IL PITTORE DI SARAMAGO PERDE I COLORI di Angela Bianchini

IL PITTORE DI SARAMAGO PERDE I COLORI IL PITTORE DI SARAMAGO PERDE I COLORI Il Portogallo «soffocato» daSalazar SRITTO nel '77, il Manuale di pittura e calligrafia di José Saramago (pubblicato oggi in Italia) precede tutti i libri che hanno reso celebre questo grande autore portoghese, tra i quali ricorderemo soltanto la Storia dell'assedio di Lisbona. Una terra chiamata Alentejo e II Vangelo secondo Gesù. Quantunque trascurato, fino a oggi, . dall'editoria italiana, il Ma- I nuale è un libro importante, perché come osserva giustamente Rita Desti, portoghesista, oltre che bravissima traduttrice di Saramago, vi si trovano, almeno adombrati, i temi che avranno poi drammatico svolgimento più tardi. A riunirli e la figura di un uomo solo; pittore non mediocre (cosi lo indica, in modo un po' impreciso, il risvolto di copertina) ma piuttosto insignificante, il quale diventa però, come sempre accade nelle opere di Saramago, artefice e interprete della Storia. E la Storia, in questo caso, è l'atmosfera soffocante, ma crudele del totalitarismo di Antonio de Oliveira Salazar. Quando inizia la vicenda del Manuale, vale a dire nel 1973, il regime volge ormai alla fine, ma H., naturalmente, non può saperlo e, anzi, la sua stessa insofferenza alla carriera di ritrattista alla moda, nasce proprio dalla convinzione che nulla potrà mai mutare. Tra le pagine più interessanti del romanzo sono quelle dedicate all'industriale S., soggetto di un quadro che H. invano tenta di portare a termine e che segna, invece, il suo convertirsi da pittore a scrittore (di qui il senso della calligrafia e della pittura, al tempo stesso simili e diverse). Scrive H.: «S. è un individuo assolutamente normale: è di statura media, solido, in perfetta forma (a quanto vedo) per i quarantanni che dimostra. Possiede... l'orografia del viso cui gli uomini aspirano perché il cinema ameri¬ José Saramago: Bompiani traduce il suo «Manuale di pittura e calligrafia» cano l'ha divulgata e perché fa coppia con un certo tipo di donna dai capelli lunghi, ma che forse non vale la pena di mantenere (il viso, non la donna) per più di un flash fotografico: perché la vita è fatta soprattutto di banalità, di pallore, di barba mai rasata o magari lunga...». Il modello umano di S., faccia o facciata infida, perché troppo levigata, muove H. alla ribellione e lo spinge a abbandonare la pittura che, in certo senso, lusinga e copre il mondo di S. Al suo posto, sceglie la scrittura, nella speranza di scoprire una verità che non è tanto di S. quanto di se stesso. Abbiamo dunque una curiosa e divagante introspezione che mescola presente e passato, e anche, con felice ritmo narrativo, la grande pittura filtrata attraverso un bellissimo viaggio in Italia. Ma rappresenta soprattutto la ricerca del «vero luogo natio», quello dove, secondo l'intuizione di Marguerite Yourcenar, «per la prima volta, ognuno di noi ha posato uno sguardo consapevole su se stesso». Per H. questo era accaduto durante la guerra di Spagna, quando la polizia l'aveva sorpreso a maneggiare dei fogli di propaganda antifascista: un episodio che negli anni suc¬ cessivi egli aveva fatto di tutto per dimenticare, e una città, Lisbona, che aveva poi deliberatamente estraniata. Il 25 aprile 1974, giorno della «rivoluzione dei garofani», concede al pittore cmquantenne, con l'insorgere di Lisbona, anche una giovinezza nuova che è di amore e pittura ritrovati. A vent'anni precisi di distanza da quella data, non sappiamo con esattezza come Saramago veda «il luogo natio»: infatti, trasferitosi di recente nella bellissima isola di Lanzarote, ha dichiarato di non amare e di non riconoscere più Lisbona: «Una città che non comunica, rumorosa, piena di inquinamento, aggressiva, con un traffico infernale». Ma sono dichiarazioni che non escludono affatto frequenti ritorni. Il pessimismo di Saramago è così conclamato da fargli concludere: «A volte mi chiedo se non sono così ottimista da potermi permettere il lusso di essere altrettanto pessimista». Angela Bianchini ^sé Saramago anuale di pittura e calligrafia traduzione di Rita Desti Bompiani, pp. 264, L 28.000

Luoghi citati: Italia, Lisbona, Portogallo, Spagna