«Cara Rosanna ti scrivo dall'inferno»

E' polemica sulle condizioni di vita alle Vallette, lunedì sopralluogo del ministro Biondi E' polemica sulle condizioni di vita alle Vallette, lunedì sopralluogo del ministro Biondi «Cara Rosanna, ti scrivo dalPinferno» L'ultima lettera prima di uccidersi in cella «Ciao amore, oggi è domenica, una giornata del cavolo». E' l'ultima lettera di un uomo disperato. Daniel Salis, il detenuto che s'è ucciso alle Vallette, a 23 anni, l'ha scritta il giorno prima di impiccarsi con una cinghia nel bagno della sua cella, sezione decima, blocco B. La moglie, Rosanna, l'ha ricevuta ieri mattina con la posta. Due facciate di un foglio di quaderno, la scrittura sottile e un po' infantile. Sono i pensieri che passano per la testa di una persone decisa a farla finita, e forse neanche se ne rende conto fino in fondo. «Ci credi che sto scrivendo con le lacrime agli occhi? Scusa 10 minuti che piango, non la sopporto questa galera, è ingiusta, non ho fatto niente per essere qua in galera, ma perché devo farmela?». Non era il primo arresto, per Daniel. In carcere era stato altre volte, sempre per furto: il 6 agosto '92 dopo avere forzato un distributore in strada della Cacce; il 16 giugno del '93 dopo un colpo da poche lire in una gelateria di Nichelino; sei giorni dopo, 22 giugno, a causa di un furtarello alla concessionaria «(Autostandard» di Moncalieri. Ma respingeva le accuse per cui era di nuovo finito dentro, 7 maggio scorso. «Per questo s'è ammazzato» accusa la moglie. «Il carcere è una vergogna insopportabile per un innocente». In questa lettera scritta di getto, poche ore prima del suicidio, Daniel lo ripete come un'ossessione: «Sono innocente». Scrive alla sua donna: «Mi devono mettere fuori, sennò mi ammazzo, lo giuro, lo faccio, mi metto una corda al collo». E poi: «Non ti arrabbiare se parlo così, ma quando penso che sono qua ingiustamente mi vengono questi pensieri. Tu dirai: "Non pensi a tua figlia". Io ci penso tanto, per questo sto così male. Amore, non so se la finisco questa lettera, la sto scrivendo per passare un po' di tempo con te, sennò faccio qualche cazzata». Voleva un aiuto Daniel. E dopo il suicidio tentato la settimana precedente lo chiedeva alla sua famiglia, alla moglie Rosanna e alla figlia Alessia di un anno. Forse le uniche persone che per lui contavano veramente, le sole per cui valesse la pena di continuare a vivere. «Dieci minuti fa stavo per uccidermi con una corda, ma mi sono messo a scriverti, amore». Alla fine, scrive: «Ti lascio, provo a sdraiarmi sul letto. Mandami altre foto, te le chiedo per piacere. Sto male, ti invio un migliaio di bacioni a te e ai nostri piccoli. Un saluto a tutti a casa, ciao. Tuo marito, Salis Daniel». Poteva essere salvato? Il direttore sanitario delle Vallette Fulvio Urani, dice di no. Spiega che il carcere non è un'oasi felice. Dietro le sbarre si ripropongono, esasperati, i problemi della vita. E aggiunge che, per quanto riguarda il caso specifico, Daniel aveva contatti quotidiani con uno psicologo e uno psichiatra. Insomma era «seguito». Ma i familiari insistono: «Perché, dopo il primo ricovero al Maria Vitto- ria, è tornato in galera? Perché non è stato tenuto sotto sorveglianza? E perché non gli hanno neanche tolto la cinghia, quella con cui si è impiccato?». Il dottor Urani respinge le accuse: «Primo: quando una persona decide di uccidersi, riesce a eludere qualsiasi tipo di sorveglianza. Secondo: la consegna della cintura è un'immagine da film americano. Non serve a nulla. Il detenuto che si era ucciso due settimane fa, Alfonso Marullo, ha usato il cavo del televisore. Terzo: questi fatti non han¬ no nulla a che vedere con il sovraffollamento delle Vallette, problema che peraltro esiste e che prima o poi dovrà essere affrontato». Ma Daniel è morto, e adesso non ci sono risposte capaci di convincere la moglie che quel suo gesto non si poteva proprio evitare. «Lo ha ucciso il carcere ripete la signora Rosanna - e io lo dimostrerò, dovessi combattere questa battaglia per il resto dei miei giorni». La vicenda di Daniel ha sollevato molto proteste, dentro e fuori il carcere. Dal ministero di Grazia e Giustizia, il direttore degli istituti di pena, dottor Di Maggio, ha disposto d'accordo con il ministro Biondi e il sottosegretario Borghezio il trasferimento immediato di 40 detenuti. Un ulteriore alleggerimento del¬ la struttura avverrà entro la fine del mese. Dal vice presidente del gruppo della Rete alla Camera, Diego Novelli, è arrivata la proposta di estendere gli arresti domiciliari a chi sconta pene inferiori ai 12 mesi. E lunedì arriva il ministro. [g. a. p.] Era finito dentro per un piccolo furto ma continuava a proclamare la sua innocenza «La prigione me l'ha ammazzato» ripete la moglie Il direttore sanitario «Lo abbiamo sempre seguito» '82. li «4. .£C ■e^ ^ Con una scrittura minuta Daniel Salis (in alto a destra) ha scritto su un foglio di quaderno l'ultima lettera alla moglie. Sotto la foto della vittima il direttore del carcere Vincenzo Castoria

Luoghi citati: Moncalieri, Nichelino