Non si può smettere di dire le cose come sono

Non si può smettere di dire le cose come sono LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DB O.d.B. Non si può smettere di dire le cose come sono La congiura Gentilissimo Del Buono, ho letto con un misto di irritazione e stupore la «raccolta» di lettere da lei proposte il 9 maggio sul tema dell'antisemitismo. Poi, però, partendo dalla lettera del signor I. C. di Torino, ho riflettuto su quanto dice a proposito della Stampa che leggo da decenni. Così sono andato a sfogliare i vecchi numeri del quotidiano conservati in biblioteca e ho constatato con vivo disappunto che il signor I. C. ha ragione! Rispetto alla media degli altri quotidiani italiani, sulla Stampa c'è la maggiore concentrazione di articoli sull'Olocausto e su tutto ciò che riguarda la «questione» ebraica! Basti pensare alla grande risonanza data al film di Spielberg e al recente arresto dell'ultraottuagenario ex SS in Argentina. Se ben ricordo alcuni cognomi, mi pare poi che sulla Stampa scriva (e abbia scritto) un elevato numero si persone di origine ebraica: Levi, Lerner, Nirenstein, Colombo ecc. Oltre poi a ospitare sulle sue pagine autori e scritti di ispirazione anticlericale e massonica (Spinelli, Ceronetti, Galante Garrone ecc.). La cosa grave è che tale orientamento, evidentemente «di parte», si cela dietro la definizione di «quotidiano indipendente» (e quindi al di sopra della parti) di cui La Stampa si ammanta. Così oggi mi trovo a condividere i sospetti di I. C. sulla possibilità di «un'infezione delle coscienze» dei lettori che, giorno dopo* giorno, si vedono instillare attraverso un quotidiano idee e posizioni tutt'altro che super partes. Il tutto aggravato dal fatto che, in Piemonte, Lo Stampa è l'unico quotidiano di un certo peso e gode quindi di largo credito. Lei che ne pensa? Giorgio Spada, Torino Gentile signor Spada, cosa vuole che ne pensi? Quando tra varie lettere ho scelto quella di I. C, l'ho fatto per la sua paradossalità. Non avrei mai immaginato che avrebbe avuto degli adepti. E' un bel modo di ragionare, il suo. E' come se qualcuno ci scrivesse che, avendo notato che sulla Stampa appaiono molti articoli di ariani si deve dedurne che è un giornale antisemita. Così le parrà un'argomentazione puerile, ma io non vivo tra ariani ed ebrei, ma tra uomini che fanno il mio stesso mestiere. La Stampa ha un certo peso, non perché è l'unico giornale in Piemonte (che non è esatto) ma perché gode di largo credito. E, tra le ragioni di questo credito, non è la minore quella di non essere razzista. Mi dispiace per lei che, evidentemente, per decenni l'ha letta invano. [o.d.b.] Ne prendiamo atto Egregio signor Del Buono, lunedì 10 c.m. raggruppando una serie di lettere sotto il titolo «lo non sono antisemita, però...» ha invitato i lettori a rispondere: le confesso che in un primo tempo ho pensato di non rispondere perché i preconcetti sono impermeabili a qualsiasi argomentazione logica o culturale e non meritano replica. Ho poi pensato che queste lettere possono insinuare pericolosi dubbi nei lettori privi di preconcetti, ma frettolosi e non disponibili a particolari riflessioni e, quindi, rispondo al suo invito. E' stato permesso agli ebrei, una minoranza così esigua, di votare nel rispetto delle loro esigenze religiose? Faccio presente che il governo italiano non ha fatto altro che applicare la legge di Stato n. 101 del 1989. La nostra Costituzione con l'art. 7 privilegia il culto cattolico in evidente contrasto con il principio di uguaglianza di tutti i cittadini che sta alla base della Costituzione stessa. Per ovviare in qualche modo a questa incongruenza sono previste nell'art. 8 particolari intese con culti non cattolici. Tali intese, approvate una a una dal Parlamento, sono divenute leggi dello Stato. Gli ebrei si intestardiscono a parlare solo del cosiddetto «Olocausto»? La comunità ebraica non è rimasta indifferente né ai massacri dell'ex Jugoslavia, né alla sconvolgente sorte dei bambini abbandonati in Brasile. Certamente la comunità ha, per sua sventura, una competenza specifica nel campo dell'antisemitismo e del razzismo e ha numerosi esperti e testimoni, molto richiesti da numerose scuole, impegnati non già a vittimizzarsi, ma a sensibilizzare le nuove generazioni sui valori della democrazia, affinché le tragiche esperienze del passato non debbano ripetersi. Ad alcuni lettori, ad alcuni insegnanti non piacciono gli ebrei e non intendono vedere Schindler's Listi Ne prendiamo atto. Ci domandiamo, però, se questi signori erano invece presenti, eventualmente con i loro allievi, alla «Giornata di studio sull'internamento dei militari italiani nei campi di concentramento nazisti» svoltasi a Palazzo Lascaris o al convegno «Colorati, ma invisibili. I minori stranieri in Italia», svoltosi presso la sala conferenze nella Galleria Civica d'Arte Moderna, o ancora al seminario della «Condizione Giuridica degli Immigrati» presso il centro culturale «Alma Mater». La comunità ebraica c'era. L'Italia sta attraversando un momento delicatissimo di transizione e qualcuno spera di cogliere l'occasione per riproporre le proprie ideologie di stampo fascista. E' importante stabilire se vogliamo un Paese che si avvalga di un «contratto sociale» mirante all'uguale dignità per tutti gli uomini o se preferiamo affidarci al principio selettivo del dominio del più forte. Questa seconda ideologia ha provocato stragi nell'Italia di 50 anni or sono e le sta provocando nell'ex Jugoslavia di oggi. Pensiamoci e assumiamoci le nostre responsabilità. Lia Montel Tagliacozzo presidente della Comunità Ebraica di Torino Gentile signora Montel Tagliacozzo, la ringrazio per aver superato la sua logica diffidenza circa la possibilità di convincere chi ha radicati preconcetti e di aver risposto all'invito di scrivere, collaborando a questa rubrica. Purtroppo, non è mai concesso di smettere di dire le cose come sono; perché viviamo in un'epoca di grande soggezione alla propaganda in cui la minima acquiescenza, la minima accettazione delle prevaricazioni altrui rischia di lasciare senza contrasti asserzioni interessate e mendaci. Mi conforta questo messaggio di un lettore che qui accludo. [o.d.b.] E' necessario E' necessario che si continui a scrivere degli ebrei. Sono anch'io convinto che non si può sperare in «redenzioni» personali. Ma La Stampa lo faccia per quelli che vogliono sapere e capire. In questo Paese dove tanti coltivano con impegno la loro ignoranza e altri ne approfittano, è indispensabile anche solo illudersi che la conoscenza dei fatti possa evitare la ripetizione. D'altra parte non scrivere degli ebrei è impossibile: sono stati e sono grandi protagonisti della storia della civiltà del mondo. Come lei, nemmeno io sono ebreo. Come lei, penso che non c'è proprio da stare allegri. All'estero sono preoccupati. In Germania negare l'Olocausto diventa un reato punibile con tre anni di prigione. In Italia, invece, cominciamo a considerarlo come «il diritto a esprimere la propria idea». Franco Aimeri, Mondovì (Cuneo)