Scuola in piazza contro il governo

Sessantamila a Roma (10 mila per la polizia): l'istruzione è un diritto non una merce Sessantamila a Roma (10 mila per la polizia): l'istruzione è un diritto non una merce Scuola, in piazza contro il governo Manifestazione indetta dal Manifesto Non ha aderito la Cisl, pds «defilato» ROMA. Sessantamila che, strada facendo, sono diventati centomila, secondo gli organizzatori. Diecimila, perla polizia. Probabilmente, come spesso avviene in questi casi, la verità sta nel mezzo. E comunque gli insegnanti, gli studenti, i bambini, i politici e gli intellettuali che ieri hanno sfilato per le strade di Roma dietro lo striscione «l'Istruzione è un diritto, non una merce» non sembravano appassionarsi troppo a questa guerra delle cifre. Ma qual era il significato della manifestazione, la prima di questo genere che si tiene di domenica? Una giornata di «allenamento» in vista dell'autunno caldo della scuola? 0 piuttosto le prove generali della sinistra pura, dura, e, soprattutto, antibiscione? Entrambe le cose: il corteo, ufficialmente, è stato indetto per aprire la «vertenza istruzione» nei confronti di un governo che, secondo i manifestanti (bollati subito dal ministro Francesco D'Onofrio come dei «conservatori») appare incline a privilegiare gli istituti privati a danno di quelli pubblici. Gli slogan e gli striscioni, però, lasciavano trasparire dell'altro: la voglia di rivincita sul berlusconismo. Dunque, gli obiettivi erano due. Ma all'origine ce n'era pure un terzo. E quello non si può proprio dire che sia stato centrato. L'iniziativa, infatti, era sponsorizzata dal «Manifesto» che intendeva bissare il successo della manifestazione del 25 aprile, nata, anch'essa, per volontà del «quotidiano comunista» di via Tomacelli. In quell'occasione, a Milano, si incontrarono rifondatori, pidiessini, popolari, e financo leghisti. A Roma, invece, le adesioni sono state più limitate. Gli esponenti del centro che - da Rosy Bindi a Mino Martinazzoli - avevano sfilato nel capoluogo lombardo fianco a fianco con i rappresentanti della sinistra, questa volta si sono guardati bene dallo scen dere in piazza contro il «nemi¬ co pubblico numero uno» Silvio Berlusconi. Nemmeno la Cisl (come del resto la Gilda e lo Snals) si è fatta vedere. Il motivo è piuttosto evidente: la manifestazione è stata indetta per protestare contro il finanziamento della scuola privata, caldeggiato invece dai «popolari», dalla Chiesa e dal presidente della Repubblica Scalfaro, oltre che dal governo. C'è di più. Persino il pds, che pure si era scagliato contro il «bonus», visto come una forma di sovvenzione indiretta alla scuola privata, si è alquanto defilato. Tanto che sull'«Unità» di ieri, all'iniziativa era dedicato solo un articoletto a pagina nove. La Quercia non ha aderito come partito. Ló hanno fatto, a titolo personale, alcuni pidiessini: Aldo Tortorella, Livia Turco, Antonio Bassolino e Cesare Salvi. Dunque, domenica, in piazza, per celebrare quello che è stato definito «il 25 aprile della scuola», insieme al coordinamento degli insegnanti romani, tra i promotori ufficiali, c'erano la Cgil, i Cobas, l'Arci, e Rifondazione comunista, Rete e Verdi. Ma come ha reagito il governo? La replica dell'esecutivo è stata affidata al ministro della Pubblica Istruzione Francesco D'Onofrio: «Se la manifestazione - ha sottolineato - espri- meva il timore che il governo voglia smantellare la scuola pubblica, dico che si tratta di un timore infondato. Se invece intendeva ribadire una contrarietà assoluta, ideologica, pregiudiziale, a qualunque tipo di parità fra scuola statale e non statale, significa che si vuol conservare il sistema così com'è. E quindi si tratta di una manifestazione di conservatori». E i «conservatori», come li ha definiti il ministro, hanno sfilato per Roma portandosi dietro persino un cammello. Vero. Al contrario del serpentone - pardon, biscione - con il fez nero, che faceva su e giù per tutto il corteo. Il quadrupede portava appeso al collo un cartello con la scritta «il buono scuola non lo bevo». «E' più facile che un cammello partecipi alle manifestazioni che il diritto all'istruzione entri nel governo Berlusconi», ha detto, parafrasando il Vangelo, il segretario nazionale della Cgil scuola, Emanuele Barbieri, per spiegare la presenza dell'animale in fondo al corteo. Alla cui testa, invece, spiccavano Cossutta, Rodotà, e un entusiasta Ingrao: «E' un'iniziativa stupenda: è un segnale al governo», commentava soddisfatto il sacerdote dell'ortodossia rossa. Maria Teresa Meli Ingrao: un segnale a Berlusconi «No» al finanziamento degli istituti privati Il ministro D'Onofrio replica «Siete soltanto dei conservatori» Inscgnanti, studenti e genitori provenienti da tutta Italia hanno percorso le vie della capitale Il ministro dell'Istruzione Francesco D'Onofrio «Il governo non intende smantellare la scuola pubblica»

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