La Torre sta raddrizzandosi

La Torre La Torre POVERA Torre di Pisa. Guarisce di qualche millimetro l'anno ma perde i pezzi, rosa dall'inquinamento e minacciata dalle erbacce. L'ultimo a cadere, in aprile, è stato il frammento di un capitello della colonna numero 11 della prima loggia: un blocco di marmo della grandezza di un mattone, subito raccolto da una guardia notturna. In piena cura di raddrizzamento (mancano due metri prima che l'asse verticale vada fuori dalla base rendendo inevitabile il crollo, ma il movimento è lentissimo, un millimetro l'anno, e i contrappesi hanno permesso di recuperare un centimetro), la Torre aspetta il giorno lontano in cui si riaprirà ai turisti e tornerà a valere l'anatema secolare per il quale gli studenti, se vogliono laurearsi, non devono toccarne mai la cima. La caduta dei frammenti preoccupa ma c'è ottimismo sul raddrizzamento. L'inclinazione è infatti la stessa di 15 anni fa grazie alFapplicazione dei contrappesi e il risultato viene definito senza tanti giri di parole «insperato» dallo stesso presidente del Comitato internazionale di esperti che ha preso in cura il monumento, Michele Jamiolkowski, del Politecnico di Torino. Il quadro è così positivo che a Pasqua è stato possibile a far suonare di nuovo le campane, che erano mute da due anni: da quando cioè fu scoperto che anche le loro vibrazioni potevano pregiudicare la stabilità del monumento. «Dall'inizio dell'anno - spiega Jamiolkowski - la Torre si è raddrizzata di due millimetri e la pendenza si è ridotta complessivamente di un centimetro e mezzo rispetto al giugno del 1993 quando vennero messi i contrappesi. Entro la fine dell'anno si dovrebbe guadagnare ancora qualche millimetro, poi l'opera di raddrizzamento dovrà essere interrotta». Difficile dire che cosa succederà a questo punto. Quasi certamente il risultato raggiunto potrebbe spingere il comitato a prendere in maggior considerazione l'ipotesi dell'applicazione dei 10 ancoraggi, ma potrebbe anche essere adottata la via della sottoescavazione - cioè togliere terreno dalla parte opposta alla pendenza - o della subsidenza, agendo sulla falda freatica sottostante. Ancor meno è stato deciso per i visitatori. La Torre, chiusa quattro anni fa durante una diretta tv condotta da Raffaella Carrà, continua ad attirare migliaia di turisti che devono accontentarsi di guardarla con il naso in su: il comitato che diri ge i lavori non si è ancora espresso sulla possibile data di riapertura. La caduta dei pezzi del capitello ha creato molto allarme Se è vero che non è stato nulla di grave, è vero anche che quel pezzo di marmo ha confermato un timore: cioè che da quando la Torre è stata chiusa la manu tenzione non sia più quella di prima. I controlli continuano ad essere eseguiti con rigore, ma il fatto che i guardiani non accompagnino più i visitatori, ne ha ridotto il numero e la frequenza. C'è poi anche un altro aspetto che preoccupa: la manutenzione delle parti restaurate. A ben vedere, il monumento è tutto ritoccato e ovunque, da anni, sono state installate cerchiature e perni per evitare che i pezzi di marmo si stacchino. Colpa dell'inquinamento che sfalda il marmo, ma colpa, dicono in molti, anche delle piante che si insinuano tra le fessure, anche se il presidente dell'Opera della Primaziale, il professor Ranieri Favilli, lo esclude seccamente. «Non credo che la caduta dell'ultimo frammento sia da imputare all'azione delle erbacce. Il pezzetto di capitello era molto esterno, per cui poteva sfuggire al controllo dei sorveglianti. Fra l'altro la parte dove è avvenuto il distacco non subisce nemmeno l'azione di lavaggio naturale a cui viene sottoposto l'altro lato: risulta così aggredita dallo smog e dai licheni che da tempo sono annidati sui monumenti della piazza e questo peggiora senz'altro la situazione». Ci sono poi anche altri problemi. Come quello dell'originalità dei pezzi. «Nella parte esterna della Torre, soprattutto per quel che riguarda i colonnati, alcuni pezzi non sono originali e due capitelli per esempio - racconta ancora Favilli - sono custoditi in altrettanti musei: uno in quello dell'Opera, l'altro in un museo privato. Come mai? Chissà cosa accaddeva duecento-trecento anni fa. Fatto sta che addirittura alcune colonne sono finite chissà dove e ho sentito dire che tantissimo tempo fa si provò a ricomprare un originale: la cifra richiesta però fu così esosa che fu impossibile arrivare ad un accordo». Il problema principale resta però quello della stabilità. «La situazione statica della torre spiega il professor Luca Sanperolesi ordinario di Tecnica delle costruzioni all'Università di Pisa - non lascia del tutto tranquilli. E' vero, non esiste alcun elemento concreto che ci faccia considerare imminente il pericolo del crollo, ma il guaio è che può anche non accadere nulla di particolare che lo faccia prevedere». Dai primi del Novecento e soprattutto negli ultimi cinquant'anni, i rapporti sulla condizione della Torre hanno riempito intere biblioteche. Formule, equazioni e grafici che hanno preso in esame milioni, anzi miliardi di variabili che neppure i computer del Cnr riescono a sintetizzare in una previsione che indichi con certezza l'istante del collasso. Per questo, mentre vanno avanti i lavori di raddrizzamento, al primo piano del campanile continua a funzionare una centrale di allarme alla quale fanno capo le centinaia di sensori distribuiti nei punti critici. I dati vengono confrontati ventiquattro ore su ventiquattro con una seconda centrale dove un ingegnere capo, quattro funzionari e tre tecnici sono a loro volta in contatto con un gruppo di studio dell'Istituto di geodesia e fotogrammetria dell'Università di Pisa. Quest'ultimo staff ha il compito di gestire altri sensori che rilevano ogni dato relativo all'umidità del terreno e al livello della falda. Una maggiore o minore percentuale d'acqua incide infatti notevolmente sulle condizioni statiche della Torre e - dice uno di questi esperti «C'è un punto di viscosità del terreno oltre il quale si aggrava il pericolo di slittamento. Ma anche una eccessiva secchezza è pericolosa, perché con la siccità il terreno diventa più fragile e più sottile e aumentano i pericoli di sprofondamento». Solo questi i guai della Torre? No; a complicare le cose oltre allo sprofondamento c'è anche una tendenza alla rotazione. Come dire che per di più il campanile cerca di avvitarsi lentissimamente su se stesso. Giovanni Neri

Persone citate: Favilli, Giovanni Neri, Jamiolkowski, La Torre, Luca Sanperolesi, Michele Jamiolkowski, Raffaella Carrà, Ranieri Favilli

Luoghi citati: Pisa, Torino