Trappola a Montelungo

Trappola a Montelungo Trappola a Montelungo Così risorse il nostro esercito mento poteva dirsi completato e, dopo essere stato passato in rivista da Vittorio Emanuele III e da Clark a Montesarchio, presso Caserta, venne aggregato al 2° Corpo d'Armata del generale americano George Keyes e partì per la zona di operazioni. Il dramma e la gloria del Raggruppamento ebbe nome Montelungo, scoscesa e brulla altura di 343 metri: situata fra la Casilina e la ferrovia Napoli-Roma era uno dei capisaldi della «Linea Reinhardt» tenuti dai paracadutisti tedeschi della «Goering», detti «I. Diavoli Verdi», e dalla 29a Divisione «Panzergrenadiere». Keyes lanciò gli italiani alla conquista di Montelungo la mattina della festa dell'Immacolata, l'8 dicembre 1943. I nostri si batterono con molto impegno ma gli Alleati, che dovevano appoggiare l'azione attaccando contemporaneamente a Monte Maggiore, a Sud-Ovest, e agli altipiani di San Pietro, sul monte Sambucaro, a Nord-Est, si trovarono di fronte ad un fuoco micidiale di cannoni, mortai e mitragliatrici che li costrinse ad e il 15 dicembre e nel tardo pomeriggio del 16 il Raggruppamento tornò su quella cima contesa e vi piantò la bandiera. L'indomani di Natale gli italiani lasciarono il fronte diretti alle retrovie, anche perché c'era tensione fra i nostri che sospettavano di essere stati mandati allo sbaraglio a Montelungo. In pochi giorni vennero sistemati a Sant'Agata dei Goti per ricostituire l'unità su basi ben più ampie e più solide (in fatto di armamenti e di automezzi) e a comandarli arrivò un nuovo generale, l'artigliere Umberto Utili, un romano quarantottenne che nella campagna di Russia era stato capo di stato maggiore del maresciallo Messe. Nel giro di poche settimane la forza del Raggruppamento salì a 18 mila uomini che nei mesi seguenti sarebbero diventati 22 mila; vi si aggiunsero infatti gli alpini del battaglione «Piemonte» e i paracadutisti della «Nembo», una divisione di stanza in Sardegna al momento dell'armistizio e che gli Alleati avevano poi trasferito in Calabria, a Ca¬ tanzaro. Ben presto Utili - brillante ufficiale di grande iniziativa - ricondusse al combattimento la sua unità e nel febbraio del 1944, agli ordini del generale francese Juin prima e del generale polacco Anders poi, gli italiani si batterono bene e vittoriosamente alle sorgenti del Volturno. Ma un ben più duro impegno li attendeva. All'inizio di quell'anno, nella loro lenta marcia da Napoli a Roma (anche perché lo sbarco ad Anzio non aveva dato i frutti sperati, cioè il crollo repentino del fronte tedesco tenuto da Kesselring con una difesa perfettamente manovrata) gli angloamericani si erano trovati la strada sbarrata dai «Diavoli Verdi» abbarbicati su Montecassino: quel monastero fondato da San Benedetto da Norcia in vetta a una collina di 516 metri alla confluenza delle valli del Rapido e del Liri sembrava imprendibile. Così, nel quadro dell'offensiva per far cadere quell'ostacolo, il Raggruppamento di Utili venne inserito all'estremità destra dello schieramento della 5a Armata Da sinistra, Leo Valiani e il principe Umberto che ispezionò le truppe dopo la battaglia arretrare. I fanti italiani, rimasti soli e inchiodati al terreno, riuscirono tuttavia con altissimo prezzo a superare la prima linea nemica, però vennero decimati col fuoco di fucileria ravvicinato e col lancio di bombe a mano a grappoli. Sanguinosamente respinto più volte (le perdite furono di; 47 morti, .151 dispersi e 102 feriti, quasi il 20 per cento degli uomini impiegati) il Raggruppamento, a notte avanzata, dovette ripiegare. Prima che calasse il sole, sul campo di battaglia aveva volato un aereo da ricognizione con a bordo, come osservatore, il principe Umberto di Savoia e l'erede al trono d'Italia disse più tardi al generale Puntoni, aiutante di campo del re, che «gli ufficiali e la truppa si sono comportati benissimo. La mancanza di cooperazione delle truppe americane sulla sinistra e di quelle inglesi sulla destra ha impedito che la posizione, conquistata di slancio, si potesse mantenere. Le perdite sono gravi; abbiamo avuto purtroppo 400 caduti...». Ma otto giorni dopo Montelungo venne conquistata con un nuovo attacco che ci costò dieci caduti: i tedeschi furono sloggiati nella notte fra il 14

Persone citate: George Keyes, Goering, Goti, Kesselring, Keyes, Leo Valiani, Puntoni, Reinhardt, Umberto Utili, Vittorio Emanuele Iii