Prossimamente di Clara Sereni
Prossimamente Prossimamente CAVAZZONI E VERONESI TRASLOCANO DA FELTRINELLI EELTRINELLI fa poker e prende il piatto: dentro, quattro narratori italiani dell'ultima o penultima generazione, due dei quali mondadoriani. Dopo la già nota «fuga» da Giunti di Clara Sereni che «produrrà» nel '95, Ermanno Cavazzoni lascia Bollati Boringhieri insieme al suo Vite brevi di idioti in uscita a settembre perché «mi pare più giusto per via Andegari»; e da Segrate arrivano Silvia Ballestra con un «pacchetto» di nuove prodezze di Anto Lu Purk pronto in autunno e Sandro Veronesi impegnato in un romanzo che si annuncia come svolta di carriera, previsto per l'anno prossimo. Transumanze? No, traslochi: motivati (magari Cavazzoni a parte) da quel bisogno di «sentirsi a casa» che, nel villaggio delle lettere, comincia a premere con una certa forza «in un momento come questo». Bisogno che risulterebbe più urgente tra i mondadoriani? Dice Veronesi appena: «Sono più sereno, dopo la mia decisione». Un'imboscata dalla Cina «Era l'anno 1939... Mio padre, progenie di un bandito, aveva poco più di quattordici anni. Stava andando con la truppa del comandante Yu Zhan'ao, sulla strada Jiao Ping a tendere un'imboscata a un convoglio giapponese...»: incipit di Sorgo rosso di Mo Yan, sì probabilmente una sorta di «Cent'anni di solitudine» cinese, 500 pagine arrivate sinora a noi in piccola parte, solo attraverso le immagini del film di Zhang Yimou e ora annunciate per fine ottobre da Theoria nella prima traduzione italiana costata 6 anni di lavoro a Rosa Lombardi. Nell'aria di Cina sempre più presente anche nel nostro universo editoriale (che ha appena ospitato Acheng del quale Theoria pubblica in giugno Strade celesti dopo averlo proposto con Vite minime e La trilogia dei re e che attende l'arrivo di Jung Chang con i suoi Cigni selvaggi imminente da Longanesi, avanguardia di un drappello di notevoli scrittrici del dopo Tienanmen) l'epopea di Mo Yan, il suo «affresco fiammeggiante degli ultimi decenni di storia cinese» visti dalla parte del mondo contadino, sarà un passaggio da non perdere, per entrare nell'immenso travaglio di quei figli di Mao che sognavano e morivano tra «distese di sorgo rosso» scintillanti «come mari dì sangue...». I poeti «nuovi» di Ottieri Per Longanesi Ottiero Ottieri sta scrivendo «tra poesia e prosa attorno alle quali si avvinghiano cose dell'attualità.,.» (un romanzo?, un poema?); per Federica Olivares è impegnato in un curioso volontariato, portare poeti «nuovi» alla piccola collana «Carmen» appena nata con Rituali d'amore di Giuseppe Andrea Legrenzi, subito segnalata al Lerici e rigorosamente destinata (rischio enorme) a non poeti per professione, preferibilmente a manager etc. Ottieri ha già in mente una poetessa e un avvocato-poeta meridionali («la mia mania del Sud»): improvviso ruolo da talent scout che non pare solo amicizia, ma anche esorcismo verso il «negativo di oggi». Bancarella a due velocità Chissà se andrà davvero così. Se i librai pontremolesi inventori del premio Bancarella, destinato al romanzo più venduto dell'anno, a luglio dovranno, cifre alla mano, dare la palma a II cliente di John Grisham (Mondadori). Perché, sino a pochissimo fa, era La variante di Lunéburg di Maurensig (Adelphi) a occupare un primo posto abbastanza distaccato dalle posizioni degli altri finalisti (oltre a Grisham, la Sanvitale e Waller, Battaglia e Mosca). Bizzarra mobilità nell'immoto mercato librario italiano. Mirella Appiatti
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