In trappola il carnefice del Circeo
Viveva in un piccolo centro spacciandosi per libanese Ha fatto fortuna dedicandosi all'allevamento di polli Catturato a Panama Gianni Guido, uno degli assassini di Rosaria Lopez In trappola il carnefice del Circeo La polizia lo inseguiva da dieci anni Tempi rapidi per avere l'estradizione MILANO. Giovanni Guido, uno degli assassini del Circeo, quelli che il 29 settembre 1975 massacrarono Rosaria Lopez e Donatella Colasanti al termine di un «festino», è stato arrestato ieri pomeriggio a Panama. Così come Angelo Izzo (catturato a Parigi nel settembre scorso, a un mese dall'evasione dalla prigione di Alessandria) e Andrea Ghira (scomparso subito dopo il delitto), anche Guido si sarebbe avvalso di tutta una rete di protezione da parte di criminali dell'estrema destra. Secondo alcune indiscrezioni, la sua cattura rientrerebbe nell'ambito di alcune inchieste relative al terrorismo «nero» e specialmente alle stragi di piazza Fontana a Milano ( 1969), di piazza della Loggia a Brescia (1974), della stazione di Bologna (1980): le fughe dei tre assassini del Circeo sarebbero state favorite da quella sorta di «internazionale nera» che da tempo tutela i terroristi dell'estrema destra. Giovanni Guido era latitante dal 1983, quando fuggì da Buenos Aires mentre si stava formalizzando la sua estradizione nel nostro Paese. In Argentina era finito dopo essere scappato dal carcere di San Gimignano, 2 anni prima. Sulla sua cattura viene mantenuto un riserbo davvero molto stretto perché, ripete il questore Achille Serra, «sono in corso indagini molto importanti, su fatti molto gravi». L'operazione è stata condotta dalla questura di Milano, con la Criminalpol, il corpo di polizia preventiva di Roma e l'arma dei Carabinieri. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ieri a palazzo Isimbardi, si è pubblicamente congratulato con Serra. A compiere materialmente l'arresto sono stati agenti panamensi. L'ambasciata italiana in Panama non ha ancora trasmesso alle autorità locali una richiesta formale di estradizione per il carnefice di Rosaria Lopez. Ma è questione di giorni, se non di ore. Al massimo entro lunedì, tutti i documenti per riportare in Italia l'omicida saranno pronti. Guido, che ha 37 anni, stava a La Chorrera, piccolo centro a una trentina di chilometri dalla capitale, nel quale aveva impiantato un grosso allevamento di polli. Non gli mancavano i soldi, sui conti in banca ci sono tracce di rilevanti movimenti di danaro. Aveva una pistola, con porto d'armi intestato al nome di un inesistente cittadino libanese sotto le cui generalità invece Guido si spacciava. Nessun accorgimento per alterare la fisionomia, nemmeno per nascondere la vecchia cicatrice all'occhio destro: funzionari di polizia e carabinieri lo hanno immediatamente riconosciuto sulla base della fotografia scattatagli tanti anni or sono. Anche l'andatura zoppicante è rimasta identica. Frutto di un'evasione, quell'handicap: si ruppe un malleolo scappando dal carcere di Buenos Aires insieme con il terrorista nero Gianni Ventura, nel febbraio dell'85. Catturato e ricoverato in ospedale, riuscì a scappare poche settimane dopo. «Nel quadro delle indagini che portarono alla cattura di Izzo», racconta Serra, «siamo arrivati anche a Guido: ci sono stati collegamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche, appostamenti. Le nostre attività sono in corso da molto tempo. Ci sono persone che possono averlo favorito nel nostro paese e in altri». Izzo e Guido non erano rimasti direttamente in contatto, ma avevano amici comuni. Dunque ci saranno altri arresti? «A volte non è utile bloccare subito qualcuno per un banale favoreggiamento». C'è chi ipotizza una qualche associazione con altri delitti, perfino stragi; come mai sul delitto del Circeo indaga così attivamente la polizia di Milano? Con una cortesia pari alla riservatezza, il questore spiega: «Per quest'operazione siamo stati attivati tutti. Noi abbiamo trovato il filone giusto». Può confermare l'esistenza, con la relativa protezione fornita ai tre assassini, di una re- te internazionale di criminali di estrema destra? «Non posso rispondere», dice Serra. E' azzardato ipotizzare che siete sulle tracce anche di Ghira? «No», ammette con un mezzo sorriso. Si salvò solamente Donatella Colasanti, da quella notte nella bella villa del Circeo: a forza di tenerla con la testa dentro l'acqua della vasca da bagno, Rosaria era annegata, lei invece finse di essere morta, strangolata da Guido. «Possiamo metterle nel portabagagli della mia macchina», suggerì allora lui, «tanto ci porto sempre il cane». A Roma, in auto, tornò con Izzo; Ghira li seguiva con la sua vettura. Parcheggiarono sotto casa di Guido, poi si accorsero di avere perso le chiavi della macchina. Se ne andarono a dormire. A come sbarazzarsi di quei corpi avrebbero pensato il giorno dopo. Con calma. Quando i carabinieri suonarono alla porta di Gianni Guido, lui stava ascoltanto un po' di musica: i nastri di «Profondo rosso» e «L'Esorcista». Capì subito di essere in trappola, ma soltanto durante il processo in aula scoprì che cosa li aveva traditi: alcune macchie di sangue accanto alla «127» che avevano attirato l'attenzione di un sottoufficiale dei carabinieri mentre portava a passegggio il cane. Ornella Rota Viveva in un piccolo centro spacciandosi per libanese Ha fatto fortuna dedicandosi all'allevamento di polli : Si è arrivati al suo arresto indagando su un'organizzazione che «soccorre» i terroristi neri IP H B 11 Sopra Gianni Guido in una vecchia foto. In alto la sua « 127» con il corpo di Rosaria Lopez. Accanto: la ragazza uccisa al Circeo, il 29 settembre '75 Accanto Donatella Colasanti, che si salvò dai carnefici del Circeo fingendosi morta. Anche lei, con Rosaria, era stata invitata alla festa finita in tragedia
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