Bravi Farina e Gaudenzi fuori Sabatini e Korda

Bravi Farina e Gaudenzi fuori Sabatini e Korda Bravi Farina e Gaudenzi fuori Sabatini e Korda PARIGI del terzo set, è andato in bagno e c'è stato un quarto d'ora. «Ho perso la concentrazione» ha spiegato scrollando il cespuglio biondo che gli sta piantato sulla testa. «Sono andato a ficcarmi due dita in gola perché avevo mangiato un quarto d'ora prima del match e avevo mal di stomaco» ha detto a sua volta DAL NOSTRO INVIATO Uno sprazzo d'azzurro nel cielo del Roland Garros. Persino Panatta aveva un aspetto felice. Andrea Gaudenzi e Silvia Farina hanno colto i successi più belli, ma hanno vinto anche Sandra Cecchini e Stefano Pescosolido contro avversari meglio piazzati in classifica, segno che qualcosa si sta muovendo, e speriamo che non si tratti soltanto di un soffio di vento parigino. Fuori sono finiti invece Linda Ferrando, Cristiano Caratti e Renzo Furlan, che in realtà non aveva scampo contro Michael Stich, numero 2 al mondo, un tipo che negli appuntamenti importanti sbaglia raramente. Andrea Gaudenzi, che nella sua vita non aveva mai giocato cinque set, dopo tre ore e mezzo di gioco alterno ha cancellato dal tabellone un nome illustre, quello del ceko Korda che solo due anni fa perse in finale con Courier. Korda è una specie di artista della racchetta. E' bravo e ricco di talento, elegante nel tocco, ma anche troppo folle e sciupone, capace di colpi magici e di colpevoli scelleratezze. Numero 12 al mondo, il bizzarro boemo ha gentilmente deposto la vittoria sulla racchetta del giovane Andrea, con tutto il rispetto per la solidità di gioco e di testa dell'azzurro, qualità rare in un mondo di fragili nervi e striscianti paure. Gaudenzi comunque ha meritato la vittoria per come ha saputo sfruttare la giornata no dell'avversario. Korda, non sapendo più cosa dire, dopo la partita ha protestato perché Gaudenzi, alla fine Singolare maschile (1° turno): Gaudenzi-Korda (Rck) 6-2, 5-7, 6-7 (4/7), 6-2, 6-2; PescosolidoBraasch (Ger) 4-6, 7-6, 7-5, 6-3; Gilbert (Usa)-Caratti 6-2, 6-2, 6-3; Stich (Ger)-Furlan 6-1, 7-5, 6- 4; Fromberg (Aus)-Black (Zim) 7- 6, 5-7, 7-6, 6-1; Chang (Usa)Grabb (Usa) 6-3, 7-6, 6-1; Bruguera (Spa)-Damm (Rck) 6-1, 6-1,7-6; Yzaga (Per)-P. McEnroe (Usa) 6-2, 6-3, 6-2; Courier (Usa)Fleurian (Fra) 6-1, 6-4, 6-4; Karbacher (Ger)-Carbonell (Spa) 7-5, 6- 2, 3-6, 4-6, 6-0; Rafter (Aus)Davin (Arg) 6-7, 6-4, 2-6, 6-4, 7- 5; Kafelnikov (Rus)-Guardiola (Fra) 4-6, 7-5, 6-4, 4-6, 6-4 O'Brien (Usa)-Rosset (Svi) 6-2 6- 7, 6-7, 6-3, 8-6; Berasategui (Spa)-Ferreira (Saf) 6-3 ritirato Frana (Arg)-Washington (Usa) 7- 5, 6-1, 6-3; Rikl (Rck)-Chesnokov (Rus) 6-1,2-1 ritirato; Holm (Sve)-Edberg (Sve) 7-5, 7-6, 6-7, 6-7, 6-4; Boetsch (Fra)-Lendl (Usa) 6-4, 6-3, 6-4; Pioline (Fra)Hlasek (Svi) 6-4, 3-6, 6-4, 6-3. Femminile: Farina-Sabatini (Arg) 2-6, 6-2, 6-4; Cecchini-Frazier (Usa) 3-6, 6-1, 7-5; Van Lottum (Fra)-Ferrando 6-2, 6-2; Sanchez-Labat (Arg) 6-4, 6-1. prima volta che tra un Gran Premio e l'altro si fanno modifiche positive. Un buon progresso. Con queste macchine si perdono circa 2" rispetto alle precedenti. Il circo-spettacolo non deve diventare il circo-rischio. Si sta male e si riflette quando accadono tragedie come quelle di Imola». Al Mugello intanto le «rosse» continuano i collaudi. Ieri è sceso in pista Berger, oggi toccherà ad Alesi. Non sono comunque mancati i problemi: in mattinata, dopo appena sei giri, Berger ha rotto il motore. Le prove sono riprese poi nel pomeriggio, ma con molte interruzioni, [c. p.] alcuni pareri assurdi. Preferisco aspettare e vedere se le medicine funzionano. Poi, eventualmente, si può avere il coraggio di fare una pausa di riflessione per apportare le innovazioni necessarie». In futuro, potrebbe anche rendersi neces sario abolire i motori 12 cilindri. Alesi ha affermato: «E' la EDBERG E LENDL Pedro Lamy è nato a Lisbona il 20 marzo del 1972 Ha debuttato in Formula I lo scorso anno nel Gran Premio d'Italia sul circuito di Monza Gaudenzi. E ha aggiunto: «Se stavo bene fisicamente, avrei vinto con più facilità: lui ha sbagliato moltissimo». Andrea volava alto. «Se lui ha giocato la finale del Roland Garros, forse un giorno ci riuscirò anch'io». Anche Silvia Farina era raggiante. Ieri ha compiuto l'impresa più grande della sua vita battendo in tre set la Sabatini, n° 8 al mondo. Lei è il 108. Prima d'ora le ragazze si erano incontrate due volte e la ventiduenne milanese aveva perso entrambi i match per 6-0, 6-0. Dicendo una piccola bugia, che le perdoniamo volentieri, Silvia ha spiegato che a Toronto aveva fatto un game. Cambia poco, in ogni caso. Al contrario è cambiata molto Gabriela. Ha smesso di fare i pesi, evidentemente, visto che adesso è snella come un'indossatrice. Ha perso almeno 7 chili e certe movenze da gaucho triste che avevano macchiato in un recente passato la sua bruna e fiera bellezza. Però ha perso anche la potenza, la voglia, la sicurezza. Gaby è piena di paure. Non usciva al primo turno di un torneo dello slam dal 1985, ma due settimane fa, a Roma, era stata battuta subito dalla romena Spirlea. I colleghi argentini dicono che non c'è di testa, anzi che non ha più la testa, finita dietro a chissà cosa, ma nello stesso tempo confessano di non capirci niente neppure loro. Roba da strizzacervelli. «La tattica era quella di farla correre, di stancarla» ha detto Silvia, che di solito in campo ha poca pazienza e che invece era pronta, parole sue, a giocare fino a domani. Quella dei Farina è una famiglia di musicisti. La mamma si chiama Aida e lo zio Otello. Il fratello Enrico ha studiato al conservatorio e anche lei, da ragazzina, ha imparato a suonare il pianoforte. Poi ha scelto la racchetta, fino a ieri con avara fortuna. Adesso dovrà affrontare Iva Majoli, la gemella di Monica Seles: così almeno viene venduta l'immagine della croata, nel tennis in cui si vende di tutto. Sospettiamo che Ivan Lendl, per esempio, avrebbe venduto uno dei quadri della sua collezione, non diciamo l'anima, pur di continuare a giocare sulla terra del Roland Garrons. Invece ha perso, e male, con il francese Boetsch. Anche Stefan Edberg, numero 3, ha detto addio a Parigi. Cinque set di tensione e battaglia, un derby svedese all'ultima volèe con Henrick Holm, che usa la racchetta come se fosse la scure di un tagliaboschi. Il campo era lento, per niente adatto al gioco d'attacco di Edberg. La partita è durata 4 ore, per Edberg è svanito forse per sempre il sogno di vincere il Roland Garros. Carlo Coscia