«I vip hanno truffato il Casinò»

Complici alcuni croupiers, baravano sulle puntate: in un solo anno la casa da gioco perse 15 miliardi Complici alcuni croupiers, baravano sulle puntate: in un solo anno la casa da gioco perse 15 miliardi «I vip hanno truffalo il Casinò» Scandalo a Cannes, Ljuba Rizzoli in tribunale Il pm: è stata lei a trarre maggior profitto dal trucco Se l'accusa sarà provata la vedova dell'editore Andrea rischia il carcere La vita consacrata alla roulette Neanche il marito riuscì a vietare all'ex mannequin il tavolo verde PARIGI putato - fosse il suo uomo. Curioso personaggio, monsieur Rolland. Ex calciatore nell'Olympique Marseille, allenò in serie A squadre prestigiose (Bordeaux), senza disdegnare ruoli manageriali. Ma nella sua personale «febbre del gioco» il pallone arrivava secondo. In coppia con la signora Ljuba o solo, a varie riprese sbancò la cassa. C'era il trucco, ipotizzano oggi i giudici. Dalla loro, lunghe indagini e qualche confessione di «pentiti». Per dieci giorni i] tribunale proverà a far luce sulla misteriosa vicenda. Poi il verdetto. Se fosse colpevolezza, l'ancor charmante Ljuba dovrà scongiurare lo spettro del carcere. Finora quale unica «prigione» aveva il doratissimo esilio a Cap Ferrat, dove Andrea Rizzoli le comprò una splendida, inaccessibile villa. Tra i vecchi frequentatori troviamo sceicchi, principi, nomi come Gaetano Caltagirone, Giulio Andreotti... Di che far sognare, insomma, l'ex modella con aspirazioni da attrice. Il prestigioso matrimonio le schiudeva frequentazioni e lussi fino ad allora inconcepibili. Ma già le cronache d'allora ce la descrivono rosa da un tarlo cieco: il tavolo verde. Era lei ad accompagnare l'ormai anziano marito nei Casinò facendosi piano piano contagiare o il contrario, con l'editore che la seguiva implacabile per evitarle onerose follie? Come quando - dicono - si sfilò orecchini in smeraldo per gettarli sul tapis vert. Nes- DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La vedova di Andrea Rizzoli - Ljuba - barò per mesi sul tavolo verde a Cannes incassando somme da capogiro, complici alcuni croupier. Lo sostiene il pubblico ministero nel processo per truffa apertosi ieri contro l'ex mannequin lombarda (oggi ha 62 anni), il suo amico Rolland Courbis e altri 17 personaggi che frequentavano il lussuoso «Palm Beach». Un'accusa non da poco. Il Casinò avrebbe perso in un solo anno -1'88 - ben 15 miliardi causa pratiche fraudolente prima di smascherare il personale infedele e insospettabili Vip, tra cui Ljuba occupa la «pole position». Il meccanismo era semplice. I francesi lo chiamano «baronnage». Niente a che vedere con la «noblesse». «Barone», in argot, significa «protettore». La signora Rizzoli - affermano i testimoni aveva l'abitudine di «giocare all'italiana» cioè puntando le fiches mentre risuona il «Rien ne va plus». Ma fin qui sarebbe un peccatuccio scaramantico, veniale. Pare tuttavia - almeno così afferma l'accusa - che i croupier nascondessero con nonchalance la giocata (bastava una mano, o l'avambraccio), spostandola poi sui numeri vincitori. Non rimaneva quindi che spartirsi il bottino. Ljuba Rizzoli nega qualsiasi responsabilità nel raggiro. E smentisce che Rolland Courbis - coim¬ Cosenza, libera la ragazza presa in convento Andrea Rizzoli, figlio del fondatore della casa editrice e, a destra, la moglie Ljuba, ex fotomodella e appassionata dell'azzardo. Una passione che adesso l'ha portata in tribunale, per truffa suno può rispondere. Si contagiarono forse a vicenda. Ma è sicuro che Ljuba frequenti i Casinò transalpini da oltre vent'anni, considerandoli una seconda casa. Se ne astenne solo qualche tempo tra fine '87 e inizio '88. Era in clinica. Un terribile esaurimento nervoso per il suicidio della figlia. Isabelle si lanciò dal nono piano, a Montecarlo. Ljuba era nell'alloggio, qualche metro appena dalla finestra: la vide precipitare e sfracellarsi. Ma il richiamo della roulette era troppo forte per non trascinare con sé Ljuba anche dopo la tragedia. Lei e Courbis li chiamavano «la squadra azzurra». E' finita in autogoal. Enrico Bendetto vuto implorare tutti direttori di casinò della Costa Azzurra, perché non le facessero più credito oltre una certa soglia. Tutto inutile: Rosa Ljuba Rizzoli era capace di sfilarsi gli orecchini, naturalmente preziosissimi, e gettare anche quelli sul tavolo verde. Donna bella e molto vitale, di umili origini e vertiginosa ascesa sociale, sempre al centro del¬ Superstiziosa, preferisce puntare sul 12, il 29, il 32. Mai numeri che le ricordino la data di una morte. Una vita tra Cannes e Montecarlo, consacrata al tavolo da gioco. Anche a più tavoli, contemporaneamente. La leggenda vuole che nella sua lunga carriera di giocatrice d'azzardo, sia arrivata a perdere trenta miliardi di lire, e che il pur facoltoso marito abbia do¬ le cronache rosa, colpita dalla vita nel modo più atroce (la figlia Isabella, tossicodipendente, si gettò dalla finestra di casa, a Montecarlo, nel 1987), fortemente depressa tanto da aver bisogno, accanto a sé, della presenza costante di un'infermiera e di un'amica, ora Ljuba arriva talvolta a maledire il suo cognome d'acquisto: «Basta questo nome Rizzoli, a scatenare pettegolezzi e titoloni sui giornali», dice. La passione per il gioco d'azzardo è stata precoce. Iniziata a fianco del primo compagno, l'imprenditore Ettore Tagliabue, ha avuto un'impennata in seguito alle nozze con il maturo e più facoltoso Andrea. Di lui Ljuba diceva: «E' tantr brutto che fa vizio». Il vizio vero era comunque felicemente condiviso. Insieme, i due passavano di prive in prive, giocando centinaia di milioni per sera. Anche quando, già colpito da infarto, lui avrebbe dovuto stare a riposo, e invece beveva, fumava sessanta sigarette al giorno, giocava. Pure nei momenti di massimo fulgore della coppia, dalla casa di sogno a Cap Ferrat, con le colonne moresche dipinte d'oro zecchino, Ljuba non aspettava che il momento di scappare. Se ne accorgevano benissimo i suoi ospiti, lei s'annoiava, guardava l'ora, non aspettava che il momento in cui avrebbe potuto congedare tutti, [r.cri.]