Arbasino e i suoi fratelli di Bruno Quaranta

i finalisti del Campiello i finalisti del Campiello Arbasino e i suoi fratelli PADOVA DAL NOSTRO INVIATO Mentre, lungo lo Stivale, si cerca per i mondiali Usa un grido di incoraggiamento che non sconfini nel politico «Forza Italia», il Campiello lancia l'antico e, insieme, sperimentale Fratelli d'Italia. E' Alberto Arbasino con il suo antiromanzo (Adelphi), una creatura Anni Sessanta nel tempo ampliata, arricchita di seicento pagine, la novità 1994 del premio veneto. La giuria dei critici, presidente il Nobel Renato Dulbecco, si è voluta scrollare di dosso polveri, muffe, ragnatele, un'idea un po' démodée della letteratura, a torto o a ragione accreditatale. Isabella Bossi Fedrigotti, Gian Antonio Cibotto, Stefano Giovanardi, Stefano Jacomuzzi, Sergio Maldini, Claudio Marabini, Lorenzo Mondo, Michele Prisco, Giorgio Pullini e Armando Torno hanno insomma fatto una gita a Chiasso, accogliendo l'invito a sprovincializzare le nostre lettere del «Principe costante». La cinquina è uscita da una sola fumata, non si è reso necessario il ballottaggio. Otto i voti per Arbasino, eguali consensi per Margaret Mazzantini (Il catino di zinco, Marsilio). A ruota, ciascuno con sette voti: Francesco Biamonti {Attesa sul mare, Einaudi), Giuseppe Pontiggia (Vite di uomini non illustri, Mondadori), Antonio Tabucchi (Sostiene Pereira, Feltrinelli). Nessuna notizia di Su- Pontiggia e (sop Pontiggia e (sop ra) Arbasino sanna Tamaro, favorita numero uno della vigilia. Fratelli d'Italia è l'autobiografia, lo specchio di una certa società, il Paese della mondanità culturale. Pagine che via via, di stesura in stesura, hanno sviluppato un acido sentimento civile. Nel Catino di zinco la Mazzantini (attrice, moglie di Sergio Castellino) ripercorre la parabola violentemente umana di nonna Antenore, dall'infanzia alla morte. In Attesa sul mare Biamonti racconta un viaggio magico e catartico, colmo di luce, teso a riscattare il peso del male. Pontiggia allestisce una galleria di esistenze anonime, eppure esemplari della nostra indecifrabile condizione. Antonio Tabucchi, sullo sfondo della guerra civile spagnola, scorta un vecchio giornalista (Pereira), solo e infelice, verso la dignità. Toccherà ai trecento giurati popolari, rigorosamente anonimi, scegliere il Supercampiello. Il verdetto si conoscerà sabato 3 settembre, a Venezia. Dove? Il Premio degli industriali cerca una sede «degna», «nobile», dopo aver dato l'addio a Palazzo Ducale (motivi legati alla tutela dei beni culturali). Teatro della Fenice e teatro Goldoni, i candidati. Nella stagione di Arbasino, il palocoscenico mondano non deve tradire. O si offrirà al dandy di Voghera l'occasione di riaprire l'officina, di spargere un'ulteriore goccia di vetriolo. Pardon: dipoison. ra) Arbasino Bruno Quaranta

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