Fazio, doccia scozzese sul governo

Fazio, doccia scozzese sul governo Fazio, doccia scozzese sul governo «Bene la ripresa, ma attenti all'inflazione» ROMA. La ripresa economica c'è ma l'austerità deve continuare. Nella sede solenne dell'assemblea annuale della Banca d'Italia, il governatore Antonio Fazio ammonisce il governo a non ridurre la pressione fiscale, lo incita a tagliare le pensioni. I miracoli non esistono: se si tentasse di forzare la ripresa allentando il controllo sulla finanza pubblica, la Banca d'Italia sarebbe costretta a stringere i freni, con l'aumento dei tassi di interesse. E la «manovra correttiva» per riportare in linea il bilancio del '94 probabilmente sarà meglio che il governo la faccia, invece di evitarla. E' questa la seconda relazione annuale di Fazio, ma la prima interamente dovuta a lui, che il 31 maggio dell'anno scorso era governatore da appena tre settimane. Il cambio di stile si vede. Ed è anche la prima dopo il cambio del sistema elettorale e il cambio di maggioranza. Fazio si ritrae da ogni ruolo di supplenza politica, ma vuole fare fino in fondo il mestiere di banchiere centrale autonomo dal governo, come lo si fa in tutte le democrazie avanzate: difendere la stabilità della moneta, il risparmio dei cittadini, la corretta e seria gestione dell'economia. Certo il governatore sapeva che, così facendo, correva il rischio di essere arruolato tra gli oppositori della nuova maggioranza. Per evitare equivoci, nel suo discorso ha attentamente corretto fino all'ultimo momento i termini, sfumando e moderando. Loda l'operato del passato governo Ciampi, ma senza entusiasmo, perché non suoni critica all'attuale. Critica la recentissima sospensione della legge Merloni per moralizzare gli appalti, ma comprendendone i motivi. E indirizza un lungo elogio a Lamberto Dini, da numero 2 della Banca d'Italia diventato ministro del Tesoro di Berlusconi. «Fine ultimo dell'economia non può che essere la parteci- UN CORO DI SI' IROMA L governo accoglie freddamente le considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia, ma da sindacati, imprenditori ed economisti arriva un coro di consensi. Approvano il suo monito al rigore, al risanamento dell'economia nazionale attraverso investimenti produttivi e non con un incontrollato rilancio dei consumi. Un sì convinto dal presidente della Fiat, Giovanni Agnelli che condivide l'accento di Fazio sulla necessità di vigilare con attenzione sulla spirale inflazionistica. Gli investimenti devono riprendere ma, ha detto Agnelli, «occorre vigilare sui consumi: ci vuole una certa attenzione perché non scoppi l'inflazione». E la ripresa effettiva si debba basare sul controllo dei prezzi trova concordi gli industriali. A partire da Luigi Abete, presidente della Confindustria, secondo cui la relazione di Fazio è «fortemente condivisibile, coerente anche con le posizioni e le previsioni che la Confindustria ROMA I ministri in carica, per tradiI zione, all'assemblea della Banca d'Italia non vanno. Ma in quest'alba di Seconda Repubblica faceva un certo effetto, ieri mattina, il fitto parterre del salone di via Nazionale con tutti gli «ex» del governo Ciampi - a cominciare da lui - schierati nelle primissime file, accanto a molti esponenti dell'opposizione (da Violante a Napolitano a Cavazzuti, a Visco). E quasi nessuno tra i volti noti del «nuovo». Sembrava un idillio, quello tra Bankitalia e Palazzo Chigi. Ma cos'è successo tra Fazio e Berlusconi? 0 - quantomeno - cosa sembra che sia successo, e a chi lo sembra? Per capirlo può essere utile ricordare un recentissimo grido di gioia, quell'«hip hip hurrà», lanciato da Giancarlo Pagliarini, neo-ministro del Bilancio, l'I 1 maggio scorso: la Banca d'Italia, seguendo la Germania, aveva ridotto di mezzo punto il tasso di sconto. Gianni Letta in persona aveva portato la buona novella a Berlusconi, nel bel mezzo della prima riunione del Consiglio dei ministri. Era sembrato il classico «cocktail di benvenuto». Qualcuno, in Fininvest - il gruppo con- pazione alla produzione della ricchezza nazionale di tutti coloro che sono in grado di dare un contributo con il proprio lavoro» è il principio guida a cui Fazio si ispira, ben diverso dal gelido monetarismo dei governatori di altre banche centrali. Ma per dare un lavoro a tutti non esistono scorciatoie. Niente finanza allegra. Solo se la ri¬ LA FINE DELL'IDILLIO ROMA presa non riaccenderà l'inflazione porterà posti di lavoro stabili, e non effimeri. La Banca d'Italia, «pur continuando ad agire a sollievo della congiuntura e dell'occupazione, è attenta a prevenire pressioni sui costi e sui prezzi». «Nell'attuale delicata fase di passaggio - queste le esatte parole del governatore - e nella trollato da Berlusconi - l'aveva definito un «consiglio per l'acquisto» del governatore per Palazzo Chigi. Da ieri, invece, quei tre o quattro passaggi cui Fazio ha affidato il «monito» dell'istituto contro la cultura del «miracolo» - tanti consumi, tanto benessere, tanto lavoro e meno tasse per tutti - hanno avuto il potere di trasformare quel cocktail in un beverone di aceto. Per la maggioranza, naturalmente: perché lo stesso composto è sembrato nettare all'opposizione. «Mi meraviglia il coro di consensi da sinistra per le considerazioni del governatore»: è toccato a Raffaele Della Valle, presidente dei deputati di Forza Italia, il compito di sintetizzare con diplomazia il Fredda la maggioranza sul monito di Bankitalia e Gasparri mette il veto «No a Padoa Schioppa» Il ministro del Bilancio Pagliarini sperata, ma anche prevedibile, espansione dell'attività economica è necessario proseguire nell'indirizzo di contenimento del disavanzo pubblico e di riduzione dell'inflazione». Ed ecco la frase chiave, tra tutte le 29 pagine delle «Considerazioni finali»: «Una ripresa che si configurasse troppo rapida e incentrata sui consumi richiederebbe immediati correttivi nella politica di bilancio». Quanto più la ripresa sarà vivace, sorretta da una fiducia tutta nuova, come il governo si augura, tanto più saranno necessarie altre misure di austerità. Sì dunque alle misure per favorire gli investimenti, no a una riduzione della pressione fiscale complessiva. Le nostre

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