Tutti i carati dell'oro di Scozia di Mario Ciriello

Il whisky ha 500 anni: il suo «certificato di nascita» fu la prima di una lunga serie di tasse Il whisky ha 500 anni: il suo «certificato di nascita» fu la prima di una lunga serie di tasse Tutti i carati dell'oro di Scozia Da Bogart a Churchill: storia dei santi bevitori 7S| LONDRA ^ ONO soltanto poche parole m su un registro dello ScacI | chiere scozzese, la descri- ^ I zione di un bene da tassare. Un anonimo, meticoloso scrivano informava che «otto contenitori di malto» erano stati consegnati a un certo Frate John Cor, malto «di cui si sarebbe servito per produrre aquavitae». Data: 1494. Cinquecento anni fa, insomma; un anniversario che, in questi giorni, è ricordato qua e là per il mondo con gioiosi brindisi. Si ricorda e si celebra la «nascita» del whisky, di questo liquore antichissimo e modernissimo, del suo secolare viaggio dalle misere casupole dei contadini ai bar cosmopoliti, ai panfili di lusso, ai centri del potere finanziario. L'aureo fiume del whisky non conosce frontiere. E' «certificato di nascita» per modo di dire, quel documento del 1494, è piuttosto la prima registrazione ufficiale di un prodotto che, con ogni probabilità, già esisteva da alcuni secoli. Quel che è certo è che verso la fine del 1400, il fisco scopri nel whisky una tacile fonte di entrate e io colpi, per molto tempo, con avidità insaziabile. La piccola e fragile industria locale delYaquavitae quasi non sopravvisse a questi salassi, che si inasprirono quando, nel 1707, la Scozia si unì all'Inghilterra. Sì, aquavitae, perché questo è il significato letterale di whisky. Acqua della vita, in latino, così erano chiamati in passato numerosi alcolici: e scozzesi e irlandesi tradussero fedelmente la parola nelle loro favelle celtiche, uisgebeatha. Abbreviata e anglicizzata, uisgebeatha divenne whisky. Nel brindare a quei 500 anni di storia, un giornalista scozzese commenta: «In realtà bisognerebbe alzare il calice anche alla fillossera». La fillossera? Proprio così, è un caso di mors tua vita mea. Fino alla metà dell'800, il consumo di whisky a Sud del muro di Adriano, in Inghilterra, era assai modesto. Invano, i grandi produttori scozzesi, i «baroni del whisky», come Dewar, Haig e Buchanan, tentavano di invadere il ricco mercato inglese, le resistenze erano insuperabili. Gli inglesi preferivano due altri drinks: il popolino si sbronzava con il gin, consumato in quantità spaventose, epidemiche; i borghesi e l'aristocrazia si inebriavano con il brandy, un'acquavite di vino. Così, fino al 1860. In quell'anno, una catastrofe si abbatté sulla Francia, l'arrivo della fillossera. Migliaia di vigneti furono devastati, le esportazioni di cognac (ovvero di brandy) quasi cessarono. Gli scozzesi sfruttarono il disastro francese con astuzia e abilità, convinsero i partiti britannici a placare la loro sete con il whisky e, poiché l'esempio nei costumi viene sovente dall'alto, non passò molto che la maggioranza degli inglesi divorziò dall'introvabile brandy e dal grezzo gin e sposò il whisky scozzese. I «baroni del whisky» non si appisolarono su questi allori, cercarono nuovi mercati, li scoprirono e li sedussero. Trionfanti, celebrarono l'arrivo del ventesimo secolo consapevoli che la loro «acqua di vita» aveva adesso il dono dell'ubiquità. Da allora, in quasi un secolo di espansione ininterrotta, il whisky scozzese è divenuto oro liquido. Le vendite all'estero di questo liquore rendono allo Scacchiere del Regno Unito più di un miliardo di sterline l'anno, è la quinta esportazione britannica. Lo si beve ovunque, in ogni angolo del pianeta. In Francia si beve più whisky in un mese che cognac in un anno. Calcoli meticolosi e pignoli hanno stabilito che in Norvegia si beve una bottiglia di whisky ogni sette secondi, negli Stati Uniti una ogni decimo di secondo. Nella scia del successo scozzese, sono avanzati tutti gli altri whisky, il canadese, l'americano e l'irlandese. In Irlanda, dove whisky acquista una «e» e si scrive whiskey, esiste tuttora quella che è forse la più antica distilleria, a Bushmills, nel Nord dell'Ulster, vicino alla costa. Agli amanti della storia il whisky offre delizie di ogni sorta: fatti, personaggi e aneddoti a iosa. Pochi, pochissùni saiuio che il liquore attizzò persino un conflitto, la whisky insurrection. A «insorgere» nel 1794 furono gli agricoltori della Western Pennsylvania, decisi a non pagare una tassa imposta dal governo federale sul whisky di grano. Il conflitto acquistò presto una vitale dimensione politica. Erano gli anni in cui molti, moltissimi, nella giovane repubblica, giudicavano eccessivi ì poteri del governo federale, per cui vigorose furuno le proteste quando il presidente Washington inviò nella regione 13 mi- jack London incominciò a bere per sentirsi «macho» A destra: Winston Churchill lotato Churchill, sulla sua carrozzella, fino alla tea-room della Camera dei Comuni. Lì, domandò al vegliardo, infermo, semiaddormentato: «Desidera una tazza di tè, sir?». Churchill aprì gli occhi e ruggì: «No, idiota. Portami un doppio whisky». E come è possibile celebrare questo anniversario senza narrare la spassosa storia immortalata da un romanzo di Compton MacKenzie e dal film Whisky Galore? Whisky Galore significa whisky a bizzeffe, a profusione, ovvero tutto quel whisky, ben 20 mila casse piene di bottiglie, che viaggiava, nel '42, su un vascello, al largo della costa scozzese. Una bufera impala la nave sulle scogliere di South Uist, una remota isola delle Ebridi, gli abitanti, felici, recuperano le migliaia di bottiglie, le nascondono nei luoghi più reconditi e cominciano una sbronza collettiva che durerà alcune settimane, fino all'arrivo di poliziotti e doganieri. I rappresentanti dello Stato arrestano 21 isolani e scovano parte del carico. Oggi, a 52 anni dal fatto, migliaia di bottiglie giacciono tuttora sull'isola, scolpite qua e là, in recessi ormai dimenticati. Si potrebbe continuare per pagine e pagine, in questi 500 anni di vita, il whisky, come tanti altri vini e cibi famosi, ha composto un scintillante e delizioso curriculum vitae: e nonostante la sua età è più che mai un drink irrequieto e mutevole, con quegli scaltri produttori scozzesi pronti a stimolare, a stuzzicare e a soddisfare tutti gli snobismi internazionali. Come dice un editoriale del Times: «La Scotch Whisky Association è assidua nel propagare i miti e i malti di una bevanda che ormai ha acquistato lo status mistico di certi vini». Uno status che in Giappone ispira quasi venerazione. Al duty-free di Hong Kong, i businessmen nipponici fanno la coda per acquistare uno speciale Johnny Walker Blue Blue Label. Prezzo: 100 sterline la bottiglia, quasi 250 mila lire. Mario Ciriello Humphrey Bogart: uno dei «bicchieri» più famosi d'America

Persone citate: Bogart, Buchanan, Churchill, Dewar, Haig, Humphrey Bogart, Johnny Walker Blue, Winston Churchill