Riina c'è un complotto comunista di Enzo Laganà

^ Reggio Calabria, nelle pause del processo Scopelliti messaggi trasversali del boss ^ Reggio Calabria, nelle pause del processo Scopelliti messaggi trasversali del boss Rima; c'è uh complotto comunista // boss attacca Caselli, Violante e Arlacchi REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Continua a lanciare messaggi trasversali, Totò Riina, mescolandoli alla valanga di dichiarazioni. E ieri quei messaggi - fatti filtrare non in udienza ma in un fitto dialogo con i giornalisti appena portato in aula - potrebbero essere quanto mai pericolosi avendo indicato degli obiettivi ben precisi. Riina ha attaccato infatti due esponenti politici del pds e un magistrato in prima linea nella lotta a Cosa nostra: cioè Luciano Violante già presidente della commissione bicamerale Antimafia, Pino Arlacchi «uno che scrive libri», studioso attento dei fenomeni della criminalità organizzata e di recente eletto in Parlamento (è stato capolista in Calabria, la regione dov'è nato), ed infine Giancarlo Caselli, attuale procuratore della Repubblica a Palermo. Potrebbero essere loro cioè gli obiettivi più immediati da colpire e che Riina avrebbe indicato mescolando tra un consiglio e l'altro al nuovo governo - «ma uno vale l'altro» - quando ha sostenuto che il partito comunista strumentalizza tutto. «Sono i comunisti che portano avanti un particolare disegno. Ecco: secondo me il governo si deve guardare dagli attacchi dei comunisti». Ma subito dopo - forse avendo capito di essere andato ben al di là del lecito - arriva un bel colpo di freni: «Parlo di idee, non di persont». Parla a valanga Totò Riina. Però soltanto al cu fuori del processo per il quale è comparso ieri mattina davanti ai giudici della corte d'assise di Reggio: deve infatti rispondere con altri 13 componenti la cosiddetta «commissione provinciale» dell'uccisione del giudice Antonino Scopelliti. Secondo l'accusa il magistrato venne ucciso perché non aveva voluto accettare le.-offerte (si parlò di 4-5 miliardi) per addolcire l'accusa in Cassazione nel primo maxi processo alla mafia palermitana. La quale era stata già condannata dai giudici di primo e di secondo grado che avevano ritenuto valida la complessa ricostruzione di venti e più anni di vita di «Cosa nostra» messa assieme dal paziente lavoro di Giovanni Falcone. Il dottore Scopelliti, che doveva appunto sostenere la pubblica ac cusa, fu assassinato (9 agosto '91) durante le sue vacanze in Cala bria forse da killer della 'ndran gheta locale che doveva rendere un favore a Cosa nostra in cambio della mediazione tra le cosche in guerra, (e dopo «scoppiò» la pax mafiosa come ha ricordato in udienza ieri il pubblico ministero Verzera). Ma su questo delitto, Riina (con lui è comparso in aula il solo Procopio Di Maggio, mentre gli altri imputati non si sono presentati) insiste nell'affermare di non saperne nulla: «Per me Scopelliti non era nessuno». E quindi preferisce insistere sul tasto del pentitismo: «La legge sui pentiti de¬ v'essere abolita perché sono pagati, gestiti e fanno il loro dovere». E cita l'esempio del primo maxi processo di Palermo quando il pentito Marsala lo descrisse alto 1 metro e 75 mentre egli non raggiunge neppure 1 metro e 60. «Questo pentito perciò - ha detto è stato smentito ed io sono stato assolto». E quindi il commento: «I pentiti s'inventano tutto e poi uno dice quello che dice l'altro. Io sono un po' come Enzo Tortora, perché devo servire allo Stato per giustificare questi processi. Tortora è stato giudicato perché chiamato in causa da pentiti; io sono chiamato in causa e debbo essere condannato in base ad un teorema, quello di Buscetta». L'udienza, dopo la ricostruzione del delitto fatta dal pubblico ministero, è stata aggiornata al 7 luglio essendo Riina «impegnato» per altri processi in Sicilia. La difesa aveva chiesto nei giorni scorsi la citazione, tra gli.altri, del capo della polizia Parisi e del senatore Andreotti. E, a questo proposito, Riina ha negato ancora una volta di averlo conosciuto. «Un altro pentito - ha insistito - dice che ho baciato Andreotti. Ma io vi dico che non l'ho mai visto, non lo conosco, né l'ho mai incontrato, né lui né i cugini Salvo né Lima». E giù di nuovo contro i pentiti: «Sono loro che fanno uccidere i magistrati e gli avvocati. Voi li vedete: alcuni si sono suicidati». Quindi l'accusa al pei, e forse il pericoloso messaggio trasversale. Enzo Laganà Nuove accuse contro i pentiti «Si inventano tutto Io sono come Tortora» ^ Gianni De Gennaro, direttore della Dia (Direzione investigativa antimafia) A sinistra Totò Riina durante il processo. Sopra Scalfaro

Luoghi citati: Calabria, Palermo, Reggio, Reggio Calabria, Sicilia