«Mitterrand doveva tacere» di R. Ippolito
Martino: critiche inaccettabili Martino: critiche inaccettabili «Mitterrand doveva tacere» GLI ALLEATI E L'ONORE D'ITALIA L'assemblea degli imprenditori applaude il capo del governo Berlusconi, il sì dell'industria Agnelli: per i miracoli ci vuole sudore □ A TO G RAZIELLA: mani che torturano i braccioli della poltrona, piedi che non arrivano a terra e danzano nell'aria scalciando la vergogna. Rosanna: tuta e scarpe colore del lutto. Milioni di persone le hanno viste così mentre raccontano una vita di orrori con quello che chiamano «lui» e per l'anagrafe invece è un padre e si chiama Pacciani Pietro. IL presidente Mitterrand, che per solito è un uomo assai circospetto, giudica che per l'Italia «è venuto il momento di dire: Attenzione, pericolo!». Il nuovo capo di Stato tedesco, Roman Herzog, democristiano, raccomanda «massima vigilanza» sul nostro Paese. Nessuno parla apertamente di contagio ma tutti sottovoce lo pensano. E' inutile dunque tranquillizzarsi e dire: Mitterrand interviene per ragioni di politica interna, perché i socialisti sono in difficoltà elettorale. Inutile consolarsi dicendo che i neonazisti tedeschi non somigliano a Fini, e che Kohl ha problemi di speciale natura. Nella Comunità Europea i confini tra politica estera ed interna sono fluidi, e quel che accade dentro i singoli Paesi non può lasciare indifferenti le altre nazioni. Ogni Paese è formalmente sovrano, e se ha rispettato le regole democratiche non può essere criticato per la composizione dei suoi governi. Ma è anche vero che una parte della sovranità è di fatto delegata a un'alleanza più vasta. Altrimenti non si parlerebbe di Comunità, o addirittura di Unione. Altrimenti l'Europa sarebbe un club dove ci si incontra per bere il tè e scambiarsi complimenti: cosa che peraltro già minaccia di divenire, a ritmi tristemente rapidi. Esiste quindi un caso Italia in Europa, e forse è giunto il momento di aprire bene gli occhi e mettersi ad ascoltare e preparare argomentazioni puntuali, invece di offendersi come se fosse messo in causa l'onore della famiglia. Esiste inquietudine sulla natura della nostra democrazia, e forse conviene che i Capi di Stato e di governo comincino a parlarne seriamente tra loro, con menti fredde e non con frasi velenose, Barbara Spinelli CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA Scatta l'allarme a PARIGI. «Le dichiarazioni di Francois Mitterrand su Berlusconi sono inaccettabili», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Martino. E la polemica fra Presidente francese e capo del governo italiano non si placa. In un'intervista a quattro quotidiani europei, l'Eliseo aveva definito «temibile» «l'approccio alla democrazia» berlusconiano, aggiungendo che lo strapotere televisivo consente di «impressionare la pubblica opinione e quindi vincere in condizioni equivoche». Berlusconi aveva immediatamente replicato in tono fermo: «In Italia non è avvenuto alcunché di temibile (...). L'informazione e le istituzioni nel nostro Paese funzionano in un clima di libertà e rispetto del diritto». E ieri Martino, a Parigi per una conferenza, ha rincarato la dose: «Potrei rispondere a Mitterrand con le stesse parole che lui usò nell'81, quando dall'estero piovvero critiche sulla presenza di ministri comunisti nel governo francese: "E' un atteggiamento inaccettabile" disse» . E. Benedetto A PAG. 2 ROMA. La Confindustria ha detto di sì a Silvio. L'assemblea degli imprenditori si è schierata apertamente con il presidente del Consiglio. Che ha lanciato una frecciata contro il padrone di casa, il presidente della Confindustria Luigi Abete: «La sua relazione è stata interamente copiata dal programma di governo». Berlusconi ha parlato solo sei minuti, senza testo scritto. Abete ha atteso la fine dell'intervento per replicare: «Il nostro documento è in linea con le precedenti relazioni di Confindustria e quindi dà una grande continuità alla nostra posizione». «Da parte del governo - ha detto Berlusconi - ci sarà il massimo impegno e pensiamo di poter richiedere che ce la mettiate tutta anche voi. Ripartiremo con passione per cercare di fare quello che io, forse un po' enfaticamente, ho chiamato un nuovo grande miracolo italiano. Ce la faremo». Ma il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, ha aggiunto: «I miracoli? Si fanno, ma ci vuole molto sudore». R. Ippolito e S. Luciano A PAG. 3 □INTERVISTA CON OCCHETTO Maggiore protezione a C Gabriele Romagnoli CONTINUA A PAG. 2 QUINTA COLONNA ho fatto per non chiudere»
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