Il fiore che mangia la musica di Marina Verna

Scienziato francese nutre le piante con melodie alle proteine Scienziato francese nutre le piante con melodie alle proteine Il fiore che mangia la musica CHE le piante amino la musica lo sanno tutti i pollici verdi che le fanno vivere in un bagno di armonie. Ma il francese Joél Sternheimer ha fatto molto di più: ha composto specifiche melodie, che sono la trasposizione sonora di alcune proteine deputate alla crescita e alla respirazione. Sternheimer è un eccentrico, che ha fatto ottimi studi: matematica e fisica dei quanti all'Università di Princeton, pianoforte e composizione al conservatorio. La sua scoperta è talmente credibile che un importante industriale svizzero ha finanziato il brevetto internazionale, prevedendo lucrose applicazioni in agricoltura e nell'industria tessile. 40601 9771122176003 Usando un sintetizzatore, Sternheimer ha difatti tradotto in suoni le vibrazioni che avvengono a livello molecolare quando le proteine assemblano gli aminoacidi di cui sono costituite. Ogni nota corrisponde a un aminoacido e tutta la composizione equivale a una proteina. L'intera composizione è brevissima, meno di trenta secondi. Le sette battute pubblicate sull'ultimo numero di New Scientist danno l'idea di un motivo molto gradevole anche all'orecchio umano. Quando la pianta «sente» questa musica, viene stimolata a produrre una quantità maggiore di proteine. La durata della nota corrisponde al tempo reale in cui è di scena ogni singolo aminoacido. In genere, si suonano quattro aminoacidi al secondo. Le quartine che si succedono evocano una danza: ogni elemento si presenta, viene assemblato e cede il passo al successivo. Il brevetto riguarda per ora la melodia di quattro proteine: due sono coinvolte nella respirazione, una regola l'assorbi¬ mento del calcio nei muscoli e l'ultima è deputata alla fabbricazione dei pigmenti che danno il colore. Ancora una volta, la pianta-cavia è il pomodoro, una delle coltivazioni più semplici da capire e meno complesse da manipolare. Sternheimer sostiene che le sue melodie hanno prodotto pomodori grossi due volte e mezzo quelli delle piante normali, rimaste in mezzo ai soliti rumori. Pare che alcuni frutti siano addirittura più dolci. I motivetti suonati erano quelli della crescita, ai quali era stato aggiunto sperimentalmente un composto che dà il profumo, non ancora brevettato. In tutto, sei proteine in musica, per una durata di tre minuti al giorno. Sternheimer sostiene anche di essere riuscito a bloccare un'infezione della pianta suonando le note che inibiscono gli enzimi essenziali al virus. Per battere la malattia bastano note brevissime, suonate una sola volta. Marina Verna