«Il mio Agostino ucciso dal cinismo» di Giuseppe Zaccaria

Salerno, folla al funerale di Di Bartolomei. Dalla sua compagna nuove accuse al mondo del calcio Salerno, folla al funerale di Di Bartolomei. Dalla sua compagna nuove accuse al mondo del calcio «Il mio Agostino, ucciso dal cinismo» // «testamento» in un biglietto: le banche non mi aiutano Cercava finanziamenti per la sua scuola di giovani talenti SALERNO DAL NOSTRO INVIATO Como si dice in questi casi: ciao, campione? Qualche rievocazione scritta in fretta, ieri finiva così: adesso tra la folla che attende l'ultima discesa di Agostino Di Bartolomei, ad abbozzare questo messaggio c'è soltanto un ragazzino. Fa come allo stadio: allarga una sciarpa chiara sporcata con lo spray, dopo un attimo si guarda intorno e abbassa le braccia. Non è uno stadio, questa piazza battuta da un sole feroce, e nella chiesa in cui si è rifugiata la famiglia dell'ex grande calciatore echeggia qualcosa di più grave di una sconfitta. Se poi il silenzio della gente fosse suscettibile di trascrizione, il messaggio suonerebbe semplicemente così: ciao Agostino, povera persona per bene. Dovrebbe fare non più di millecinquecento abitanti, San Marco di Castellabate: e ciò significa che ad assistere a questo frettoloso, imbarazzato funerale (magari da lontano, come in certi momenti si conviene) olt:e al paese ci sono tutte le frazioni, e magari qualche paesino ancora. Di rappresentanze della metropoli, nessuna. Per qualcuno dev'esser risultato devastante il silenzioso e disperato modo che Di Bartolomei ha scelto per mandare a dire a certi ex amici della repubblica pallonara: ma quanto fate schifo. Sarà effetto del caldo, però la rappresentanza sportiva che s'infila alla spicciolata nella chiesa di San Marco Evangelista sembra paragonabile a una parata di vecchie glorie. Non stiamo parlando di sentimenti: a nobilitare il senso delle personali partecipazioni basterebbero le espressioni di Bruno Conti, il vecchio compagno di squadra, o dei vari Superchi, Pruzzo, Tancredi, Maldera, Chierico, Buriani, Nola. C'è Giuseppe Giannini, l'erede calcistico di «Ago». Ci sono l'ex vice presidente della Roma, Pasquali, l'ex arbitro Agnolin, che della Roma pochi giorni fa era diventato direttore generale, qualche giocatore della Salernitana, c'è Giorgio Tosatti, che del giocatore era amico personale. Guardate che strano: uccidendosi, per un attimo un ex campione trova i riflettori nuovamente puntati su di sé, e un attimo dopo il mondo che è stato costretto a puntarli distoglie imbarazzato lo sguardo. Chissà se i due gagliardetti, quelli di Roma e Milan, che escono precedendo la bara, saranno sufficienti come alibi. Intorno alla bara però c'erano i ragazzi della scuola calcio che Di Bartolomei aveva aperto. A chi è arrivato fin qui solo per raccontarvi l'imbarazzo di un ambiente colto drammaticamente in fallo, solo adesso viene in mente che si stanno celebrando le esequie di un suicida. Che un parroco, don Bruno Lancuba, abbia deciso di officiare comunque i funerali, è cosa che dimostra solo una grande sensibilità umana. Ha potuto farlo puntando sull'elemento burocratico: fino al tardo pomeriggio (anzi, fino a quando l'inchiesta giudiziaria sarà conclusa) non esiste prova che Di Bartolomei si sia ucciso. Anche se gli ultimi rilievi non lasciano DOPO UNA LITE A sinistra, l'ex ala della nazionale Bruno Conti porta la bara In basso, Agostino Di Bartolomei con la sua compagna, Marisa De Santis Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Castellabate, Como, Roma, Salerno