Il leader in doppiopetto

*** *** ★ * BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO A guardarlo mentre entra per la prima volta da vicepresidente del Consiglio vicario nel palazzo della commissione europea, Giuseppe Tatarella non sembra quel «mostro» di cui parla mezza sinistra italiana ed europea. Il ministro «fascista» che ha scandalizzato il vicepremier belga, il socialista Di Rupo, arriva quasi alla chetichella: è scortato dall'ambasciatore Perlot e dal numero due dell'ambasciata, Cangelosi; indossa un soprabito color prugna e le vicissitudini di questa prima trasferta all'estero gli han messo a rischio un bottone che gli penzola allegramente sulla giacca mentre si presenta ai colleghi stranieri. Certo l'accoglienza che gli riserva Bruxelles è di quelle che metterebbero al tappeto un elefante. Il belga Di Rupo, come promesso, per non stringergli la mano arriva con qualche minuto di ritardo al «meeting» dei ministri delle Poste; quindi, prende subito la parola e al posto dei saluti legge una dichiarazione contro l'ingresso nel governo della comunità di un partito che proviene dal fascismo («è un fatto che non si può banalizzare»); infine, Di Rupo annuncia che non avrà rapporti con il collega italiano e, per essere di parola, trova una scusa per disertare la tradizionale colazione di lavoro di fine giornata. Ma non basta: Tatarella trova i muri e gli ascensori del palazzo costellati di adesivi azzurri di protesta: sopra la scritta in italiano e francese, «io non dimentico», la date che segnano il Ventennio, 1922-1945, e nel mezzo tante piccole croci. Il vice di Berlusconi si impone, almeno a parole, un atteggiamento ecumenico. «Se vogliono farlo si limita a dire - è loro diritto. Io comunque non mi sento fascista, non sono neanche un neo-fascista, io mi sento il rappresentante di una destra-democratica». Quante volte deve averla pronuciata questa frase Tatarella in questi due giorni. Una, 10, 100 volte, in tutte le occasioni'. Il «non sono fascista» è stato il leit-motiv di questa offensiva della persuasione, di questa via crucis a cui si è sottoposto con pazienza inconsueta il primo ministro di Alleanza Nazionale sulla strada di Bruxelles. E forse proprio per prepararsi a dovere a quest'esordio di spine Tatarella si è concesso un weekend preparatorio a Parigi in compagnia della consorte e del fedele addetto stampa Italo Bocchino. Lo hanno visto alle due di notte prendere la metropolitana alla stazione di Pigalle e il giorno dopo, al mercato delle pulci, caricarsi tutto solo un cassettone verde su un taxi. Ma anche lì, la storia dei ministri fascisti lo ha perseguitato: «Il tassista - ha raccontato sentendomi parlare in italiano mi ha chiesto del governo Berlusconi e dei cinque ministri fascisti. Io ho fatto finta di niente ma a sentire i suoi discorsi ho capito che quelli ce l'hanno con noi di riflesso. Loro hanno paura che Tapie, che in Francia è antipatico a molti, segua le orme di Berlusconi». A Bruxelles Tatarella si è presentato nelle vesti del personaggio rassicurante. Per avere successo si è dato un codice di comporta- IL LEADER IN DOPPIOPETTO LTORINO A contestazione della sinistra cresce: da Roma a Parigi, da Atene a Bruxelles. Il rinnovato look di An «indossato» da Gianfranco Fini e da alcuni suoi ministri, fino a ieri avvolti dalla fiamma tricolore del msi, non convince i partner della Cee. Fini, il coordinatore in doppiopetto, a Torino per presentare i candidati per Strasburgo, osserva gelido: «Quella di Di Rupo è maleducazione personale e politica. E' sintomatica di una sinistra che ha paura». Paura? E di che cosa? «Della nostra vittoria alle elezioni del 12 giugno. Quelli che ci contestano sono tutti socialisti. Temono (l'ha detto Di Rupo) che l'esempio dell'Italia dilaghi in altri Paesi d'Europa. Un esempio che ha nome e cognome: si chiama Alleanza nazionale. Fuochi fatui. Tra 10 giorni, dopo il voto per Strasburgo, il problema si dissolverà». Si dissolveranno anche i veleni del Palazzo? Quelli con-