«Il padre sa dove sono i tre bambini»

«Il padre sa dove sono i tre bambini» «Il padre sa dove sono i tre bambini» Giallo di Roma: incriminato per sequestro di persona La madre si è rivolta ai giudici per riavere i piccoli, ne ha ottenuto l'affidaménto al servizio sociale, ma nessuno ha fatto eseguire l'ordinanza. L'uomo è stato inseguito, però senza successo. E' andato dagli ex suoceri, nelle montagne del reatino, e ha piazzato loro una bomba sotto casa. L'ordigno non è scoppiato, ma questo non è valso a evitare un'accusa di strage. Ancora, è stato fermato e rilasciato senza che una pattuglia di carabinieri sapesse che altri carabinieri lo stavano cercando. Infine, quando l'hanno arrestato, si è chiuso in un mutismo irridente. E i bambini? Scomparsi, cancellati, irrintracciabili. Fino al punto da rendere credibile l'idea che quel loro improbabile padre li avesse sgozzati, uccisi e sepolti, pur di non ((restituirli». Possibile? Da questo momento non più: il giudice, che si chiama De Martino, dopo gli ultimi inutili scavi ha deciso di incriminare Tullio Brigida per sequestro di persona. Significa che i tre piccoli, dovunque si trovino, sono ancora vivi. Ma credere all'enormità di una simile strage fino a ieri mattina appariva perfettamente legittimo: intorno alla «storia» giudici e poliziotti, giornali e tv si sono inseguiti in una sarabanda folle quasi che, colpevoli di aver trascurato l'ordinaria desolazione, potessero rifarsi solo inseguendo l'abnorme, lo straordinario. Risultato: se nel giallo dei fratellini scomparsi non ci sono morti, o almeno non ancora, c'è purtroppo tutto il resto. Affiorano gli squarci di un Paese dove è possibile che tre piccoli scom¬ ta che a sfuggirci era stata una reale, normale, tragica storia quotidiana. La storia è quella che poco alla volta sta venendo fuori dietro sussulti e titoloni. C'è un uomo robusto e pelato che si chiama Tullio Brigida, ha 38 anni e da qualche settimana si trova in carcere. Una donna, Stefania Adami, che era sua moglie e adesso è ridotta uno spettro. In mezzo, tre bambini: Laura ha tredici anni, Armandino otto, Luciana dovrebbe averne compiuti tre. Scomparsi dal due di gennaio, mentre si trovavano col padre, e da quel momento inghiottiti nel nulla come si fossero trovati in Ruanda. Sono accadute decine di cose, da allora: fatti che altrove avrebbero tramutato Tullio Brigida nel ricercato numero uno. paiano nel nulla senza che i famigliari, la scuola, la polizia, il Comune, gli avvocati, i giudici possano impedirlo. Si rivela una catena di approssimazioni che sembra rendere possibile qualsiasi sciagura. Soprattutto, nell'inquadratura cominciano ad affollarsi tutti i possibili personaggi di contorno. Poteva mancare, in una storia come questa, l'investigatore privato? Eccovelo, si chiama Gino Petrucci, è un uomo biondo ed esile che dice di aver lavorato gratis. Accarezzandosi i balletti tiene però a sottolineare come, nella vicenda, il suo sia stato un ruolo decisivo. «Sono stato assunto dal padre di Tullio Brigida, Armando: un uomo disperato, che da due mesi tentava di far capire quale tragedia si fosse abbattuta sulla sua famiglia. Mi disse che nessuno lo stava a sentire, che sulla storia dei piccoli le istituzioni si erano "incartate"...». Non sa, l'investigatore, se Tullio Brigida sia totalmente pazzo, oppure soltanto un po'. Sa che faceva uso di cocaina; sa che verso la moglie e i figli nutriva «un amore morboso, ai limiti del patologico». Sa che attraverso il sequestro dei piccoli voleva costringere la madre a tornare con lui. Forse, continua, già da tempo l'uomo ha spedito i figli lontano. Forse ha dato di matto anche per procurarsi del danaro (dieci milioni) con cui pagare questa specie di forzata pensione. Difficile però è non dargli ragione quando conclude: «Non capisco come sia stato possibile che un uomo arrestato a marzo con l'accusa di strage sia tornato oni praticate da Sava, consultare i fogli ana

Persone citate: De Martino, Gino Petrucci, Stefania Adami, Tullio Brigida

Luoghi citati: Roma, Ruanda