l'Anonima sequestri colpisce ancora

Proprietario terriero bloccato nella villa dei genitori: chiesti tre miliardi Proprietario terriero bloccato nella villa dei genitori: chiesti tre miliardi l'Anonima sequestri colpisce ancora Sassari, giovane rapito Fallita rapina, ucciso direttore banca Pesaro, toma l'incubo della «Uno» bianca Gli inquirenti: pistola e tecnica sono le stesse della temibile banda SASSARI. Le sue tracce finiscono nel triangolo dei sequestri, la zona più calda del Nuorese, a ridosso di Orgosolo e di Oliena. Lì, in una scarpata che fiancheggia una strada bianca, è stata ritrovata, nel cuore della notte, l'auto di Vincenzo Antonio Marras, 31 anni, proprietario terriero, preso in ostaggio poco dopo le 23 di lunedì nella villa di campagna dei genitori, a Ozieri, centro di 12 mila abitanti, una cinquantina di chilometri da Sassari. «Preparate 3 miliardi e mezzo», hanno intimato i fuorilegge alla madre del giovane, prima di allontanarsi trascinandosi dietro il prigioniero, legato, incappucciato e con la bocca sigillata da nastro adesivo. Qualcuno ha notato la Golf bianca turbodiesel sfrecciare nel centro di Ozieri. Poi più nulla, fino alla scoperta della vettura, abbandonata con il cristallo posteriore in frantumi in una zona tristemente famosa, vicina a Galanoli, dove una banda fece ritrovare il lobo dell'orecchio mozzato al piccolo Faruk Kassam. L'allarme tra le forze dell'ordine è scattato con circa un'ora di ritardo, quando un cognato della vittima, Giuseppe Volpe, 26 anni, recatosi nella villa per riaccompagnare nella casa al centro di Ozieri la suocera, l'ha trovata imbavagliata assieme ad un amico di famiglia. Le ricerche dell'ostaggio non hanno dato per ora risultati. Né pare che i malviventi abbiano allacciato contatti con i suoi familiari. Il nuovo sequestro ha risvolti singolari, al di là del fatto che è stato subito precisato l'ammontare del riscatto. Vincenzo Marras si è recato solo per caso nella grande casa padronale, a poco meno di 300 metri dal cimitero di Ozieri. Nessuno trascorreva abitualmente la notte nel grande edificio. Intendeva controllare se si era conclusa la festa che la madre, Maria Teresa Taras, 58 anni, presidentessa dell'Inner Wheel, l'organizzazione femminile del Rotary, aveva organizzato per festeggiare il gemellaggio con il club francese di Pau. Invece degli ospiti ha trovato ad attenderlo un commando di fuorilegge, con il viso coperto da passamontagna, armati di mitra e pistola. E' caduto in trappola, dopo che era stato reso inoffensivo l'amico che l'accompagnava, Mario Scacchia, 33 anni, commerciante d'abbigliamento. Quasi nello stesso istante, dentro la villa, è stata legata anche la donna. E forse proprio quest'ultima era l'obiettivo dell'«operazione». L'ipotesi è confermata da un importante particolare: il padre del rapito - Nino Marras, medico in pensione, ex presidente del Consorzio di bonifica, in passato assessore comunale della de, dirigente di un frigo macello - è rientrato ad Ozieri solo ieri mattina da Verona, dove aveva partecipare a un convegno. L'altra notte era sul traghetto diretto a Porto Torres. Solo banditi sprovveduti avrebbero potuto ignorare la circostanza e trascurare il fatto che il giovane non dormiva stabilmente nella villa. Grandi proprietari terrieri (il ra¬ pito si occupava della gestione dell'azienda agricola e zootecnica), i Marras vantano una fitta rete di conoscenze a Ozieri, centro altre volte «terreno di caccia» dell'Anonima. Mentre rientrava nella sua abitazione da un centro vicino, Pattada, era stata sequestrata, nel 1987, Piera Demurtas, E in tempi più lontani, fine Anni 60, erano stati presi in ostaggio da Graziano Mesina il commerciante Antonio Petretto e il figlioletto Marcellino, per la cui sorte si commosse l'Italia. Corrado Grand esso PESARO. E' stato giustiziato come un cane davanti alla porta della banca che dirigeva. Ubaldo Paci, 52 anni, direttore dell'agenzia 8 della Cassa di Risparmio di Pesaro, è con molta probabilità l'ennesima vittima della banda della «Uno bianca». L'assassinio, di un'efferatezza senza precedenti in questa città, si è compiuto in pochi attimi, ieri mattina verso le 8,10. n direttore è stato avvicinato da un bandito a pochi metri dalla banca. I due hanno parlottato per un attimo. Poi l'esplosione di violenza, un colpo al torace e poi un secondo, per finirlo, alla testa. Una vera e propria esecuzione, con l'istituto di credito ancora chiuso e l'allarme innescato. Un omicidio senza apparente spiegazione. Paci è morto sul colpo. Diverse le testimonianze, ma non tutte chiarissime. Hanno comunque permesso di delineare un identikit dell'assassino: dotato di barba, occhiali scuri e capelli lunghi. Se n'è andato con un complice a bordo di una Fiat Uno verde metallizzata recuperata pochi minuti dopo in una via adiacente. «Ho sentito i colpi, l'ho visto a terra ha raccontato uno studente che era alla fermata dell'autobus -. Poi c'era un uomo che correva verso la macchina, con un borsello vicino all'orecchio». Questo è uno dei particolari (il borsello potrebbe essere un walkie-talkie) che fanno propendere gli investigatori verso un clamoroso, quanto sanguinoso, ritorno del¬ La villa a Ozieri dove è stato rapito Vincenzo Antonio Marras (nel riquadro) la banda della «Uno bianca». I due bossoli recuperati sono infatti calibro 9x21, dello stesso tipo di quelli utilizzati dalle ormai famigerate Beretta 92 FS, rubate nel maggio del '91 all'armeria di via Volturno a Bologna. E protagoniste di 15 assalti con sei morti e sette feriti. La verifica è stata comunque affidata al super-esperto Martino Farneti, che ha già firmato tutte le perizie sui bossoli lasciati come una scia dall'inafferrabile banda. Il quadro di riferimento è completo: efferatezza del delitto, presenza di bossoli calibro 9, utilizzazione di una Uno seppure verde (anche questo non è un fatto inedito), presenza, di radiotrasmittenti. Senza dimenticare che anche in questo caso i banditi sarebbero stati due: uno alto e grosso e uno basso con i capelli lunghi, tanto che qualcuno dei testimoni lo avrebbe scambiato per una donna. Dalla procura non confermano ufficialmente la pista della Uno bianca limitandosi a convenire sull'estrema crudeltà e inutilità dell'assassinio, da specialisti del terrore, come hanno dimostrato di essere i componenti della banda della «Uno bianca». In quattro anni hanno compiuto oltre dieci omicidi (spesso gratuiti) e decine di rapine rimanendo inafferrabili. Legittimando in questo modo coloro che puntano sempre più sull'ipotesi del gruppo <roaramilitare», magari legato a schegge impazzite dello Stato. Ir. cri.]