VENDETTE AL FEMMINILE

VENDETTE AL FEMMINILE VENDETTE AL FEMMINILE Vincoli segreti» di Grazia Livi « CI sembra che la lezione fiorentina di Anna Banti filtri in modo deciso in questi racconti di Grazia Livi, raccolti sotto il titolo Vincoli segreti. Un titolo che e già una sorta di manifesto di poetica, nel senso che il tema conduttore di queste diciotto brevi storie è il legame saldo e insieme sotterraneo che lega tra loro uomini e donne. Lo sguardo femminile è il protagonista vero della narrazione, ferito e mai consolato o rassicurato dal contatto con la realtà. Uno sguardo che percepisce il quotidiano come una «camicia intessuta di ansietà e cure», un paesaggio soffocante e inevitabile. Nella ripetizione dei riti domestici la donna, moglie, madre o amante, esaspera la ricerca dell'ordine per sfuggire in qualche modo al dolore, agli scacchi esistenziali. La sua lacerazione, silenziosa e segreta, nasce dalla ruvidezza con cui i maschi calpestano il mondo, dalla loro noncuranza e superficialità nei confronti degli affetti. La rivincita della letteratura è evidente nella stupenda e perfida vendetta che la scrittrice attua già nel titolo dei racconti, «un padre di carta», «un lontano», «un assente», «un complice», «un perduto», «un trasognato», «un fuggitivo», «un seduttore». Anche nello sviluppo di ogni storia il maschio viene relegato a presenza indeterminata, a pedina anonima ed equivalente di un gioco crudele dove a soffrire è soltanto il cuore femminile. Perfetti nel disegno e nel linguaggio i primi due racconti, «Un ragazzo coi riccioli», che narra l'incanto di una donna matura di fronte alla semplicità e alla naturalezza dei gesti di un giovane barista, fotografato nell'atto di «fare caffè, sciacquare bicchieri, asciugare tazze e piattini», e «Un figlio spiato», dialogo difficile tra una madre appassionata di li- bri e un figlio videodipendente. Nel primo caso il piacere silenzioso di piccoli innamoramenti diventa scoperta della bellezza del vivere, nel secondo la passione per i libri, considerati come isole dell'oblio e del conforto, contagia col tempo anche il figlio, spiato mentre legge nella sua camera. La madre che dialoga col ferro da stiro per compensare il mutismo del figlio («Un recluso»), la donna manager che si sottopone al rito dell estetista e rimane sola in casa in attesa di una telefonata che non arriva («Un padre di carta»), la vedova che va a trovare il marito sulla tomba («Un assente»), la crisi depressiva della moglie di un uomo d'affari («Un perduto»), la madre che spia le fantasticherie di un bimbo alla finestra («Un trasognato»), sono situazioni in cui, come scrive Marisa Bulgheroni nel risvolto di copertina, «una donna si fa amorosa cacciatrice non di corpi soltanto, ma di quelle fugaci scintille d'eterno che il corpo amato irradia e incenerisce nel suo percorso». La migliore creatura Memorabile l'incontro con Rubinstein, avvertito dalla giovane intervistatrice come «un complice» per il fatto di trovarsi di fronte non tanto il geniale pianista, ma semplicemente un uomo di settantacinque anni innamorato della vita che sente il pubblico come una persona sola, «la migliore creatura seduta in sala». L'incontro con un'amica che non rivede da molto tempo diventa il pretesto per rievocare il primo amore, un'esperienza difficile da cancellare perché «si invecchia per scoprire che la più grande banalità è vera». Grazia Livi rischia molto nel taglio autobiografico del racconto, ma si tratta di un'autobiografia molto particolare e anomala che, quando non eccede nel ripiegamento su di sé e si distende nel dettaglio dei piccoli gesti quotidiani, disegna con tenera crudeltà una serie di padri, figli, mariti e amanti, ridotti a creature fredde e meccaniche, indifferenti e insensibili. Sembrano farfalle trafitte dalle punte di spillo della sua scrittura. Massimo Romano Grazia Livi Vincoli segreti La Tartaruga pp. 239, L 28.000 rwiif'iiùisMsisisisMsisieisiaai

Persone citate: Anna Banti, Grazia Livi, Marisa Bulgheroni, Massimo Romano, Rubinstein