«Ai deputati farebbe bene pregare»
«Ai deputati farebbe bene pregare» «Ai deputati farebbe bene pregare» II cappellano di Montecitorio: la Pivetti ha ragione ROMA. «Guardi, in realtà questa cappella viene usata più di quanto possa sembrare. Per battesimi e anniversari. Soprattutto dai dipendenti della Camera. I parlamentari? Quelli si fanno vedere solo a Pasqua e a Natale, quando viene a dir messa il cardinale vicario di Roma». Ride di gusto don Giorgio Orioli, cappellano di San Gregorio Nazanzieno, la chiesetta di Montecitorio, dove prossimamente, per volontà di Irene Pivetti, si celebrerà la Messa ogni giorno di seduta. Il monsignore è divertito perché sa bone che molti deputati non sospettavano nemmeno l'esistenza di San Gregorio. «Eppure - dice - basta sfogliare l'elenco dei servizi della Camera». Chissà se adesso i parlamentari diventeranno più assidui: «Eh - sospira lui -, qua dentro pregare farebbe un gran bene. Sì, ce ne sarebbe proprio un gran bisogno». Ma non sembra farci troppo affidamento, don Orioli. I poli¬ tici, lo ha detto prima, frequentavano solo nei due giorni canonici. «Però - aggiunge - qui si è sposata la nipote di Gronchi: ha deciso così perché il nonno era stato per tanti anni presidente della Camera». Ma ci voleva proprio la Pivetti, una cattolica che qualcuno definisce lefevriana, per riscoprire la cappella? Don Orioli ha un moto di disappunto: «Mi fa impressione sentirla chiamare così. Non è vero. La presidente è molto preparata e quindi chi non ha confidenza con la dottrina scambia questa sua grande preparazione per altro». Sarà così. Fatto sta che durante gli anni - i lunghi anni in cui la de era quel partitone che tutti hanno conosciuto, non c'è stato un democristiano che abbia pensato di far celebrare la messe a San Gregorio. C'è voluta una leghista. Colpa dei presidenti della Camera che da Ingrao in poi sono stati tutti del pci-pds? Non è esatto. Perché è proprio sotto una «presidenza rossa» che il palazzo ha iniziato a valorizzare la sua cappella. Ed è stata guarda caso - un'altra donna a interessarsi delle sorti della chiesetta che stava andando in rovina. Lo rivela lo stesso don Orioli: «Fu Nilde lotti - racconta - che decise di aprire e restaurare San Gregorio. Fece fare anche un nuovo altare donandoci un sarcofago che si trovava nel cortile d'onore di Montecitorio e che il cardinal Poletti consacrò nel 1987». Dunque San Gregorio deve la sua fortuna alle due presidenti. L'ultima, poi, l'ha riportata definitivamente alla vita. Perché è una cattolica praticante, ma anche perché ha subito il fascino di questa piccola chiesa. E la sua decisione ha sorpreso don Orioli che ne è venuto a conoscenza proprio all'ultimo momento. «Non mi aveva anticipato nulla. Adesso, comunque - spiega il monsignore - diremo messa ogni mercoledì e giovedì, prima della seduta, naturalmente, perché altrimenti l'onorevole Pivetti non potrebbe venire». E già domani sera, alle sette, si celebrerà il mese mariano. Ma visto che i politici appaiono piuttosto restii a frequentare San Gregorio, don Orioli non teme che la chiesa resti deserta? «Guardi, io sono anche procuratore del patriarca dei siri e la messa la dico tutti i giorni nella chiesa ortodossa di Santa Maria in Campo, che è proprio attaccata a questa cappella. Per me non cambia nulla. Certo, se i parlamentari venissero a pregare un po' più spesso per questa nostra Italia sarebbe una bella cosa». I parlamentari di tutti i partiti? «Qui, a Pasqua e Natale non venivano solo i democristiani», spiega il monsignore. Anche i comunisti, poi pidiessini? «Tutti sono credenti di fronte al padreterno», glissa don Orioli. E ride. Maria Teresa Meli
Luoghi citati: Italia, Roma, San Gregorio
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