Solzenicyn sempre più politico

Solzenicyn sempre più politico Il Nobel si informa sui problemi delle categorie sociali, «la Russia è allo sbando» Solzenicyn sempre più politico Vladivostok, tra la gente che lo tratta come un leader VLADIVOSTOK DAL NOSTRO INVIATO Quasi due ore di battello, da Vladivostok, lungo la grande baia di Pietro il Grande, fino all'isola di Popov. Un faz7oletto di terra fitto di vegetazione selvaggia, abitato da un migliaio di persone, parco naturale che ospita la dacia del presidente dell'Accademia russa delle scienze. Qui ha cercato di rifugiarsi Aleksandr Solzenicyn per sfuggire alla caccia spietata che gli danno i giornalisti da quando è rientrato in patria. Gli isolani, accorsi sul molo, lo hanno accolto con calore, e con l'umile rispetto contadino verso i potenti. Il premio Nobel domanda, si informa sulle condizioni di vita, sulle opinioni della gente. Più domande che discorsi. Solzenicyn si comporta come un ricercatore o un sociologo. E si comincia a capire che il suo disegno è qualcosa di più che un romantico e innocente cercare le proprie radici, ritrovarsi con la Russia profonda che da vent'anni ha dovuto abbandonare. Piuttosto sembra che egli voglia arrivare a Mosca avendo già riempito il suo carnet di impressioni, definito i contorni delle sue certezze. Prevede forse che laggiù, a 9300 chilometri di distanza, diranno che lui non è più in grado di capire ciò che sta avvenendo, che è fuori gioco, che ha «perso contatto». E si prepara a dimostrare il contrario. Una breve visita alla piccola fabbrica del pesce e, sulla spianata di fronte al mare, la petizione di una piccola donna con il capo avvolto in un foulard scolorito. «Aleksandr Isaevic non ricevo il salario da sette mesi». E, come lei, altri - uomini e donne - assentono. Non hanno difese e si rivolgono all'ospite illustre un po' come i contadini, un tempo, chiedeva l'intercessione del governatore perché la portasse al principe. Solzenicyn scuote la testa, risponde che «non è giusto». Ma non è sorpreso. Non ha mai smesso di seguire «con passione, con ansia» ciò che succedeva in Russia. Questo piccolo episodio non può essere per lui che una conferma di ciò che già sapeva. Attraversando il porto per uscire dalla baia ha certamente visto, come noi, il disastroso stato di abbandono delle banchine, dei bacini galleggianti, le navi arrugginite, il disordine imperante. Ha visto di certo che i pochi lavori di edilizia, di ristrutturazione delle case per trasformarle in alberghi, sono tutti in mano agli operai e i tecnici cinesi. Certo più a buon mercato dei russi, ma a confenna che gli unici segni di vitalità del capitalismo russo riguardano il commercio e la speculazione. Nella dacia degli ospiti illustri lo aspetta il professor Iliciov, 0 presidente dell'Accademia delle scienze, attuale fruitore e padrone di casa, insieme a un gruppo di scienziati e ricercatori. Sono venuti apposta fin qui per incontrare Solzenicyn e pranzeranno con lui nella villetta di legno e mattoni che spunta appena tra gli alberi, isolata ma non sontuosa, a pochi metri dalla riva. Due ore di colloquio, di domande e risposte fitte. Solzenicyn vuole sapere qual è con precisione lo stato della cultura, della scienza, della ricerca patria. Non ci sarà Rinascùnento in Russia - dice senza costruire cultura. Ma anche qui egli sa bene che le cose sono tutt'altro che esaltanti. Prenderà nota anche di questo e il suo amico e scrittore Boris Mozhaev anticipa che Solzenicyn intende dedicare un suo intervento prossimo venturo proprio allo stato «deplorevole» della cultura russa. Sabato, nella conferenza stampa, aveva già anticipato la sua ricetta per il Rinascimento russo: «Basteranno 40 città che brillano di lucentezza propria per disporre dei pilastri della nostra fioritura». E sarà molto interessante vedere quali città della Russia europea, attraversati gli Urali, Solzenicyn sceglierà come tappe del suo peregrinare. La stampa di Mosca continua intanto a mantenersi molto parca di notizia su questa «anabasi» individuale, orgogliosa e allusiva, del vate che fu esaltato finché era lontano, ma che oggi si presenta sulla scena - per molti - come un potenziale pericolo. Come minimo in qualità di guastafeste. La Nezavisimaja Gazeta - che aveva per prima dedicato un sarcastico commento al Solzenicyn che veniva «da Oriente» - torna ora sull'argomento con un secondo editoriale, non meno polemico del primo ma i cui strali puntano ora in altra direzione. I «democratici» che hanno esaltato Solzenicyn, strumentalizzando ai loro fini il suo anticomunismo, e fingendo di ignorare le sue reali posizioni - scrive in sostanza il giornale - dovranno ora fare i conti con il personaggio vero, a tutto tondo, con tutta la sua filosofia, le sue concezioni tutt'altro che occidentaliste, con il suo patriottismo che fustigherà la loro resa incondizionata alle suggestioni esterofile. Come se la caveranno, poverini? Non sarà loro facile perché Solzenicyn, quale che sia il giudizio su di lui, sarà per loro una prova del fuoco, un «apparecchio a raggi X» che metterà a nudo di che pasta sono fatti, inesorabilmente. Comincia a farsi strada, dunque, la consapevolezza della valenza politica di questo «ritorno». Le intenzioni del profeta restano per ora imperscrutabili. Forse egli stesso non le ha ancora definite. Ma si muove come chi vuole agire sulla politica del Paese e conscio di avere la forza per farlo. Giuliette Chiesa Aleksandr Solzenicyn non è ancora riuscito a sfuggire alla caccia dei giornalisti

Luoghi citati: Mosca, Russia