Un killer da Taranto per il governo belga

Andrea Angeli è funzionario Onu, con lui c'erano 3 musulmani Andrea Angeli è funzionario Onu, con lui c'erano 3 musulmani L'assassinio del ministro socialista Cools Un killer du Taranto per il governo belga Caschi blu su un blindato a Sarajevo Nella foto piccola, Andrea Angeli BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il primo ottobre 1991, alle otto di sera, due uomini entrano nel negozio di un barbiere a Taranto, in un vicolo della città vecchia. Le mani, coperte da guanti di plastica simili a quelli usati dai chirurghi, impugnano le armi. Nel piccolo negozio si scatena l'inferno. Il padrone Giuseppe Ierone cade in un lago di sangue. Con lui muoiono Cataldo Padula, Domenico Ferrara e Francesco Abbalsamo. La polizia crede ad un regolamento di conti tra clan rivali, e poco dopo mette le mani sui fratelli Caforio, e su Giovanni Pedone. Riconosciuti colpevoli, i tre vengono condannati a 30 anni. Dal giorno della strage sono passati quasi tre anni, ma il movente non è ancora stato scoperto. Ebbene, secondo un magistrato belga, il giudice istruttore Jean-Marc Connerotte, quella strage porebbe essere collegata all'omicidio di André Cools. Vice premier, poi ministro dell'Economia del Belgio, Cools aveva guidato il partito socialista vallone fino al 1981, ed era ancora l'uomo politico più influente di Liegi quando, alle 7,30 del mattino del 18 luglio 1991, fu abbattuto a pistolettate mentre usciva da casa assieme alla sua amante. Il giorno dopo, i giudici ricevono una lettera anonima che accusa un tal Richard Taxquet dell'omicidio. Ex poliziotto, di madre tarantina, Taxquet viene assunto nell'88 come autista del ministro delle Pensioni Alain Van der Biest (socialista, scrittore, figliol prodigo di André Cools), e dopo una fulminante carriera ne diviene il segretario personale. Ma Taxquet viene rilasciato, perché Van der Biest gli fornisce un alibi, che poi dovrà ritrattare. Il fatto è che Taxquet, assieme all'amico Pino di Mauro (nuovo autista di Van der Biest), Silvio De Benedictis ed altri italiani, gestisce un traffico di titoli rubati, i cui proventi sarebbero serviti a finanziare le campagne elettorali di Van der Biest. De Benedictis, zio di Taxquet, ha una compravendita d'oro a La Louvière, in Belgio, ma ò originario di Massafra, in provincia di Taranto, ed è cugino del barbiere Giuseppe Ierone, falciato nel suo negozio due mesi e mezzo dopo l'assassinio di Cools. All'inizio di luglio di quel fatidico '91 De Benedictis parte con la moglie Monique per le vacanze. La sua meta è Pulsano, a un tiro di schioppo da Taranto. L'11 agosto i due vengono raggiunti dai coniugi De Bock, che hanno un negozio di barbiere dirimpetto alla loro oreficeria, e che pure hanno partecipato al traffico di titoli. Secondo quanto ha raccontato la De Bock al settimanale Le Soir Il villaggio ins Illustre, Monique De Benedictis le disse: «E' accaduto qualcosa di grave di cui non bisogna parlare a Silvio. E' molto nervoso. André Cools è stato assassinato. Basta che non sia stato Pino» (Di Mauro). A scanso di equivoci, De Benedictis si fa tagliare e tingere i capelli dal cugino Ierone, e ingrassa di 15 chili: «Era totalmente irriconoscibile». Ma perché tante precauzioni? La De Bock ritiene che Cools fosse venuto a sapere dei titoli rubati, e dell'uso che ne faceva il suo ex pupillo Van der Biest, e voleva denunciarlo. «Taxquet si sentiva minacciato da Cools racconta la donna -. Venne a trovare suo zio Silvio De Benedictis, che lui considera come un padre. Attraverso Silvio pensava di poter trovare i killer e i 500 mila franchi (20 milioni di lire) che dovevano servire a pagarli. All'epoca, Taxquet non smetteva di ripetere "o io o Cools", e Di Mauro diceva che se i killer non avessero fatto il lavoro, l'avrebbe fatto lui stesso. I 500 mila franchi furono consegnati a Toxquet in presenza di Alain Van der Biest, quando vennero assieme a trovare De Benedictis». Ora, il giudice Connerotte è convinto che la strage dal barbiere a Taranto sia stata organizzata per mettere definitivamente a tacere i killer di André Cools. C'è un particolare curioso: quello dei guanti in plastica che gli assassini di Ierone lasciarono a terra dopo la strage. Dice la de Bock: «nel tsttembre '91 De Benedictis venne a chiederci diverse paia dei guanti che noi usiamo per tingere i capelli. Aveva, ci disse, un affare da sistemare. Monique ci disse che Silvio aveva fatto un salto a Taranto con Toxquet». De Benedictis, Todarello, Taxquet, Di Mauro: tutti sono stati più volte arrestati, e poco dopo liberati da un altro magistrato. L'ultimo caso risale a pochi giorni fa: De Benedictis è stato rilasciato dalla procura di Liegi, ed il giudice Connerotte ha subito spiccato un nuovo mandato d'arresto, eseguito martedì. orge