremo dell'amplesso, come nel «grande utero di Dio». Cominciano così a snodarsi il tempo e la fatica e la pena dell'ex monaco, che si sposa per realizzare con la sua donna il progetto. In una grande purezza di rapporti, persino dentro una spiritualità nutrita dai sacramenti, ma anche in una continua macerazione spirituale, l'uomo cerca di portare anche la donna sul suo itinerario mistico, senza riuscirci, pur in uno scambio intenso di affetto. Non è un rifiuto di Dio da parte della donna, ma per lei l'accogliere Dio nel talamo coniugale si ferma al piano devozionale. Per lui, invece, deve essere coinvolgimento teologico, esperienza di unione al divino, deve essere gridare insieme, nell'amplesso, il nome di Dio e della sua donna. La forzata impotenza mistica genera in lui anche una temporanea impotenza sessuale. Il dolore arriva poi a segnare profondamente l'animo dell'uo¬ Adriana Zarri. L'ultimo romanzo della teologa si intitola «Quaestio 98. Nudi senza vergogna». A destra, Adamo e Eva di Masaccio

Luoghi citati: Masaccio, Parigi