Spadolini garante a Segrate Tatò controllore

12. I NOMI È GLI AFFARI Spadolini garante a Segrate, Tato controllore A Segrate arriva Giovanni Spadolini. In nome dell'antica amicizia che lo lega alla famiglia Mondadori e, in particolare, a Mimma, la mamma di Leonardo Mondadori, che della editrice è rimasto presidente. Arriva come semplice consigliere, ma con un ruolo preciso, quello di «garante». A controllare che non ci siano commistioni non legittime tra il gruppo editoriale e le politiche del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. E a riannodare i legami con la sua città d'adozione, Milano. A completare il «make-up», entrano in Mondadori anche i due figli Berlusconi, Marina e Piersilvio. Ed escono, ovvio, i neo politici: re Silvio, Vittorio Dotti, Gianni Letta. E si dà per certo che Franco Tato lascerà la carica di amministratore delegato. Spadolini l «garante» «Kaiser» Tato quali poteri? Interessante sarà però vedere quali poteri il consigliere Tato conserverà nelle sue mani. Alcuni mesi or sono, preannunciando l'abbandono della carica, «Kaiser Franz» disse che avrebbe mantenuto la delega sul controllo di gestione. Se cosi sarà, vorrà dire che a comandare, intorno al mitico laghetto dei cigni e delle carpe, sarà sempre lui. Anche se amministratore delegato unico resta Giovanni Cobolli Gigli. Intanto, sempre nella serie di «rimettere i conti a posto», Tato ha deciso di sciogliere la «Polisportiva Milan», e mettere sul mercato le tre squadre di hockey, pallavolo e rugby. A nulla sono valse le difese di Giancarlo Foscale. Alla luce delle nuove indagini, cui lavora attivamente il procura¬ tore ravennate Francesco Iacoviello, una certa suspense aleggia in vista dei consigli di amministrazione di Ferfin e Montedison. Fino a ieri, sembrava pacifico che il consigliere Ariberto Mignoli e il presidente Guido Rossi, chiusa la fase delle grandi pulizie e dell'emergenza, avrebbero annunciato la volontà di rimettere il mandato. Restava Enrico Bondi, l'uomo della «gestione». Ora, con gli zeffiri dell'Adriatico a sollevare le carte delle varie «Serafino Ferruzzi» e «Ferruzzi Serafino», potrebbero tornare a squillare i cicalini dell'allarme. Ce la farà Rossi a lasciare, per riprendere gli amati studi?' Un fitto mistero avvolge il Palazzo di via Veneto, dove Romano Prodi si prepara a tirare le somme della sua presidenza e del bi- Guido Rossi lancio 1993, addio da Ferfin Romano Prodi «corteggiato» nonché a mettere sul tavolo le molte cose che ancora restano da fare. Dicono i ben informati che Berlusconi lo stimi. E perfino la Lega (per bocca del responsabile economico Gianmaria Galimberti) non sarebbe contraria. Basterà questo a mantenere al suo posto il professore ciclista? E a tenere a freno le truppe d'assalto dei mille postulanti e aspiranti alla scomodissima, ma fascinosa poltrona? Tra una decina di giorni, anche l'amministratore delegato dell'Eni, Franco Bernabò, porterà al Governo conti e programmi. Le proposte di quotazioni in Borsa delle varie Agip, delle varie Snam, di Saipem. E il sogno della cessione della chimica. L'interrogativo si ripete: ce la farà il Nostro Eroe a superare la prova del Polo? Quella prova del Polo che attende, tra un mese esatto, i cinque professori della Rai, guidati da Claudio Demattè. Le cui quotazioni d'insieme sembrano essere risalite dalle cantine a, diciamo, il secondo piano. Almeno nel cuore del presidente del Consiglio. Il quale presidente, sempre a detta di fonti romane, sarebbe stato favorevolmente impressionato, ultimamente, dal taglio delle spese attuato in viale Mazzini dal direttore Gianni Locatelli. Che, come molti ricordano, anni or sono Berlusconi non avrebbe visto male alla condirezione de «Il Giornale», a fianco di Indro Montanelli. Ma sorprese sono sempre in agguato. Resterà al suo posto Elvira Sellerie che ha già manifestato a più riprese il desiderio di andarsene? Se lei se ne Bernabé va, la presiden- prova il polo te della Camera Irene Pivetti potrebbe infilare al suo posto una «bomba leghista», proprio quello che re Silvio teme di più. Meglio tenersi la signora Sellerio, anche se di sinistra. Mentre si aspettano: un milione di nuovi posti di lavoro, un nuovo miracolo economico e una sferzata d'energia all'intero Paese, la Borsa, chissà perché, perde colpi. Resta imperturbabile il presidente Attilio Ventura, e getta acqua sul fuoco dello sgomento. Ma la cosa è seccante. Anche perché sono già sulla rampa di lancio la privatizzazione della compa¬ gnia presieduta da Lorenzo Pallesi e aumenti di capitale a raffica. Un salasso da 12.000 miliardi concentrato nel prossimo mese e mezzo. E difatti il presidente della Consob, Enzo Borlanda, ammette: «C'è rischio di indigestione». E, intanto, dà il via alla costruzione del circuito delle Borse locali, futuro ossigeno per le piccole e medie imprese. L'Amore è tornato a regnare sovrano tra i «corpi separati» dell'Economia. Giovedì, l'abbraccione si è materializzato in viale dell'Astronomia, sotto l'ala di Luigi Abete. Martedì, c'è da scommetterci, toccherà a via Nazionale. Officiante il governatore Antonio Fazio. Tanto rumore per nulla... Valeria Sacchi Attilio Ventura imperturbabile K To Spadolini il «garante» «Kaiser» Tato quali poteri? Guido Rossi addio da Ferfin Romano Prodi «corteggiato» Bernabé prova il polo Demattè «in rialzo» Attilio Ventura imperturbabile Montanelli direttorissimo

Luoghi citati: Milano, Segrate