A migliaia di «martiri» un biglietto per il Cielo di Aldo Cazzullo

A migliaia di «martiri» un biglietto per il Cielo A migliaia di «martiri» un biglietto per il Cielo iM^^B YEMEN DEL NORD HHHI Itlll! «Vendichererno le stragi con gli Scud» SAN'A. Saranno vendicate le vittime civili - dai 13 ai missiles. La stampa ha riferito passi avanti nelle ope15 morti e oltre 100 feriti secondo fonti del municipio razioni diplomatiche. La lega araba si starebbe adodi San'a - causate dall'esplosione di un missile scud perando per un vertice tra i due awersari yemeniti. 11 caduto l'altro ieri sera su un popoloso quartiere della presidente Saleh si sarebbe detto pronto a un cessate capitale nord-yemenita. Lo ha annunciato radio San'a il fuoco se Al Beidh revochera la denuncia dell'accorcitando il presidente Ali Abdullah Saleh il quale - rife- do di unione yemenita del 22 maggio del 1990.1 Paesi rendosi ai sudisti - ha detto che «questi vigliacchi cri- arabi moderati, tutti sostenitori di Al Beidh, avrebbeminali non sfuggiranno alia punizione». Ma la diri- ro deciso di rinviare il riconoscimento della Repubbligenza sudista, come ha riferito radio Aden, ha di nuo- ca democratica di Aden nella speranza di una compovo smentito che siano state le loro forze a lanciare il sizione del conflitto. [Ansa-AdnKronos] anno sono centinaia i musulmani che concludono alla Mecca il loro viaggio sulla terra. Spesso è colpa dell'età avanzata, della temperatura che supera i 45 gradi, della calca, delle fatiche del viaggio (solo i ricchi possono permettersi l'aereo, i più arrivano qui da ogni punto della mezzaluna islamica, dal Marocco a Sumatra, su navi e pullman stracarichi). A volte, il fato prende la forma di una catastrofe. La strage del 31 luglio 1987 è scritta in 15 minuti di pellicola. Si vedono migliaia di pellegrini iraniani che innalzano ritratti di Khomeini e striscioni contro il Grande Satana americano e sionista. Sono sciiti, per loro unire politica e religione non è male. I sauditi sono sunniti, considerano la protesta in un luogo sacro un sacrilegio; soprattutto, sono amici degli americani. Reparti di poliziotti circondano i manifestanti. Nel¬ equanime, non fa differenze di razza e patria, colpisce e confonde neri, asiatici, turchi, maghrebini: e forse non è un caso che la nazionalità delle vittime di lunedì scorso sia ancora un mistero. C'erano molti malesi, sembra, tra quei 1426 cadaveri che, il 2 luglio '90, lastricarono mezzo chilometro di uno dei tanti passaggi sotterranei attorno alla Qaaba. L'impianto elettrico andò in tilt, e cinquemila pellegrini restarono senza luce e senz'aria. Presi dal panico, fuggirono verso le due uscite, caddero, si travolsero. Re Fahd dell'Arabia Saudita, il custode dei Luoghi Sacri, li proclamò martiri, perché si erano spenti nel giorno di al Adha, quando Abramo fu fermato dall'angelo prima di sacrificare il figlio Isacco. Così il re spiegò perché non bisognava piangere: «E' stata la volontà di Allah, che sta sopra ogni cosa. Era il loro fato: se non fossero morti alla Mecca, sarebbero morti altrove». to funerale per prendere la moschea, e introdussero le armi chiuse in una bara. Una volta dentro, massacrarono le guardie e presero in ostaggio cento dignitari sauditi. L'assedio durò 14 giorni. Quando i reparti speciali di Riad attaccarono, appoggiati dai francesi, ripresero la moschea e fecero strage. Chi scampò fu giustiziato. Altre volte la «bella morte» viene nel viaggio. Nel '74 cade il charter dei pellegrini indonesiani, muoiono in 192. Tre anni dopo si schianta l'aereo dei fedeli bulgari. Duecento singalesi muoiono l'anno dopo. Trecento pachistani bruciano vivi subito dopo il decollo dall'aeroporto di Gedda. Nel '91 tocca al jet militare che riporta a casa un centinaio di soldati senegalesi: di ritorno dalla guerra del Golfo, avevano pregato alla Mecca. Altre volte il martirio avvenne in mare, come quando affondò il traghetto egiziano; oppure lo portò un'epidemia, ad esempio il colera che uccise duecento fedeli nigeriani. La morte provvidenziale è lo scontro - secondo i dati ufficiali - muoiono 400 iraniani. «Non abbiamo sparato un solo proiettile», affermeranno le autorità. Hanno ragione, sono bastati i manganelli e i lacrimogeni: sotto la pressione della polizia, i pellegrini si sono spintonati, calpestati, uccisi l'uno con l'altro. Erano iraniani e pronti al martirio anche i duecento bassidyi, volontari, che il 20 novembre '79 inscenarono un fin¬ Aldo Cazzullo

Persone citate: Ali Abdullah Saleh, Khomeini, Re Fahd, Saleh