Sull'Ilva una fumata nera

Sull'Uva una fumata nera Sull'Uva una fumata nera Insufficienti le offerte perllp PerVAst in corsa due «cordate» ROMA. Fumata nera per la cessione dell'Uva: le offerte pervenute all'Ili per l'acquisto della Laminati Piani, la principale tra le due società nate dalla scissione dell'Uva, sono state giudicate «non soddisfacenti e non corrispondenti ai requisiti richiesti» dal consiglio d'amministrazione dell'Ili. Di conseguenza, l'istituto ha deciso di interrompere la procedura di cessione e di avviare una trattativa privata «interpellando tutti i potenziali acquirenti». Per quanto riguarda la Acciai Speciali Terni, invece, il consiglio di amministrazione si è riservato di procedere all'esame delle offerte pervenute in una delle prossime riunioni. Due, come si è detto, le offerte che erano giunte all'Iri per l'Ilp, la società a cui fanno capo lo stabilimento di Taranto e gli impianti di Novi Ligure, Torino e Genova. Una da parte di una cordata guidata dal banchiere americano William Miller e di cui fanno parte la Tarnofin (piccoli imprenditori dell'area tarantina) e gli imprenditori Abate, Marcegaglia e Falck; l'altra presentata dal gruppo Lucchini. Con 18.300 addetti, 1300 miliardi di patrimonio netto e un giro d'affari di 5900 miliardi di lire, l'Ilp opera nel business dei laminati piani, prodotti a Taranto, secondo impianto europeo per grandezza e volumi di produzione (10 milioni di tonnellate di coils l'anno). Non cambiano di molto i concorrenti in gara per aggiudicarsi la Acciai Speciali Terni, con stabilimenti in Umbria e a Torino, 1300 miliardi di fatturato, 4500 addetti e un patrimonio di 400 miliardi di lire. In corsa c'è l'Ugine, società del gruppo Usinor Sacilor (Fran¬ cia) appoggiata dalo stesso Lucchini. Dall'altra una cordata Agarini-Falck-Riva a cui partecipano anche i tedeschi della Fried-Krupp. Sulla privatizzazione dell'Uva e sulla ristrutturazione della siderurgia c'è da registrare una lettera che Fiom, Firn e Uilm hanno inviato al presidente del Consiglio e ai ministri del Tesoro, dell'Industria e del Lavoro. I processi di privatizzazione delle società ex Uva - si legge nel «messaggio» - devono essere portati a compimento secondo criteri che rispondano non solo a logiche finanziarie di dismissione ma, al contrario, siano occasione per rilanciare una vera politica del settore e una maggiore democrazia economica e finanziaria. «Punti di qualità di tale processo - prosegue la lettera - sono l'integrità del ciclo e degli impianti conferiti a ciascuna società, la prevalenza di capitale nazionale, il rispetto delle intese sindacali siglate, una capacità finanziaria e gestionale tale da garantire lo sviluppo produttivo e di mercato delle aziende nonché il loro livello tecnologico». «I provvvedimenti per la riorganizzazione del settore (790 miliardi fino al '96) - prosegue ancora la lettera - devono servire per la chiusura di impianti marginali e le risorse destinate obbligatoriamente solo, nei territori interessati alle dismissioni e non altrove, a progetti di reindustrializzazione in settori non siderurgici. In quanto ai prezzi in termini occupazionali della riorganizzazione del settore (15-17 mila occupati entro il '96), i sindacati sollecitano la conversione in legge del decreto su prepensionamenti e contratti di solidarietà». [r. e. s.]

Persone citate: Abate, Agarini, Falck, Fried, Krupp, Lucchini, Marcegaglia, William Miller

Luoghi citati: Genova, Novi Ligure, Roma, Taranto, Torino, Umbria