La pagella di Mitterrand di Sergio Romano

discussione. E' troppo facile attribuire alla videocrazia il successo di Berlusconi discussione. E' troppo facile attribuire alla videocrazia il successo di Berlusconi La pagella di Mitterrand Non ingerenza, ma superficialità 1 L più vecchio, autorevole e scaltro dei «mandarini» europei ha compilato la nostra pagella. Con un volto impassibile, coperto da un sottile velo di cera, Francois Mitterrand ha giudicato l'Italia e le ha dato due voti: una sufficienza (sei meno) per la partecipazione al governo Berlusconi di alcuni ministri «neofascisti», e una secca insufficienza per gli interessi televisivi del presidente del Consiglio. Ne aveva il diritto? Non esiste forse un galateo internazionale che proibisce agli uomini di Stato d'interferire negli affari interni di un Paese straniero? Non poteva formulare in modo diverso le sue osservazioni e preoccupazioni sull'avvento della «videocrazia»? // vero problema non sono le tre reti televisive, bensì le altre attività finanziarie * * di Berlusconi L'«ingerenza» nei rapporti internazionali è generalmente il peccato degli altri. Tutti gli Stati, prima o poi, interferiscono nelle vicende altrui. Ma tutti, al tempo stesso, assumono atteggiamenti offesi e indignati quando un altro Paese osa mettere bocca nelle loro vicende. Forse lo Stato che dette prova di maggiore abilità e spregiudicatezza nel «doppio» uso di questo vecchio tabù internazionale fu l'Unione Sovietica: sempre pronta a denunciare le «inammissibili interferenze» degli avversari, prontissima a cogliere ogni occasione per dare agli altri lezioni di democrazia e socialismo. Ma la lista degli ipocriti è lunga quanto quella dei soci dell'Onu. Siamo tutti virtuosi e peccatori, a seconda delle convenienze o meno. I giudizi di Mitterrand sull'Italia pongono tuttavia, come ha osservato Barbara Spinelli su La Stampa di ieri, un problema diverso. Francia e Italia non sono, nei loro reciproci rapporti, estranee e sovrane. Sono membri dell'Unione Europea, hanno interessi comuni, provengono da esperienze storiche analoghe, vivono all'interno di uno stesso contesto politico-costituzionale, lavorano insieme per la Le telecamere in tribunale Ritenevo che le deposizioni delle fighe di Pacciani, certamente necessarie per la più completa conoscenza dell'imputato da parte dei giudici, dovessero avverare in tribunale in un'udienza a porte chiuse. Il riportarle in evidenza nei telegiornali o in articoli di quotidiani, specificando nei più squallidi dettagli le prestazioni sessuali alle quali le fighe dovevano assoggettarsi, non lo capisco e non lo giustifico. Non è una notizia che possa essere di alcuna utilità a qualcuno o per qualcosa, non è un contributo all'informazione, ma è soltanto un solleticare gli istinti più bassi della gente. Sono contrario a tutte le forme di censura e, alla mia età, non mi scandalizzo certamente, ma credo nell'autolimitazione, nel buon gusto, nel rispetto delle vittime della violenza e dei lettori. Carlo Celada, Vinovo (To) La politica come approdo Al di là degli apprezzamenti, di cui sono grato, contenuti nell'ampio spazio dedicato da La Stampa il 16 maggio al mio ultimo libro Speranze (Rizzoli), mi pare onesto da parte mia non sottrarmi al rilievo critico che veniva avanzato: il progetto politico, «con tutto il rispetto per la serietà dei dati e degli argomenti sul sottosviluppo, la fame, le malattie, l'inquinamento ecc.», resterebbe «affidato a una generica buona volontà». Ora: riconoscere la «serietà dei dati e degli argomenti» e poi omettere questi e quelli, per consentirsi di giungere a una conclusione negativa altrimenti impossibile, è la stessa cosa che prendere un vertebrato, ignorarne la spina dorsale e concludere che si tratta di un'ameba. Se è vero ad esempio, e lo è, che oggi sul pianeta il 20% più ricco ha un reddito superiore di creazione di un'Europa confederale o federale. La Comunità ha creato fra i suoi membri vincoli di interesse e interdipendenza che giustificano un più alto grado di partecipazione e coinvolgimento. Se Mitterrand è convinto che certi aspetti del caso italiano possono ripercuotersi sulle vicende politiche francesi e pregiudicare il futuro dell'Unione Europea, ha il diritto di parlare. Farà altrettanto, speriamo, quando dovrà giudicare gli inglesi nell'Ulster, gli spagnoli nel Paese basco e l'ambiguità del cancelliere Kohl di fronte alle violenze razziste dell'estrema destra. Applicato ai rapporti fra due Paesi dell'Unione Europea, il tradizionale concetto d'«ingerenza» è soltanto un vecchio arnese della diplomazia tradizionale. Mi spingo più in là. Se Mitterrand credesse che l'Italia corre il rischio di diventare fascista e lo dicesse apertamente commetterebbe un errore di analisi politica, ma non potrebbe essere accusato d'interferenza. Il fascismo appartiene alla storia d'Europa ed è un tema su cui tutti hanno il diritto di esprimersi. Ma il Presidente francese ha scelto per le sue censure un altro tema, quello della videocrazia. Non teme il contagio fasci- * * sta, ma è preoccupato, a quanto pare, dalla possibilità che l'Italia esporti verso i Paesi della Comunità un virus non meno insidioso. Credo che abbia sbagliato per tre ragioni. In primo luogo non sono certo che la televisione abbia avuto nella vittoria di Berlusconi una parte decisiva. E' stata determinante nel costruire la sua immagine durante gli anni in cui egli non aveva obiettivi politici, ma non gli ho dato, al momento della campagna elettorale, più attenzione di quanta non gliene avrebbero data i media di un qualsiasi altro Paese. Come di¬ AL GIORNALE Il presidefrancese Francois Mitterrancritica 'Italia per il suo premier padrone di reti televisiveSotto: Margaret Thatcher Il presidente francese Francois Mitterrand: critica 'Italia per il suo premier padrone di reti televisive. Sotto: Margaret Thatcher senti l'aspetto più anomalo del «caso Berlusconi». E' molto più inquietante, a parer mio, che un presidente del Consiglio sia contemporaneamente interessato a supermercati, assicurazioni, società finanziarie e pubblicitarie, patrimoni immobiliari. E' molto più inquietante che vi siano pochi settori dell'economia italiana in cui egli non corra il rischio di doversi sdoppiare, come un personaggio di Pirandello. Mettendo l'accento sul problema della televisione Mitterrand ha oscurato implicitamente la complessità del caso e ha dimostrato di conoscere male o parzialmente la realtà italiana. Meglio sarebbe stato osservare con maggiore distacco che la crisi del sistema politico ha creato in Italia un caso del tutto inedito nella storia delle democrazie parlamentari dell'Occidente e che l'Europa si aspetta da noi la soluzione del problema. Avremmo compreso e condiviso le sue preoccupazioni. Seduto su una poltroncina dorata fra i preziosi Gobelins dell'Eliseo Mitterrand ha parlato d'Itab'a in modo altezzoso, disinformato e sommario. Questa non è «ingerenza», è soltanto superficialità. mostrano le copertine dell'Espresso, il fenomeno era troppo grosso e ghiotto perché stampa e televisione potessero ignorarlo. In secondo luogo non ha senso parlare dell'anomalia italiana (un magnate dell'informazione proiettato in pochi mesi alla guida del Paese) senza evocare al tempo stesso la responsabilità di coloro che hanno governato l'Italia sino a ieri e ai quali si deve il vuoto di potere in cui Forza Italia ha dato la scalata al vertice del governo. In terzo luogo non è vero che il possesso di tre canali televisivi rappre¬ Sergio Romano