Di Bartolomei sconfitto dalla nostalgia di Giuseppe Zaccaria

Si è sparato con una pistola nella sua villa di Salerno. «Era depresso, gli mancava il calcio» Si è sparato con una pistola nella sua villa di Salerno. «Era depresso, gli mancava il calcio» Pi Bartolomei sconfitto dalla nostalgia L'ex campione suicida a 39 anni gata nelle macchie di verde, il mare che luccica a meno di cinquanta metri e ti sorprendi a pensare che l'occhio cinico della tv, le serate tutte lampade e lustrini, le fauci spalancate dei taccuini possono corrodere l'anima anche quando non ci sono più. Poiché, sapete, davvero al momento questa morte non trova altre spiegazioni. Parliamo di morte, e non di suicidio, poiché la famiglia merita ogni rispetto. Lo merita quel ragazzo che adesso s'intravede dietro un arco, gli enormi occhi sperduti: si chiama Luca, ha undici anni, tornando da scuola ha visto il corpo del papà. Esiste ancora qualche remota possibilità che Di Bartolomei sia morto alle otto e trenta del mattino, in pigiama, mentre seduto al tavolino di vimini di una veranda stava pulendo una «Smith & Wesson» calibro 38. Sul tavolino sono rimasti uno straccio e una boccetta d'olio, di quello che serve a ingras¬ SI', Agostino mi ha chiamato la scorsa settimana. Voleva che gli dessi una mano, voleva restare nel mondo del calcio e non ci riusciva. E questo lo faceva soffrire, non l'accettava. Lui che era stato un prim'attore, un protagonista in questo mondo, non capiva perché il calcio lo stesse respingendo. Ma questo è un ambiente crudele, se non sei aggressivo, e lui era tutto il contrario, pacato, ragionato, timido, se non hai agganci con i nomi di potere, finisce per metterti in disparte. Finché vinci, ti esalta. Quando perdi o lasci, ti abbandona. Io non so se lui avesse le qualità per fare il manager o l'allenatore, so solo che non si è voluto rispettare e dare attenzione al suo passato». Domenico Morace, direttore del «Guerin Sportivo», è stato uno degli ultimi a parlare con Di Bartolomei. A lui, l'ex capitano della Roma scudettata si era rivolto per chiedere un consiglio, un suggerimento per rientrare in quel mondo che gli aveva dato tanto, soldi, fama, una vita entusiasmante, speciale. Ne sentiva la mancanza nonostante avesse avviato già altre attività. «Non mi era sembrato particolarmente in crisi - prosegue Morace - però avevo capito che provava nostalgia. E amarezza. Non accettava che il mondo del calcio gli voltasse le spalle». L'impossibilità di Celiarsi in una vita normale, anonima? Il disorientamento che ti prende dopo anni di popolarità? Davvero il mondo del calcio è così spietato, irrispettoso? Davvero provoca nostalgie, malinconie, solitudine? Le parole di Morace suonano come un'accusa. Giancarlo De Sisti, che ha giocato quattro anni con Di Bartolomei, ex giocatore di fama c allenatore inattivo da oltre due anni, conferma: «In momenti come questi, quando ti senti abbandonato, provi di tutto, amarezza, delusione, un senso di schifo. Soprattutto quando sai, ed è il caso di Agostino ma anche il mio, di essere una persona scria, stimata, che nel calcio ha fatto qualcosa. Ma il calcio è crudele, specie quando ti manca. Se non lo cerchi, non ti viene a cercare». Anche Gigi Maifredi ammette di aver provato momenti di 18 ANNI PROTAGONISTA 1972- 73 Vittoria nel Campionato Primavera ed esordio in serie A con la Roma [0-0 contra I'lnter] 10 novembre 1973 Esordio nella nazionale Under 21 [Italia U. 21- Usa 0-0] 1973- 74 Roma 1974- 75 Roma 1975- 76 Lanerossi Vicenza [Serie B in prestito] 16 aprile 1975 Esordio nella Nazionale B [Jugoslavia-Italia 0-0] Dal 1976 al 1984 Otto stagioni alia Roma 1979- 80 Coppa Italia con la Roma 1980- 81 Coppa Italia con la Roma 1982- 83 Scudetto con la Roma 1983- 84 Finale di Coppa Campioni e Coppa Italia con la Roma Dal 1984 al 1987 Tre campionati nel Milan 1987- 88 Cesena [serie A] 1988- 90 Salemitana [serie C] wmdlthm - - «»»m l me sare le armi (ce n'erano altre in casa, un fucile da caccia, una seconda pistola). La rivoltella però aveva sei colpi nel tamburo: difficile immaginare una simile distrazione da parte di un appassionato, come dicono Di Bartolomei fosse. Depressione, dunque. Una condizione dell'animo molto diffusa, ma che in questo caso sembra aver ruotato tutta intorno al mondo del calcio. Non il calcio giocato, non più: piuttosto, quello che è diventato terreno delle ultime vere passioni, non il campo ma l'enorme teatro che gli è cresciuto attorno. L'assurda eppure indubitabile centralità di personaggi e comprimari, elementi di una recita fine a se stessa, ma che si vorrebbe senza fine. C'è molta gente, adesso, dinanzi alla villa che Di Bartolomei abitava con la compagna, Marisa De Santis, una bionda e bellissima ex hostess, i genitori ed il figlio di lei, Gianmarco. Tutto il paese. Eppure nessuno rie¬ sce a trovare un appiglio, una spiegazione che si allontani da questa. «Malato? No, stava benissimo. Problemi in famiglia? Nessuno, almeno che si sapesse in paese. Danaro? No, un mese fa Agostino aveva chiuso un'agenzia di assicurazioni, a Salerno. Aveva perso qualcosa, Agostino Di Bartolomei ai tempi dello scudetto. A fianco, la moglie Marisa De Santis grande occasione si è stinta. Era di carattere molto chiuso, Agostino Di Bartolomei, detto Ago. Una persona così seria dall'essersi meritata, fra i soprannomi che impazzano nel mondo del calcio, quello meritatissimo di «Ago nel pagliaio». Anche per questo adesso raccontano che nessuno, dietro la solita espressione seria, avrebbe potuto immaginare l'idea di farla finita. L'altra sera, «Ago» era anche uscito: in un albergo si festeggiava la prima comunione del figlio di un suo amico, Antonio Maiuli. Chissà cosa c'è stato veramente, dietro quel colpo di pistola. Anche da morto, forse, allo schivo Agostino toccherà di vedersi sezionato dal mondo che prima rifiutava, e da qualche tempo aveva ripreso a rincorrere. Adesso, per esempio, c'è già chi giura che dietro la solidità del suo rapporto d'amore era affiorata qualche crepa. Altri ripetono invece che all'«Ago», il vecchio pagliaio cominciasse a mancare in maniera insopportabile. Appena possibile Di Bartolomei correva fino a Roma, ospite di una tv privata. Dicono avesse nutrito qualche speranza di rientro nella sua ex squadra. Dicono che pochi giorni fa, la nomina di Luigi Agnolin a nuovo direttore generale della «Roma» avesse accentuato la sua depressione. Dicono. Chissà dicendo la loro, anche i tifosi della Roma non colga • no un frammento di verità quando, con gli occhi lucidi, ti prendono per il braccio e dicono: «Ma come, non ci ha fatto caso? S'è ucciso esattamente nel decimo anniversario di Roma-Liverpool. Sì, la finale di Coppa dei Campioni. La nostra grande occasione mancata...». Dicono che abbia lasciato un biglietto con poche parole: «Sono in un tunnel, non mi fanno rientrare nel mondo del caitio...». Giuseppe Zaccaria DEL MISTER