A Bruxelles caccia agli «azzurri»

Parlamento europeo: i deputati di Forza Italia nel gruppo dei popolari o con i liberali Parlamento europeo: i deputati di Forza Italia nel gruppo dei popolari o con i liberali A Bruxelles caccia agli «azzurri» Per battere i socialisti BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Potrebbe sembrare una presunzione, ma le elezioni in Italia hanno davvero cambiato le carte sul tavolo della politica europea, e molti, a Bruxelles, credono che il terremoto italiano potrebbe mutare completamente il panorama comunitario. Il 9 e il 12 giugno, a seconda dei Paesi, i cittadini di tutta l'Unione europea saranno chiamati al voto, e i deputati di ogni colore sono tornati in patria per la campagna elettorale. Ma già ora tutti si chiedono: come si schiererà Silvio Berlusconi? Dalla decisione del premier italiano infatti, dipenderà in gran parte l'equilibrio del prossimo Parlamento europeo, che per la prima volta, forse, sarà diviso in maggioranza ed opposizione. Il Parlamento uscente, composto da 518 deputati, aveva nel Partito del socialismo europeo il gruppo più potente (pse, 197 seggi), seguito a ruota dal Partito popolare europeo (ppe, 162 seggi). Distaccati, nell'ordine, i Liberaldemocratici (ldr, 44 seggi), i Verdi (27 seggi), l'Alleanza democratica (Rde, 20 seggi), i regionalisti (Arcobaleno, 14 seggi), la Coalizione delle sinistre (13), la Destra europea (12). Tra i 29 non-iscritti, infine, c'erano i quattro missini, un separatista basco, un protestante Nord-irlandese, Pannella, il neofascista tedesco Schoenhuber. Nessuno aveva la maggioranza assoluta, ma socialisti e popolari, entrambi favorevoli ad un'Europa federale, avevano dato vita ad una sorta di consociativismo in chiave comunitaria, gestendo assieme il Parlamento e garantendo il buon funzionamento dell'Unione. E' così che, senza traumi, sono stati approvati l'accordo Gatt sul commercio internazionale, il prossimo ingresso di Austria, Svezia, Finlandia e Norvegia nell'Unione, gli accordi di associazione con i Paesi dell'Est. Ed è anche grazie alla collaborazione socialisti-popolari che il Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, è riuscito ad imporre il Trattato di Maastricht, trasformando la Cee in Unione europea. Ebbene, questa tranquilla navigazione con doppio pilota sta per concludersi. Le elezioni italiane sono state solo il primo sintomo, con la scomparsa quasi completa del psi e la riduzione ai minimi termini della de. Secondo i sondaggi i conservatori britannici (aderenti al ppe) potrebbero perdere fino a 25 dei loro attuali 32 seggi. In Olanda i democristiani (ppe) sono stati travolti alle elezioni politiche del 3 maggio, e i laburisti (pse) hanno perso un terzo dei loro consensi. In Spagna i socialisti di Felipe Gonzalez sono investiti da un'ondata di scandali senza precedenti, e lo stesso accade in Belgio, dove pure i democristiani perdono terreno. In Francia il Partito socialista potrebbe crollare al 15% dei suffragi. Solo in Germania i due partiti dovrebbero conservare intatta la propria forza. Tenendo presente che il prossimo Europarlamento avrà 49 deputati in più (conseguenza dell'unificazione tedesca), i socialisti dovrebbero mantenere la maggioranza relativa, malgrado il calo percentuale, ed i popolari il secondo posto, seppure con un distacco assai maggiore. E' per questo che Helmut Kohl, cancelliere tedesco e leader della più forte de europea, è sceso in campo nel tentativo di porre rimedio al tracollo. Secondo le nostre informazioni, Berlusconi avrebbe «segretamente» incontrato Kohl a Bonn, alla vigilia delle elezioni italiane. Kohl 10 avrebbe incoraggiato a portare i futuri eurodeputati di Forza Italia nel ppe, e da allora il cavaliere dà la cosa per fatta. Allo stesso tempo 11 leader degli euro-democristiani, il belga Wilfried Martens, starebbe cercando di convincere il premier conservatore portoghese Cavaco Silva. Se l'operazione riuscisse, il ppe potrebbe ridurre sensibilmente la distanza che lo separa dal gruppo socialista. Il risultato potrebbe essere una nuova maggioranza di centro-destra, con popolari e liberali, che metterebbe i socialisti in un angolo, chiudendo la stagione del consociativismo europeo. Anche il ppe però cambierebbe identità: con «forzitalisti» (o «azzurri») e conservatori portoghesi sommati agli «euroscettici» britannici, il gruppo perderebbe la sua fedeltà alla visione federale dell'Europa. Tenendo conto dell'arrivo dei nuovi membri scandinavi e dell'Austria, la prospettiva dell'integrazione europea si allontanerebbe in un futuro non prevedibile. C'è però un ostacolo, e si chiama Rosy Bindi. La «pasionaria» dei popolari lo ha detto senza mezzi termini: «Mi opporrò all'adesione di Forza Italia al ppe». Secondo i sondaggi i popolari porteranno al¬ l'Europarlamento otto deputati, cui dovrebbero aggiungersi tre uomini del Patto Segni. Poca cosa rispetto ai 27 seggi conquistati dalla de nel 1989, e comunque non è detto che tutti i popolari accettino il rifiuto della Bindi, tanto più di fronte alle pressioni di Kohl. Per Berlusconi, portare i suoi uomini nel ppe significherebbe accelerare la spaccatura dei popolari italiani e guadagnare una credibilità internazionale di cui ha bisogno. Il sottosegretario agli Esteri Livio Caputo appoggia apertamente l'adesione degli «azzurri» al ppe, e non è il solo. Ma tra gli uomini di Berlusconi c'è anche chi considera il ppe «un residuato del vecchio sistema», e guarda invece con favore ai liberal-democratici. Questo gruppo è in forte ascesa in Gran Bretagna, in Olanda e in Belgio, ed è qui che potrebbero finire i depu- tati della Lega (otto, secondo i sondaggi). Sempre secondo le voci, il Segretario generale dell'Europarlamento, Enrico Vinci, starebbe premendo in questo senso sul ministro degli Esteri Martino, amico di vecchissima data. Il presidente degli euro-liberali, il francese Yves Galland, sarebbe felice di accogliere gli «azzurri»: con loro, e magari con i leghisti, il suo gruppo diventerebbe l'ago della bilancia dell'Europarlamento. In un caso o nell'altro, i socialisti rischiano di vedere annullata la propria influenza, proprio nel momento in cui il Parlamento europeo assume un ruolo di primo piano per la preparazione della Conferenza inter-governativa che nel '96 deciderà i futuri destini dell'Unione. Fabio Squillante IL PARLAMENTO EUROPEO USCENTE (518 MEMBRI), DIVISO PER GRUPPI POLITICI PSE: Partito del socialismo europeo (Socialisti, Loboristi, PDS, SPD) PPE: Partito popolare europeo (DC, più conservatori GB e giscardiani) LDR: Gruppo liberal-democratico riformatore (Lib.-Dem. più conservatori portoghesi) V: Verdi RDE: Alleanza democratica europea (Chiracchiani e Fianna Fail irlandesi) ARC: Arcobaleno (regionalisti, compresi i 2 leghisti) CG: Coalizione delle sinistre (comunisti) DR: Gruppo tecnico delle Destre europee (lepenisti e altri) NI: Non iscritti (MSi, Republikaner, Pannello, indip. baschi, protest. Irlanda Nord ecc.