Un paese in aiuto delle figlie

Un paese in aiuto delle figlie Un paese in aiuto delle figlie Ma Graziella resta ostaggio di un incubo DUE VITE SEGNATE giro la vediamo pochissimo. E comunque non parla mai con nessuno. Non ha amicizie. Non ha una vita. Se ne sta chiusa in casa tutto il giorno, lontano da tutti». Di lei, dicono in paese, non si sa neppure se ha qualche interesse, se le piace leggere o guardare la tv, se in qualche modo riesce a lenire, anche se per pochi attimi, le sue angosce. La sorella minore, Graziella, sta invece piano piano uscendo dal tunnel. Sta facendosi spazio nella vita, sta cercando di affrontarla. Anche lei fatica a parlare, a comunicare. «Figuratevi - dice l'avvocato Pietro Fioravanti - anch'io ho un rapporto distante con lei e sua sorella. Non accettano di parlare con nessuno, sono quasi sorvegliate a vista dagli assistenti sociali. D'altra parte è comprensibile: hanno tanti problemi...». Comunque Graziella sta reagendo piano piano: lavora già da qualche tempo presso una famiglia di Firenze, una famiglia, si dice, facoltosa, generosa, che l'ha voluta aiutare. Fa la collaboratrice domestica, in questa casa le danno anche vitto e alloggio, per cinque giorni la settimana. Di lei sono molto contenti. «Lavora benissimo, è brava, precisa, educata, sa rendersi sempre utile e disponibile». Il sabato poi raggiunge la sorella a Mercatale, passano il fine settimana insieme. Fra loro, sussurrano in paese, c'è un rapporto profondo. E c'è chi spera che proprio questo, un giorno, riesca ad aiutarle a dimenticare. segnate. Un rispetto che viene confermato dall'atteggiamento di Graziella, 26 anni e mezzo, e Rosanna, 28 anni: sono fuggite da casa, dal padre, ma non da questo paese. Qui vivono ancora. Rosanna, la maggiore, fino a un anno fa lavorava come collaboratrice domestica in una famiglia di Firenze. Poi ha dovuto smettere: «Non ce la faccio più, non riesco a fare niente» confidò ad alcuni conoscenti. Fu ricoverata poi per tre volte nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Ponte a Niccheri, vittima dei suoi nervi. I ricordi terribili l'assillavano, ma anche, si dice, l'amore per il parroco del paese, don Marco, forse una delle poche persone che in questi anni le è stata davvero vicina. Un amore impossibile, per questo devastante, quasi quanto il suo passato. OFIRENZE RA tutti sarmo. Non è più un mistero la loro infanzia, che non è quella sorridente e gioiosa raccolta negli album di famiglia delle case «normali». Ora tutti conoscono il loro dramma, le angosce, le paure, le umiliazioni subite, quando Rosanna Pacciani aveva 9 anni e la sorella Graziella 10, quando per la prima volta il padre Pietro abusò di loro, bimbette impaurite, fragili. Ora tutti sanno, dopo quella drammatica udienza in tribunale, dopo quelle parole uscite a fatica, in mezzo a lunghe, angoscianti pause. Hanno avuto coraggio quelle due ragazze, lo pensano tutti, specie nel loro paese, Mercatale Val di Pesa, che finora ha rispettato e diviso con loro il dramma che le ha Don Marco sa, è imbarazzato, quasi a disagio. «Mi dispiace - dice al telefono con voce ferma - ma non posso, non voglio dire niente. Cercate di capire». Rosanna, raccontano i vicini, esce pochissimo: soltanto la domenica, quando le va, e solo per andare a messa. Il resto della giornata lo trascorre chiusa in casa, dorme molto, spesso non risponde neppure al telefono. Non vede nessuno, non ha contatti, tranne che con la madre Angiolina, che abita a 100 metri. E con gli assistenti del servizio sociale che quasi tutti i giorni, da Ponte a Niccheri, salgono a Mercatale, per seguire le cure ai suoi nervi malati. «Ma spesso - spiegano in paese - non apre la porta neppure a loro. Povera ragazza, è a pezzi. In Brunella Ciullini

Persone citate: Brunella Ciullini, Pietro Fioravanti, Rosanna Pacciani

Luoghi citati: Firenze, Mercatale Val Di Pesa, Niccheri