Arriva il custode della Memoria

Arriva il custode della Memoria Arriva il custode della Memoria Ora nessuno potrà cancellare il passato Il tempo dell'eremo è terminato ma ora lo attendono molte e difficili battaglie connazionali un'importanza particolare e merita di essere conriderato un evento storico. Non solo perché si è avverata la sua affermazione, che così a lungo era sembrata del tutto utopica: «So che morirò in Russia», e dunque il suo ritorno esprime con particolare vigore il radicale cambiamento della realtà intorno a noi. E' ancora maggiormente un avvenimento storico perché la fedeltà alla parola una volta data da quest'uomo, di vivere per il bene della sua patria, costituisce una svolta nel corso delle cose che poteva sembrare predeterminato e immutabile. Il ritorno attraverso la Siberia e l'Estremo Oriente russo, attraverso una sconfinata provincia che i moscoviti generalmente ignorano, è caratteristico per il modo di pensare e di vivere di Solzenicyn. Da tempo diceva che arrivando in Russia voleva viaggiare a lungo, toccare con mano la Russia profonda, parlare con la gente e soprattutto ascoltarla. Generalmente ci si aspettava che una volta arrivato e sistemato a Mosca avrebbe poi compiuto dei viaggi. Ma Solzenicyn, sempre bastian contrario, ma sempre in accordo con un suo piano scaturito dal fondo del cuore, non vuole cominciare da Mosca, come fanno tutti. D'altronde la sistemazione a Mosca non c'è: la casa che avevano fatto costruire nei dintorni dalla capitale è risulatata inabitabile, con il tetto che cola e le cantine (che dovevano accogliere i suoi preziosi archivi) inondate. Eccolo dunque ridotto a cercare al¬ Solzenicyn appositamente per la fermata a Magadan, è portatrice di questo messaggio. Non da tutti è stato accolto bene; qualcuno ha parlato persino di ripristino di guerra fredda. Ma Solzenicyn ha sempre suscitato polemiche sul suo cammino. Non gliene importa, perché prima di tutto deve rimanere coerente con sé stesso. «Uno dei pochi nostri contemporanei che mantiene fin in fondo i suoi impegni», ha commentato lo storico Michele Heller. Accompagnano Solzenicyn la moglie e instancabile compagna nelle tante drammatiche vicende della loro vita, e due dei figli, il musicista Ignat, che ha viaggiato con loro fin dal Vermont, e Yermolai, giovane brillante sinologo, che arriva a Vladivostok direttamente da Taiwan. Il più giovane, Stepan, rimane negli Stati Uniti ancora qualche settimana con la nonna, la madre di Natalia, che ii raggiungerà poi a Mosca. Quel che resta in Occidente definitivamente è la tomba del figlio di Natalia dal suo primo matrimonio, caro al cuore di Solzenicyn, morto improvvisamente all'età di 32 anni di un attacco cardiaco due mesi prima della loro partenza: una sorta di tragico sigillo sulla tappa dell'esilio. Per 18 anni Solzenicyn è vissuto in un eremo sperduto in mezzo al verde. Torna in Russia da pellegrino. Ma il tempo dell'eremo è finito: certamente lo attendono molte e dure battaglie. Solzenicyn sta per chiudere definitivamente il cancello della casa di Cavendish dove è vissuto per diciotto anni Sotto, l'ex ieader sovietico Breznev loggi di fortuna, come faceva ai tempi della battaglia con il regime, prima dell'esilio; infatti arrivando nel Vermont disse che per la prima volta nella sua vita aveva una casa sua. Ora non ha più il Kgb dietro, almeno non apertamente, (anche se ci sono già state delle minacce: non ti azzardare a occuparti di politica, altrimenti sei morto) e certamente in qualche modo la questione alloggio sarà risolta. Intanto però il pellegrinaggio attraverso le contrade della sua amata terra lo inizia condividendo la condizione di tanti suoi connazionali senza dimora fissa. Il primo incontro con la Russia avviene a Magadan, nel cuore stesso di quello che fu (e non è ancora scomparso) l'arcipelago Gulag, la parte più terribile del mondo dei campi di lavoro forzato, la Kolyma, che occupa buona parte della trilogia di Solze- nicyn, causa della sua rottura definitiva e insanabile con il regime sovietico, e che figura in modo più disperatamente tragico nei Racconti della Kolyma di Varlam Shalamov. L'opera di Shalamov entra oggi a far parte del programma di molte scuole russe. Ma in generale il vento soffia fortemente in direzione dell'oblio: passiamo una spugna sul passato, non stiamo a rinvangare, cancelliamo la memoria delle sofferenze. Solzenicyn si è sempre battuto perché la memoria non fosse cancellata. La memoria dell'ondata di sofferenze che aveva letteralmente sommerso le terre russe non dev'essere motivo di rivendicazioni e tanto meno di vendette, ma un omaggio a chi l'ha vissuta e una garanzia che fatti del genere non si riprodurranno più. La scelta del volo da Anchorage, in Alaska, a Vladivostok, fatta da Irina Alberti P!