Il sacerdote silenzioso del santuario violato
Il sacerdote silenzioso del santuario violalo Il sacerdote silenzioso del santuario violalo Sama, il manager che oggi lo accusa di averlo truffato nel giugno scorso gli si rivolse come un confessore paci di riempire in tutti i sensi i vuoti di un capitalismo tisico. E' vero, talvolta chi non ha accettato di percorrere di buon grado quel corridoio che conduce al primo piano di via Filodrammatici, è finito male: «Io ai banchieri pago soltanto le commissioni», proclamava ad esempio Raul Gardini, poi venuto in possesso della Fondiaria, pupilla degli occhi di Cuccia, die dopo il crack se l'è ripresa. Ma si può dire per questo che Cuccia abbia favorito il crollo dei Ferruzzi, come sostiene adesso il giovanottone un po' stralunato, e accusarlo di false comunicazioni per bilanci approvati da altri? Certo, si dice che Cuccia abbia memoria d'elefante e cuore da siciliano: «I siciliani a Milano - disse di lui una volta Giulio Andreotti - appartengono a clan che se sono amici sono amici per la pelle. Ma se sono nemici sono nemici per la pelle». Questo è proprio il modulo che Carlo Sama ha utilizzato per lanciare le sue accuse: Cuccia non solo unico genio finanziario che questo paese ha prodotto, come sostiene il suo amico André Meyer, ma anche genio del male, come lo definì una volta Renato Cantoni. Certo, più il potere è forte e lungo, ammantato di alterigia e segretezza, più si consolida l'immagine luciferina, come proprio il caso di Andreotti insegna. «Io l'ho visto una sola volta ha raccontato l'ex presidente del Consiglio -. Mi disse che veniva volentieri a parlare con Giulio Andreotti, ma non con il presidente del Consiglio, perchè lui non metteva piede nei ministeri». Chi poteva mai vivere in Italia con tanto potere rifiutandosi di di frequentare e, anzi, disprezzando i politici? Giusto un personaggio di pericolosa diabolicità. Questo pensava ad esempio sembra un secolo fa - Ciriaco De Mita, me*- fine della vecchia politica: ..eia - diceva - vuole scardinare il sistema dei partiti, appoggia per questo i referendum di Segni, che è un burattino nelle sue mani. Insomma, i Poteri Forti e misteriosi, nemici della politica, di cui Bettino Craxi aveva parlato prima di tutti. Ma adesso che l'Italia di Andreotti, di Craxi e di De Mita non c'è più, capita una cosa singolare: oltre a molti post-comunisti, la nascente Italia dei Brambilla, liberale e liberista come si autodefinisce, non riesce a nascondere il proprio compiacimento per gli infortuni giudiziari del Buster Keaton di via Filodrammatici, l'uomo che nel bene come nel male ha fatto per tanto tempo la respirazione bocca a bocca al capitalismo. Il ministro brianzolo Radice sostiene che «ne ha fatte di grosserelle»; il suo collega leghista Pagliarini, come del resto Bossi, lo giudica uno del vecchio regime; il ministro dell'Industria Gnutti, poi, lo bolla come un nemico delle piccole imprese; al post-fascista Gasparri preme soprattutto che se ne vada a casa. Per non dire del presidente del Consiglio Berlusconi, supremo semplificatore, che, pur avendogli affidato la salvezza del suo indebitato gruppo, nutre nei suoi Alberto Staterà
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