«Ora basta con il cinema piagnone» di Maria Grazia Bruzzone

«Ora basta con il cinema piagnone» «Ora basta con il cinema piagnone» Appello choc da sinistra: il giudice è il mercato smo, l'orlandismo che non ha niente a che vedere con la Rete di Orlando, il minimalismo dei vari Soldini, Rubini e compagnia. Ma adesso il sasso è diventato una frana in una pietraia. Una critica e una proposta che si ripete. Esordisce l'editoriale: «Nel nostro Paese il paraocchi ideologico ci ha fatto giudicare un autore in base non ai risultati del suo lavoro ma al tipo di intenzione espresse. Così, la patente di autore è stata data fidandosi dell'autocertificazione. Non era più importante la capacità tecnica, una drammaturgia solida, attori bravi e ben diretti, budget rispettati. Al primo posto veniva la buona intenzione di esprimere il proprio mondo, il proprio io». Avati: «Si è preferito continuare a fingere di non sapere da dove venivano i soldi, a non considerare che un mercato non rispetta le regole dei costi e dei ricavi è un mercato fasullo, truccato, mantenuto artificialmente da sovvenzioni statali o da circonvenzioni di incapaci». Il produttore Gallo: «Il bersaglio non è l'autore, ma questa folle ideologia che guasta tutta la struttura produttiva. Un'ideologia fatta propria da una sinistra che si diceva marxista ma in realtà veniva molto più da Hegel e da Gentile. Sono non 50 ma 70 anni che la risposta che in Italia si dà al cinema americano è di tipo idealistico e antindustriale. Le prime leggi protezionistiche italiane sono del 1925». Sonego, uno dei padri della commedia all'italiana: «Se si vuole tornare a produrre un certo numero di film che arrivino al pubblico, bisogna metter via tutto l'autobiografismo, il romanticismo, il narcisismo, la presunzione e quello che c'è dietro e il finto cinema d'autore e avere attenzione per tutto il resto». Storaro: «Bisogna sforzarsi di pensare sempre più a film europei e sempre meno a film esclusivamente italiani». «I film d'autore? Roba da dilettanti che non fanno una lira» Il regista Pupi Avati Napolitano. Il primo sassolino l'aveva buttato Mario Verdone, che in un'intervista si scagliava contro i film «brutti e noiosi, coi tavoli di formica e le luci al neon», denunciava lo scarso amore che la sinistra ha sempre avuto per la commedia e il dilagare, sotto l'ombrello culturale progressista, di un nuovo manierismo dimentico del pubblico, e in più, cupo e senza speranza. Senza far nomi, era facile individuarere i bersagli: l'archibugi- Maria Grazia Bruzzone

Persone citate: Avati, Gallo, Hegel, Mario Verdone, Pupi Avati, Rubini, Soldini, Sonego, Storaro

Luoghi citati: Italia