Ruanda l'orrore uccide il Nilo di Domenico Quirico

Tonnellate di cloro nel fiume contro l'inquinamento da cadaveri Tonnellate di cloro nel fiume contro l'inquinamento da cadaveri Ruanda, l'orrore uccide il Nilo LA molle unifica l'Africa. Il più spaventoso genocidio di questo fine di millennio che accumula corpi sventrati e quotidiano orrore tra le verdi colline del Ruanda dilaga, corre attraverso la vena azzurra che attraversa il continente e segna con i suoi bacilli di morte, a seimila chilometri di distanza, le sabbie che furono sacre ai faraoni, rischia di arrivare fino al lontano Mediterraneo. Il governo egiziano ha lanciato i'allarmo: almeno cinquantamila cadaveri sono già finiti nel lago Vittoria, trasformato nel macabro obitorio di una macchina omicida alimentata a colpi di mitra e di ma- chete, ultimo approdo del regolamento di conti tra hutu e tutsi che ha perso contorni politico-sociali trasformandosi in sanguinoso cataclisma. Centinaia, migliaia di cadaveri scendono ogni giorno lungo le rive da questa provincia dell'orrore, avvelenano le acque. C'è il rischio concreto che il contagio raggiunga il Nilo che proprio dal Ruanda inizia il suo interminabile, tortuoso cammino verso il Mediterraneo. Si è deciso di avviare una campagna preventiva per salvare il corso d'acqua che, oggi come ai tempi dei faraoni, regala la vita a metà del continente. Tonnellate di cloro, annunciano gli egiziani, saranno gettate nelle acque del fiume: un patetico, paradossale antidoto al ben più micidiale virus della Storia che ormai uccide l'intero continente. Nell'Africa che gli occidentali hanno sempre amato immaginare senza Storia, Eden popolato di animali e di Venerdì pronti per essere educati e sfruttati, la Storia, perfidamente, impone le sue sanguinose cicatrici proprio sulla Natura. Perché nessun paradiso può restare immune da un destino perennemente perseguitato da fati orribili. Gettare i cadaveri sfigurati nei fiumi non è uno sbrigativo espediente per cancellare le tracce del massacro. E' un pianificato messaggio di orrore, una simbolica vendetta sul passato. E dietro, una volta di più, non ci sono i fantasmi del colonialismo, ma le tossine di un apartheid nero, ben più antico e tenace. I tutsi, i fratelli nemici, raccontano le leggende tribali, arrivarono secoli fa da Nord proprio scendendo lungo il grande fiume, e conquistarono senza pietà «la terra dei grandi laghi»: ora, sulle acque del fiume torneranno indietro cadaveri nelle terre dove sono nati. Domenico Quirico SERVIZIO A PAG. 6

Luoghi citati: Africa, Ruanda