Piero Angela e la timidezza kamikaze contro il karaoke di Piero Angela

Piero Angela e la timidezza kamikaze contro il karaoke T!VII' & TIVÙ' Piero Angela e la timidezza kamikaze contro il karaoke CHE succede alla divulgazione in tv? Che succede a Piero Angela, il principe della medesima? Lui continua a realizzare trasmissioni informative, interessanti, vivaci, animate, farcite di ospiti, filmati, testimonianze. Eppure non decollano, almeno in ascolto, tiranno motore del video. Vediamo martedì: 2 milioni 932 mila spettatori per la «Serata Quark» dedicata alla timidezza. Sei milioni 179 mila per Fiorello su Italia 1, immortalato nell'appuntamento che richiamò nella piazza Vittorio Veneto di Torino quella bazzecola di 100 mila persone. Fiorello è ormai tra i concorrenti più temibili per i protagonisti della tv che hanno la sventura di scontrarsi con lui. Chissà che cosa succederebbe se si fosse costretti a scegliere tra il Karaoke, «Stranamore» e «Bucce di banana». Che bello scontro, che nobile gara. Uno scontro cui non assisteremo mai, perché chi fa i palinsesti non è mica folle (cioè, non sempre, di sicuro non lo sono quelli della Fininvest). Difficilmente ci porrà nella condizione di compiere una scelta così ardua. Nel quale impossibile caso, si potrebbe fare come il seduttore di Kierkegaard, che sceglie di non scegliere. Così noi: potremmo non scegliere, per paura di sbagliare, di trovarci male, di perdere altre occasioni, e saremmo quindi costretti a spegnere la scatola. Ma ci saranno ancora case dove la tv non resta accesa tutto il giorno? C'è quella del Tipografo di Trino, poi, forse, conventi, quelli di clausura, come ha detto Filiberto Guala, frate trappista, ex amministratore delegato della Rai, allo Zavoli della notte che gli chiedeva se guarda ancora la televisione, e che cosa gli piace: «Ma noi qui non l'abbiamo, la televisione». Giusto in convento. O ci andiamo anche noi, oppure ci rassegniamo. Senza parlare troppo in giro di rassegnazione, per non parere démodé. Piero Angela, dunque, ad ascoltare i dati, ha fatto il suo tempo. E' troppo impe¬ gnativa, la divulgazione, bisogna mettersi lì e stare a sentire, che barba. E anche lui, con le sue cravatte, il suo modino, le sue confezioni-regalo formalmente ineccepibili: non va, non va più. Nonostante l'altra sera si parlasse di timidezza, e si raccontassero movimenti, parole, gestualità, reazioni, in alcune delle quali ci si riconosceva per forza. Gli ospiti, Dacia Maraini, Marisa Berenson, Margherita Buy, Renzo Arbore dicevano con garbo la loro timidezza, la candid camera riprendeva comportamenti apparentemente casuali, filmati e documentari spiegavano con le immagini tic e psicopatologie della vita quotidiana, campione Massimo Troisi di «Ricomincio da tre». La «Serata Quark» precedente era dedicata alla depressione, e, in quanto tale, deprimeva un po' pure lei. Questa della timidezza &ra persino allegra, tenera. Ma è forse il momento di essere teneri? Via, non scherziamo. Alessandra Comazzi

Luoghi citati: Italia, Torino, Trino